Roma, 19 giu. (Adnkronos) – “Il G7 dei capi di Stato e di Governo ha attestato l’importanza dell’avvio da parte dell’Italia del “piano Mattei per l’Africa”. L’Italia non arriva certamente per prima in Africa. Ma costituisce una eccezione il modo in cui, fra mille difficoltà, affrontando mille ostacoli, con mille incertezze, essa ha proposto e sta seguendo l’avvio del Piano. È una eccezione quanto alla modalità di interlocuzione con le singole Nazioni africane. Fa eccezione certamente rispetto a come in questi anni Russia e Cina intervengono in Africa: la Russia con contingenti in armi, aprendo nuove basi militari, appoggiando rivolgimenti violenti, tutelando l’estrazione delle materie prime nelle aree a maggiore rischio; la Cina con la sua finora inarrestata espansione infrastrutturale, commerciale e tecnologica”. Così il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, nel suo intervendo al primo Festival dell’’Umano tutto intero’, nella sessione dedicata a ‘L’eccezione (antropologica) italiana per l’Europa e il mondo’.
“Il modo italiano”, rivendica Mantovano, “è differente anche rispetto ad altre Nazioni europee, che fino a un recente passato hanno utilizzato – e in parte ancora utilizzano – le incredibili ricchezze dell’Africa, con scarso ritorno per le popolazioni locali: adesso ne pagano il prezzo, essendo costrette a ridimensionare la loro presenza e a ritirarsi. Il Piano Mattei risponde a una logica differente: quella di un approccio paritario, che certamente distingue fra le Nazioni che mettono a disposizione le risorse, e le Nazioni destinatarie delle risorse medesime. Ma poi identifica i progetti di sviluppo non decidendo a Roma o a Bruxelles che cosa è utile per la Mauritania o per la Costa d’Avorio, bensì concordandolo sulla base delle esigenze prospettate. Rispondo a chi critica il Piano perché non sarebbe preciso nei dettagli: noi abbiamo scelto di stabilire la governance e le linee di fondo, e non intendiamo imporre nulla dall’alto. Il Piano Mattei non è un diktat: è un orizzonte entro il quale definire ogni singolo passo sulla base di un confronto paritario con gli interlocutori africani, rendendo sempre stretti i reciproci legami di fiducia e di collaborazione. Questo vuol dire guardare all’Africa con spirito costruttivo e non predatorio”.