Di Daniele Piro
Un comunissimo contenitore trasparente riempito con acqua al cui interno viene versato il “bianco” albume d’uovo… Potrebbe sembrare l’inizio di una ricetta, ma sono i semplici ingredienti di una tradizione popolare antichissima che si ripete, anno dopo anno, la notte di San Giovanni. Solo il 23 giugno, non prima e non dopo, andava in scena un rito propiziatorio per conoscere cosa avrebbe riservato il futuro; veniva effettuato prevalentemente tra le popolazioni rurali di da contadini ed agricoltori per avere un idea se il raccolto dell’anno fosse prosperoso o misero.
Tutto nascosto nel responso della barca o veliero di San Giovanni, un “miracolo casalingo” che veniva usato a mo’ di oracolo.
C’è stato un tempo, nemmeno molto lontano, in cui era diffusa la credenza che legava la buona o cattiva sorte al numero delle vele. Quante più le vele si issavano nell’acqua dall’albume depositatosi ed a seconda della loro apertura, si poteva stabilire se l’annata nei campi o le varie richieste, desideri, interrogazioni, fossero floride o nefaste. La tradizione oggi resiste ma si evolve. L’esperimento, perché per quanto possa sembrare semplicistico è pur sempre un esperimento, oggi è diventato un fenomeno social, con centinaia e centinaia di post condivisi su Instagram per mostrare il risultato di un rituale che ha origini antiche, antichissime.
Ma come funziona esattamente? La preparazione è semplice: la sera del 23 giugno, e solo in questo giorno, si riempie di acqua un contenitore di vetro trasparente, dove si lascia cadere l’albume di un uovo. Il recipiente deve essere lasciato tutta la notte in giardino o sul balcone fino ai primi tiepidi raggi del sole. All’alba del 24 giugno ecco il responso della barca di San Giovanni o anche di San Pietro e visto che in alcune Regioni viene effettuato il 28 giugno, ovvero la vigilia di San Pietro.
Da un punto di vista scientifico l’albume avrà creato una struttura che ricorda le vele di una barca o una cattedrale; le cosiddette vele sono originate dalle variazioni termiche tra il giorno e la notte, tipiche del primo periodo estivo. Il freddo-umido della notte fa variare la densità dell’albume messo a contatto con l’acqua nel contenitore in vetro, aumentandone leggermente la densità , fino a farlo cadere sul fondo dello stesso.
Il fondo a sua volta, a contatto con il calore immagazzinato dal suolo, fa risalire le molecole d’acqua verso l’alto, attraverso dei piccoli moti convettivi, creando le vele (o le guglie) di albume. Infine, nelle prime ore del mattino si aggiunge un altro effetto: l’albume si riscalda nuovamente e sale verso l’alto, facendo così aprire le vele.
La tradizione popolare, che è però quella più suggestiva e che fa più presa, vuole che sia San Giovanni a “disegnare” la forma soffiando delicatamente nel contenitore. Dal numero di vele createsi e dalla loro ampiezza, come detto, è scritto come andrà l’annata o il proprio destino.
Il fenomeno, che con l’avvento dei social è tornato molto in auge, resta comunque magico e fatato se si pensa che ognuno di noi, osservando il risultato finale, può provare ad interpretarlo. Sono sicuro che, sia il risultato che l’interpretazione, come accade nei fiocchi di neve, non sarà mai uguale ad un altro.
Buon onomastico ai Santi di oggi e buona a tutti !
Scugnizzo 69