Di Riccardo Guglielmi *

Negli ultimi anni, la ricerca ha evidenziato l’importanza della connessione tra cervello e intestino, influenzando sia la salute mentale che fisica. Il Prof. Paolo Flace ci spiega come questa interazione avviene e le sue implicazioni per condizioni come ansia, depressione e fibromialgia.

Negli ultimi anni, la ricerca biomedica ha rivelato sorprendenti connessioni tra il nostro cervello e l’intestino, cambiando il modo in cui comprendiamo la salute e le malattie. Oggi abbiamo il piacere di parlare con il Prof. Paolo Flace, un brillante ricercatore di Neuroscienze della Facoltà di Medicina dell’Università di Bari, che ci guiderà attraverso le ultime scoperte su questa affascinante interazione e le sue implicazioni per il benessere mentale e fisico. Scopriamo insieme come cervello e intestino comunicano e cosa succede quando questo delicato equilibrio viene disturbato.

Buongiorno Prof. Flace, grazie per essere qui con noi oggi. La ricerca biomedica ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, specialmente riguardo alla connessione tra cervello e intestino. Può spiegare ai nostri lettori come questi due organi comunicano tra loro?

Buongiorno Riccardo, è un piacere essere qui. Certamente, cervello e intestino comunicano tramite un complesso sistema di neuroni situati nelle pareti intestinali, da cui partono fibre nervose che formano una rete di interconnessione. Inoltre, questa comunicazione avviene anche attraverso il sangue, dove vengono rilasciati ormoni, neurotrasmettitori e immunomodulatori che influenzano reciprocamente l’attività dei due organi. Questo crea quello che chiamiamo l’asse intestino-cervello.

Quindi, questa comunicazione bidirezionale può influenzare sia le funzioni intestinali che quelle cerebrali. Ma quali sono gli effetti concreti di questa interazione ?

L’asse intestino-cervello può influenzare la funzione intestinale e, allo stesso tempo, avere un impatto su funzioni cerebrali come emozioni, attenzione e memoria. Un ruolo cruciale in questa interazione è svolto dal microbiota intestinale, ossia la flora batterica che vive nel nostro intestino.

Interessante. E cosa succede quando questo equilibrio viene disturbato?

In situazioni di stress o disadattamento, si possono alterare sia la barriera intestinale che la barriera emato-encefalica. Questo porta a una disbiosi, ovvero un cambiamento radicale nella composizione del microbiota intestinale, e alla liberazione di sostanze proinfiammatorie. Queste sostanze possono raggiungere il tessuto cerebrale, causando danni e modifiche nei circuiti nervosi che controllano l’umore, l’ansia e i processi cognitivi.

Quindi, queste alterazioni possono portare a problemi di salute mentale e fisica?

Certo. Le alterazioni nell’asse intestino-cervello possono favorire l’insorgenza di malattie neurodegenerative e di patologie psichiatriche come disturbi d’ansia e depressivi, disturbi cognitivi, sindrome da stanchezza cronica e, secondo alcuni studi, anche fibromialgia.

A proposito di fibromialgia, cos’è esattamente questa condizione? Come la descriverebbe uno scienziato?

La fibromialgia è una condizione cronica caratterizzata da dolore muscoloscheletrico diffuso, affaticamento e sensibilità in specifici punti del corpo. Spesso è accompagnata da altri sintomi come problemi di sonno, mal di testa, e difficoltà cognitive, comunemente chiamate “fibro-fog”. La causa esatta della fibromialgia non è ancora completamente compresa, ma si ritiene che coinvolga una combinazione di fattori genetici, ambientali e psicologici. Recenti ricerche suggeriscono che possa essere associata a un’alterazione nella percezione del dolore e nella regolazione del sistema nervoso centrale, il che potrebbe spiegare perché i pazienti con fibromialgia sperimentano dolore anche in assenza di lesioni o infiammazioni evidenti.

È davvero affascinante vedere come il nostro corpo sia così interconnesso. Ci sono delle implicazioni pratiche per la prevenzione o il trattamento di queste condizioni?

Assolutamente. Comprendere meglio questa interazione potrebbe aprire nuove strade per trattamenti più efficaci e personalizzati. Ad esempio, intervenire sulla dieta o utilizzare probiotici per modulare il microbiota intestinale potrebbe avere effetti positivi anche sulle funzioni cerebrali e sulla salute mentale

Ultima domanda Paolo: Una parola che può sintetizzare tutta l’intervista

Interconnessione

Grazie mille, Paolo, per aver condiviso con noi queste informazioni così preziose. È stato un piacere parlare con lei

Grazie a te Riccardo. È sempre un piacere poter divulgare la scienza in modo comprensibile e utile per tutti

 

Il Dott. Riccardo Guglielmi* è Consulente cardiologo Ospedale Accreditato SSR Mater Dei Bari,già Direttore Cardiologia Ospedaliera “L. Colonna”,già Responsabile UO Cardiologia Sport.A.O.U. Policlinico Bari Specialista in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare ,Specialista in Cardioangiochia.

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