Di B.C.

Tra i dati numerici che maggiormente spiccano dopo lo spoglio dei voti per le elezioni europee c’è, sicuramente, quello dell’astensionismo. Come molti fenomeni, anche quello del non andare a votare ha connotati diversi a seconda non solo delle nazioni che si analizzano ma anche delle singole regioni e, ancor più nel dettaglio, di zone specifiche di queste ultime.
Il Sud Italia ha registrato una percentuale di votanti decisamente bassa: si è recata al voto meno di una persona su due, con punte del 40% di votanti nelle isole maggiori. In Campania la percentuale è intorno al 44%. La provincia di Benevento è la migliore della nostra regione ma si ferma comunque al 47,3 % facendo segnare un -4,2 % rispetto alla precedente tornata elettorale europea.
Visto quanto fatto dall’Europa nell’ultimo quinquennio era un dato in un certo senso atteso. Tuttavia, preme ricordare che il non andare a votare non muta lo status quo ma lo persevera all’infinito e che, se proprio si vuol provare a cambiare le cose, allora alle urne bisogna recarsi.
Detto ciò, ad avviso di chi scrive, i cittadini europei, visto che quello dell’astensione è il principale partito in quasi tutti gli stati chiamati al voto, si stanno disinnamorando sempre più di una istituzione che vedono troppo lontana e troppo nemica dei propri interessi.
Facciamo il caso dell’Italia, cercando di focalizzarci sulle zone interne del sud come quella della quale facciamo parte. Cosa ha fatto materialmente l’Europa per noi? Nulla, zero, niente di niente!
Parliamo delle idee “green”? Il governo europeo, o meglio la sua parte più idealista e sconnessa dalla realtà, sta provando a costringere i proprietari di casa che i propri immobili non vanno più bene e che se un giorno vorrano venderli dovranno prima spendere una marea di soldi in adeguamenti per poi immetterli sul mercato. Capirete che una persona che ha fatto sacrifici e che ha speso una vita intera per acquistare una casa senza alcun contributo da parte di nessuno, non vuole assoolutamente sentirsi dire come disporre del proprio bene, tanto più da una istituzione che vede come nemica giurata. Questo solo per fare un esempio che tocca un po’ tutti.
Con un presupposto del genere come si può pretendere che una famiglia, che oggi più che mai fa fatica a mettere il pane sulla tavola, possa andare a votare per quella istituzione che più di tutte cerca di metterle il bastone fra le ruote?
Al Sud si vorrebbe una Europa più vicina ai bisogni dei cittadini, che ne favorisca lo sviluppo e non ne tarpi le ali con inutili e ideologici divieti. Una Europa nemica degli agricoltori è nemica del Sud Italia, a forte trazione agricola; una Europa ideologicamente “green” è nemica del Sud Italia perché il “mattone” è il bene rifugio per eccellenza; una Europa che con la direttiva Bolkestein vuol rimettere a bando le concessioni balneari è nemica del Sud Italia che fa del turismo uno dei suoi principali punti di forza vista la bellezza delle spiagge e la ricchezza culturale; una Europa in mano a lobbies che pensano solo ai propri interessi macroscopici è nemica di un Sud Italia che avrebbe bisogno di qualcuno che lo accompagni per mano in quel difficile percorso che servirebbe a colmare il gap con il Nord del nostro paese in termini di sviluppo economico ed industriale.
Gli abitanti del Sud Italia, ed in special modo quelli delle zone interne, vorrebbero una Europa pratica e pragmatica, una Europa che porti benessere e nuova linfa invece di prosciugare quella poca rimasta; una istituzione che sia amica dei cittadini e non che imponga solo nuove gabelle in nome di idee che i cittadini non sentono vicine ai propri bisogni.

Bastian Contrario 

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