Di Daniela Piesco direttore responsabile 

Nel nostro tempo è convinzione diffusa che, qualora si rintracciassero volontà politica e condizioni economiche, l’Europa potrebbe agilmente tramutarsi in nazione. Ebbene cotanto progetto risiederebbe nella totale disponibilità dei suoi artefici e sarebbe di conseguenza incline ai loro capricci nella politologica illusione di poter creare una soggettività a tavolino, in dimensione perfettamente incruenta. Quasi l’inconscia adesione al fatto che una comunità potesse nascere per calcolo asettico, per ibridazione elitista.Peggio, per approccio utilitaristico alle cose del mondo, per senso economicistico del vivere.

Le elezioni per il Parlamento europeo sono ormai all’orizzonte e dunque possiamo liberamente aprire un dibattito a tutto campo, più che mai necessario per delineare un “che fare” non rinunciatario.

Siamo andati per le vie della nostra città a chiedere quanto fosse plausibile l’ idea dei c.d. Stati uniti d’ Europa visto che la candidata d’ eccellenza pur accaparrandosi oltre 4.500 voti in città non è riuscita a conquistare un posto a Bruxelles.

Ebbene le risposte ottenute mal si collimano con la maggioranza uscita dalle urne che forse ha votato per motivi che esulano dall’ ideologia politica.

Il primo dato emerso è l’ idea che nel momento stesso in cui noi tentiamo di sostituire il nazionalismo delle cosiddette “piccole patrie” con un nazionalismo europeo, noi rischiamo di attirare una reazione da parte di chi ci è vicino e di chi si sente minacciato che come Europa non abbiamo ancora la coesione necessaria a poterla fronteggiare.

E dunque il progetto di una Europa Federale con istituzioni “democratiche” sovranazionali è, sicuramente ,apparentemente “corretto” e seducente, ma nei fatti impossibile e antidemocratico.Inoltre se ci fosse realmente una volontà politica in tal senso si dovrebbe innanzitutto cancellare i paradisi fiscali dentro l’Unione, come quelli del Lussemburgo, dell’Olanda, dell’Irlanda, di Malta e di Cipro e cancellare il regolamento di Dublino sull’immigrazione. Senza questi “piccoli passi” la retorica degli Stati Uniti d’Europa è solamente flatus voci.

Altri sostengono che il problema,forse , è che questa Unione Europea sta diventando impotente e inutile.

Ma veniamo a noi .Il punto centrale della Risoluzione consisterebbe nel superamento, quasi senza eccezioni, del potere di veto attualmente presente per materie essenziali di competenza dell’Unione, e nella sua sostituzione con la procedura di approvazione a maggioranza qualificata.

Verrebbe adottata contemporaneamente la procedura legislativa ordinaria della Ue, che richiede la co-decisione del Parlamento a fianco della delibera del Consiglio.

Sicurezza, difesa comune, armonizzazione fiscale, politica estera, bilancio pluriennale, nuove risorse dell’Unione, e anche le riforme future dei Trattati verrebbero decise a maggioranza qualificata con co-decisione del Parlamento europeo. Quest’ultimo otterrebbe un pieno diritto di iniziativa legislativa e diventerebbe un co-legislatore per bilancio a lungo termine dell’UE.

Le domande a questo punto nascono spontanee tra i Sanniti intervistati ..

Non è forse vero che Germania e Francia da sole, anche in un sistema a maggioranza qualificata, possano avere una quota di voti tale da mantenere un potere di veto, a scapito dei paesi più piccoli?

Quale grande o piccolo Stato si lascerà mai scavalcare da un istituto sovranazionale che decide al posto suo su materie come il fisco, la difesa e la guerra?

Non è forse vero che il voto unanime è indispensabile nelle questioni centrali che riguardano i popoli e gli Stati, come la guerra e la pace.ma non si può per esempio costringere i cittadini italiani a intervenire militarmente in Libia solo perché una maggioranza qualificata decide che bisogna intervenire?

Non credete che lo Stato centralizzato europeo sarebbe un incubo anti-democratico, più ancora di questa UE che non è certamente democratica e rappresenta gli interessi dei governi e delle élite?

Inoltre se è vero che nessuna unione federale è possibile senza un fondo federale, tasse comuni, condivisione dei debiti pubblici e emissione di titoli di debito comuni, non è meno vero che nessun paese ricco vorrà condividere le proprie risorse con quelli più indebitati?

In buona sostanza emerge una convinzione diffusa ossia che chi guarda agli Stati Uniti d’America come l’esempio da imitare ignora o fa finta di ignorare che gli USA sono nati in una condizione di omogeneità culturale da un popolo colonizzato che aveva una storia recente comune (lotta contro Sua Maestà Britannica), praterie aperte e terre vergini da conquistare (anche se già abitate dagli indiani di America); e dimentica o fa finta di dimenticare che si sono consolidati solamente dopo una sanguinosa guerra civile dove i nordisti hanno schiacciato i sudisti.

Il problema,allora , è che la condizione dell’Europa è completamente diversa, (e questo Draghi dovrebbero saperlo), In Europa esistono Stati più o meno democratici, monarchie e repubbliche, consolidati nei secoli, con storie molto diverse al nord al sud, all’ovest e all’est.

Non esiste un popolo europeo con interessi, lingue, storie e culture sufficientemente omogeneo per formare una democrazia europea.

Solo i mercati, e in particolare i mercati finanziari, e il commercio sono comuni in Europa; ma la storia politica e gli interessi geopolitici e geoeconomici delle diverse nazioni sono molto differenti tra loro.

Sarebbe antidemocratico che i tedeschi decidessero sugli affari polacchi o italiani e che i polacchi, i lituani, e gli italiani decidessero sugli affari spagnoli. Tanto più se si tratta di guerra e di pace.

In ultimo c’è da rilevare che la domanda ” che possibilità ci sono per il Sannio in Europa?” è stata accolta da un silenzio raggiante che parla e che rivela tutte le verità sulla pantomima elettorale andata in scena in città.

 

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