Di Daniele Piro 

Una Nazionale francamente bruttina, che non entusiasma e non scalda. Almeno fino al minuto 97 e 50 di ieri sera, con quel pallone scagliato da Zaccagni nell’angolino alto alla sinistra del portiere croato, che ricorda molto il gol in semifinale ai mondiali – anno 2006 – realizzato dal Del Piero sempre in terra di Germania.

Una Nazionale che, come un’araba fenice, sta cercando di risorgere dalle ceneri di un decennio di delusioni, certificate da due non partecipazioni ai mondiali, illuminate solo dal miracolo Europeo di tre anni fa. Facciamo i conti con un ricambio generazionale privo ad oggi di figure carismatiche quali i Totti, Del Piero, Buffon, Cannavaro che mancano come il pane.

Una Nazionale, diciamocelo francamente, nella quale il Ciro Immobile di turno lasciato a casa, sarebbe ancora più forte di quelli che in questi giorni stanno rivestendo il ruolo di “punteros” che però convincono poco, giocano male e sembrano degli oggetti misteriosi.

Eppure siamo agli ottavi. Per l’illogica logica del calcio, scusate il gioco di parole ma è voluto, una Nazionale che fa fare spallucce ai propri sostenitori, consapevoli di ritrovarsi tifosi di una squadretta senza infamia e senza lode che per bissare il successo di tre anni fa dovrebbe fare un vero e proprio miracolo, ieri ha fatto toccare l’apice della felicità e della goduria ad una Nazione Intera ed a quanti, allo stadio o sparsi per il mondo, si sono lasciati andare ad un adrenalinico urlo liberatorio al gol di Zaccagni. Urlo che ha smorzato in gola i canti dei croati ormai pronti a festeggiare la qualificazione e fatto rimanere come una statua di sale quel Signor giocatore di Modric, inquadrato a più riprese dalle telecamere dopo la sua sostituzione.

Questa Nazionale deve lavorare tanto nella testa e nel fisico, ma soprattutto nella mentalità. Ad oggi abbiamo assistito a mezza partita spettacolare (il primo tempo con l’Albania), ad una vera e propria umiliazione contro la Spagna, ed alla classica partita da botta di c….. nella quale ce la siamo cavati per il rotto della cuffia. Quando parlo di migliorare la mentalità intendo dire che una squadra che può giocare per il pari, non può entrare in campo giocando per il pari. Sembra un paradosso ma non lo è. Se ci si accontenta di giochicchiare, di contenere, di far passare il tempo senza avere in mano le redini del gioco, l’episodio contrario, anche sporadico, prima o poi arriva. Ieri poteva essere il tocco di mano che ha causato il rigore sventato da un immenso Donnarumma o subito dopo l’azione che ci ha fatto andare sotto; quello che voglio dire è che il detto “primo non prenderle” non sempre funziona.

C’è voluta un’azione personale di Calafiori ed un tiro a giro di Zaccagni con l’arbitro che aveva già il fischietto in bocca, per non aver già messo la parola fine sul nostro Europeo.
Questa Nazionale perde di valori man mano che si risale il campo: Donnarumma sta giocando da 9 ed è solo grazie a lui se oggi non torniamo a casa prima (paratona al novantesimo contro l’Albania, saracinesca chiusa contro la Spagna capitolando solo per un autorete e ieri ha parato tutto quello che poteva parare, rigore compreso), coppia difensiva centrale da 7 con Calafiori che sta confermando il bel rendimento del campionato appena concluso, un centrocampo che è poco al di sotto della sufficienza con Jorginho lento geometra, Barella croce e delizia, Pellegrini spesso spaesato, ed un attacco da film horror e da 4 e mezzo in pagella. Ieri Retegui non l’ha presa mai, le prestazioni di Scamacca sono già nel dimenticatoio al punto che mi viene da chiedere: ma non era meglio il Ciruzzo Immbile con una gamba sola, lasciato a casa, che i gol li fa sempre e comunque?

Sabato ci toccano i cugini d’oltralpe. Gli stessi che hanno fatto tremare la Germania a casa loro. E se pensate che sia una passeggiata toglietevi subito questo pensiero dalla testa. La Svizzera è una squadra tosta, compatta con due peperini li davanti ed un signor portiere come ultimo baluardo, a cui prestare molta attenzione. Ed è il paese delle sorprese. Vi ricordo che è stata la Nazione capace di vincere la Coppa America di vela con Alinghi anni fa, senza nemmeno avere il mare!
Quindi, come disse il buon Marcello Orta in un suo celebre libro: Io speriamo che me la cavo!!!

Scugnizzo 69

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