Era il 14 Giugno del 2016 quando a Benevento fu trovato il corpo senza vita di Esther Johnson.
Donna Nigeriana, madre, vittima della schiavitù della strada nella nostra città.
Erano anni in cui il fenomeno della prostituzione iniziava ad essere molto evidente e marcato, anche con una presenza diurna.
Esther ogni giorno raggiungeva il capoluogo sannita da Castel Volturno, vittima di un sistema criminale che da sempre gestisce questa forma di schiavitù moderna.
Una schiavitù che, seppur gestita dalla criminalità organizzata, si alimenta della vergognosa frequentazione dei così detti “clienti”, spesso persone insospettabili, senza nessun coinvolgimento nel sistema criminale, ma che lo alimentano con i propri comportamenti.
La prostituzione è una vera e propria forma di schiavitù, altro che “mestiere più antico del mondo
Ma quale donna vorrebbe svendere il proprio corpo come mestiere?
La storia di Esther ci impone la responsabilità delle parole, da usare con cautela, rispetto e delicatezza. Cosa che non avvenne al rinvenimento del suo corpo.
Purtroppo l’omicidio di Esther non ha ancora ricevuto giustizia nelle aule dei tribunali. Abbiamo la responsabilità di evitare che la sua uccisione cada nell’oblio delle coscienze.
Non dimenticare è l’imperativo, ma non basta, bisogna mobilitarsi, denunciare, riflettere, condividere.
Questo il senso dell’iniziativa promossa dal Coordinamento Provinciale di Libera Benevento che si terrà venerdì 14 Giugno, tramite una mobilitazione generale, con appuntamento alle ore 17:45 nel piazzale antistante la stazione ferroviaria per poi raggiungere il luogo della memoria.
Un momento collettivo, plurale e trasversale. In collaborazione con l’ ANPI Benevento, l’Azione Cattolica Diocesana e della Parrocchia Santa Maria di Costantinopoli, la CGIL Benevento, gli scout dell’AGESCI Zona Samnium e del CNGEI Sezione di Benevento, il progetto “ Fuori Tratta “ del Consorzio “Sale della Terra”, con il gruppo Nati per Leggere e la Parrocchia Santa Maria di Costantinopoli.
Un fiore per Esther, perché la memoria è anche gentilezza, quell’attenzione che non ha ricevuto in vita e l’indignazione richiede coralità e che diventi sollecitazione per le coscienze di tutti contro ogni forma di retorica.