Di Francesca Paola Moretti

Uno dei sapienti che ha influito maggiormente sulla terminologia della filosofia occidentale è stato Aristotele. Egli ha elaborato la teoria dei concetti da cui sono originate due altre teorie: la teoria dei giudizi e la teoria del sillogismo.
L’opera in cui Aristotele ha analizzato le strutture e i modi del ragionamento è intitolata “Analitici Primi”.
A parere del filosofo, il ragionamento è l’attività attraverso cui si congiungono insieme delle preposizioni. In altre parole, è possibile passare da una proposizione all’altra.
Tra le proposizioni, però, dev’esserci un nesso, una consequenzialità, in caso contrario, vale a dire, se venissero formulate proposizioni tra di loro scollegate, non si avrebbe alcun ragionamento.
Secondo Aristotele il sillogismo è individuabile nell’affermazione che “ogni conclusione sillogistica deriva da un antecedente costituito da due premesse che connettono i termini – soggetto/predicato – della stessa conclusione a un terzo termine detto medio”.
Il sillogismo primo, infatti, quello di prima figura, è costituito da tre proposizioni, due delle quali fungono da antecedenti – premessa maggiore/premessa minore – e la terza da conseguente o conclusione. Importante sottolineare la presenza nel sillogismo di tre termini: termine o estremo maggiore, ovvero, quello che ha l’estensione maggiore e figura come predicato nella premessa maggiore, che equivale alla prima premessa; termine o estremo minore, cioè, quello che presenta l’estensione minore e figura come soggetto nella premessa minore, o seconda premessa; termine medio, vale a dire, quello che serve da connettivo tra gli altri due termini.
Infatti, tanto l’estremo maggiore quanto l’estremo minore sono presenti pure nella conclusione; essi sono uniti tra di loro nelle forme di predicato e soggetto proprio dal termine medio.
Come sempre alla teoria meglio far seguire qualche esempio pratico, giusto quel poco per riuscire a seguire il filo logico del pensiero aristotelico, altrimenti la testa finisce con il girarci vorticosamente molto prima di arrivare all’ultima riga dell’articolo. Dunque, tradotto in parole semplici, il sillogismo proposto dal filosofo è questo: Ogni uomo è mortale – premessa; Riccardo è uomo – premessa; Riccardo è mortale – conclusione. In questo esempio si nota bene la funzione di connessione propria del termine medio. Questo si verifica perché il termine medio, vale a dire, uomo, da una parte risulta incluso nel termine maggiore, cioè, mortale, e dall’altra include in sé il termine minore, Riccardo.
Le arguzie aristoteliche non finiscono mica qui. Il grande pensatore ha, infatti, voluto deliziare il mondo dei pensatori con gli attributi basilari del sillogismo, che si distingue per la necessità e il carattere mediato. Quest’ultimo dipende dal fatto che il sillogismo è l’antagonista logico-linguistica della sostanza. Cosa di fatto voleva dire Aristotele? In parole semplici, per stabilire il nesso tra due definizioni di una cosa è necessario guardare alla sua sostanza. Inoltre, la relazione tra sostanza e sillogismo spiega pure perché le premesse dello stesso sillogismo sono sempre universali. La caratteristica dell’universalità deriva dal fatto che le premesse hanno sempre come punto di riferimento l’essenza dell’oggetto.
Bibliografia:
Aristotele, Gli analitici primi, Loffredo editore

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