Milano, 21 giu. (Adnkronos Salute) – “Le nuove tecnologie, in particolare i tools di intelligenza artificiale, stanno dando una grossa mano al radiologo in termini di incremento della possibilità di ottenere immagini sempre più precise, precoci e più sicure, con dosi” di radiazione “sempre più basse. Questo sta portando a un incremento della sicurezza delle procedure di diagnostica per immagini e ha aperto un fronte diagnostico, impensabile fino a qualche anno fa, che è l’esplorazione del dato digitale”. Lo ha detto Andrea Giovagnoni, presidente Sirm, Società italiana di radiologia medica e interventistica, all’Adnkronos, intervenendo questa mattina a Milano nella seconda giornata del 51esimo Congresso nazionale della Sirm, che riunisce fino a domenica 23 giugno 8mila specialisti dell’area radiologica.
“Ogni informazione che deriva dalle immagini Tac e di risonanza magnetica – continua Giovagnoni – ha con sé un dato numerico che è assolutamente inesplorabile dall’occhio umano. Il computer, in particolare, con le tecniche di intelligenza artificiale, è in grado di identificare dei nuovi parametri che sono estremamente utili per la diagnosi che diventa così sempre più precoce e precisa e, soprattutto, in grado di dare dei nuovi criteri per la valutazione dell’efficacia della terapia più precocemente. In altre parole – precisa – è possibile anticipare la diagnosi, ma soprattutto identificare i pazienti che rispondono precocemente alle terapie in atto o, al contrario, identificare quelli che non stanno rispondendo ai trattamenti e quindi capire se è necessario cambiare il trattamento, senza aspettare i mesi previsti con gli approcci tradizionali”.
Il radiologo “si sta adattando a questa tumultuosa innovazione per riuscire a gestire le nuove tecnologie – sottolinea il presidente Sirm – Più sono sofisticate, più le tecnologie necessitano di un’accurata conoscenza sia delle loro potenzialità, sia dei loro limiti. E’ impensabile che la tecnologia possa sostituire il radiologo” che, come specialista, “da qualche anno, ha assunto una posizione centrale nell’iter diagnostico e terapeutico dei pazienti. Queste tecnologie, paradossalmente, non allontanano, ma avvicinano ancora più il paziente al medico perché sono su misura del singolo. Quindi – conclude – la conoscenza del singolo paziente, la conoscenza dell’uomo, della malattia, è indispensabile per meglio profilare e meglio utilizzare le tecnologie stesse”.

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