Editoriale del Direttore Responsabile Daniela Piesco
Premesso che negare il genocidio attualmente in atto nei confronti del popolo palestinese rischia di indebolire la stessa, importante, testimonianza contro l’Olocausto portata avanti con onore e merito dalla senatrice Liliana Segre, poiché tale testimonianza potrebbe essere percepita come priva di un afflato umanistico generale e universale, credo sommessamente che il suo essere giusto testimone dell’orrore dell’Olocausto non possa trasformarla in una cieca sodale dell’attuale orrore israeliano.
Invero sono notorie le dichiarazioni della Segre sul “Corriere della Sera” del 22 maggio scorso di non parlare di genocidio a proposito della politica brutalmente attuata da Israele su Gaza ( “Dire che Israele commette un genocidio diventa una bestemmia. Non usiamo questa parola spaventosa”) che appaiono nettamente in un contrasto non giustificato con le tantissime forze progressiste, democratiche, antifasciste dell’intero pianeta, con i centinaia di milioni di giovani, con intere università di ogni continente, e con eserciti di intellettuali progressisti che hanno riconosciuto gli orrori perpetrati dal governo e dall’esercito di Israele contro il popolo di Gaza come rappresentativi di genocidio.
Del resto l’ ecatombe dei 37 mila morti della Striscia di Gaza, tra i quali un’enorme, spaventoso, numero di bambini, l’intera Gaza ridotta ad un terribile cumulo di macerie, e l’ aver trasformato la vita del popolo palestinese in un inferno quotidiano senza più possibilità di ricovero alcuno, senza acqua, senza cibo, senza futuro, come si può definire?
Forse un genocidio, per essere tale, deve giungere ad un numero di morti burocraticamente prestabilito?
Quando sarà possibile chiamare genocidio la caccia senza tregua che lo Stato di Israele conduce contro il popolo palestinese, quando tutto questo popolo sarà sterminato?
E’ possibile che i circa 50mila morti palestinesi dell’intera diaspora lascino indifferente una donna come la senatrice Segre che ha dedicato la vita a ricordare le sofferenze di un popolo?
Sono fatti, questi, che non hanno diritto di cittadinanza morale nella sua concezione del mondo, che sembra, sembrava, essere di natura umanistica, democratica?
E’ possibile che una donna come lei, che ha denunciato nelle scuole le terribili sofferenze di un intero popolo, non possa essere moralmente, emotivamente toccata dal fatto che 8 milioni di palestinesi sono oggi ammassati come animali nei campi profughi della Siria, del Libano, della Giordania, della Cisgiordania, di Gaza?
Ebbene cara Segre con la luce che lei ha portato attraverso la denuncia dell’Olocausto avrebbe potuto illuminare e denunciare ogni altro orrore che altri poteri e Stati disseminano nel mondo anziché gettare sgomento con le sue affermazioni.