Di Paola Francesca Moretti*

Mahatma Gandhi ha detto: “Se vogliamo insegnare la vera pace in questo mondo, e se vogliamo portare avanti una vera guerra contro la guerra, dovremo cominciare dai bambini”.
Cominciare dai bambini, condivido pienamente l’affermazione della Grande Anima, che ha dedicato l’intera vita a proclamare la non violenza.

I bambini sono il futuro del mondo, il nostro futuro, eppure sono sempre più spesso vittime inconsapevoli della perfidia e dell’egoismo di persone adulte, che agiscono al solo scopo di prevaricare e sottomettere. Quale diritto ha un popolo di asservirne un altro? In verità nessuno.

Un bambino che frequenta la scuola primaria, dell’età di 8 anni, mi ha chiesto: “Francesca mi spieghi cosa sta accadendo in Israele? Alla televisione vedo scene di guerra e sento parlare di tante bombe e missili che vengono lanciati sulla gente. I soldati uccidono pure i bambini come me? La guerra arriverà anche qui, e moriremo anche noi?”.

Ho avuto una stretta al cuore, mi sono immedesimata nel mio piccolo interlocutore con i suoi interrogativi carichi di paura e al contempo di conferme e speranza che nulla di così terribile ci colpirà.

Ogni giorno, i nostri bambini sono soggetti passivi di notizie orribili che ascoltano dai telegiornali o da altri programmi. Sono impegnati a processare informazioni con le loro capacità cognitive non ancora pienamente strutturate, ecco, allora, che si rende necessaria e doverosa una spiegazione da parte degli adulti di riferimento.
Guerre che scoppiano di continuo in ogni dove del pianeta; intere popolazioni indotte a lasciare la propria terra, i propri affetti, diventano anime vaganti costrette dal dittatore di turno a vivere una perenne condizione di violenza.

In che modo spiegare tutto questo?

A mio modesto parere, sarebbe meglio che i bambini, perlomeno quelli della scuola primaria, non ascoltassero i notiziari. Una cosa è parlare di guerra, un’altra dover ascoltare e vedere scene conturbanti sui modi di esecuzione, su sequestri e stragi di bambini.

Sono situazioni di difficile comprensione per la psiche di un bambino piccolo. Certamente si deve parlare della guerra, non mentire ed essere sinceri il più possibile. Abbiamo il dovere di dire al bimbo che la guerra esiste, ma a grandi linee, ossia, spiegargli che nel mondo vi sono persone buone e persone cattive.
I genitori, che sono i primi educatori, hanno il dovere di parlare della presenza del male, come atto formativo e costruttivo della personalità del proprio figlio. E se ci si trova dinanzi a un bambino piccolo è di fondamentale importanza l’utilizzo di frasi rassicuranti, dicendogli che i capi di Stato prenderanno i dovuti provvedimenti per riportare al più presto la pace, altrimenti il rischio è quello di farlo vivere quotidianamente nella paura.

In ultimo ma non meno importante, sforziamoci di essere sempre positivi e parliamo più spesso di pace con i nostri figli, non solo con i piccini ma anche e soprattutto con gli adolescenti.

Voglio concludere questo mio articolo con le belle e significative parole di Papa Giovanni Paolo II: “La pace richiede quattro condizioni essenziali: verità, giustizia, amore e libertà”.

 

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