Di Antonio Rossello

In un mondo trasformato in un vasto deserto, l’umanità si muove come miriadi di topolini in un frenetico e disperato girovagare. Sotto un cielo plumbeo che promette solo distruzione e desolazione, le donne in politica si accaniscono l’una contro l’altra come matrone quacchere, furenti e spietate, mentre gli uomini, privati di ogni traccia della loro antica virilità, si dibattono come nostalgiche ombre del passato. Questo scenario apocalittico si dipana davanti ai nostri occhi, riflesso di una realtà politica marcia e corrosa, dove la lotta per il potere è un gioco mortale di tutti contro tutti, tra sicari, spie, traditori, congiurati e complottisti.

Giorgia Meloni: il baratro politico

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, sembra ora una tragica figura destinata a soccombere sotto il peso delle sue stesse ambizioni. Solo due settimane fa, la sua vittoria alle elezioni europee sembrava inarrestabile, un segno del suo crescente potere. Ma la rapida discesa nei recenti ballottaggi comunali ha rivelato le crepe profonde nel suo impero. La sconfitta umiliante contro il centrosinistra, celebrata con toni trionfali da Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha segnato un punto di non ritorno.

Meloni, accusata di adottare “toni da guerra civile” e di promuovere l’autoritarismo, si ritrova ora in un mare tempestoso, senza una bussola che possa guidarla. Le sue dichiarazioni sulla necessità di autonomia differenziata, una riforma cruciale per la Lega di Matteo Salvini, non hanno fatto altro che alimentare le fiamme della discordia. In questo clima di sospetti e divisioni, Meloni sembra una regina caduta in disgrazia, assediata non solo dall’opposizione, ma anche dai suoi stessi alleati.

Ursula von der Leyen e Elly Schlein: le matrone inferocite

In questo deserto politico, due figure femminili si stagliano con una furia quasi mitologica: Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ed Elly Schlein, segretaria del PD. Entrambe incarnano il volto della lotta per il potere in Europa, due matrone quacchere pronte a tutto pur di affermare la propria supremazia.

Von der Leyen, impegnata nelle delicate trattative per i “top jobs” dell’Unione Europea, si scontra con Meloni in un duello senza esclusione di colpi. Schlein, forte del recente successo elettorale, non perde occasione per attaccare e ridicolizzare la premier italiana, consolidando la sua posizione come nuova leader del centrosinistra.

Macron: il Rigoletto postmoderno.

E mentre le donne si accaniscono tra loro, gli uomini in politica appaiono come povere figure nostalgiche di una supremazia virile ormai perduta. Emmanuel Macron, presidente francese, emerge come un moderno Rigoletto, un buffone tragico in una corte che non lo rispetta più.

Le sue promesse bellicose sull’intervento in Ucraina si sono rivelate vane, sostituite da una ritirata imbarazzante alla vigilia delle elezioni. “Non penso che ci sia una guerra in arrivo sul nostro territorio né che domani ci impegneremo sul suolo ucraino”, ha dichiarato Macron, cercando di salvare la faccia davanti a un pubblico sempre più scettico. La sua retorica, un tempo potente, ora risuona vuota come un’eco distante, incapace di convincere o ispirare.

La politica come gioco mortale.

In questo scenario desolante, la politica non è altro che un gioco mortale di tutti contro tutti. Le figure di potere, intrappolate in una rete di sicari, spie, traditori, congiurati e complottisti, si muovono come marionette in un teatrino della follia. Giovanni Toti, governatore della Liguria agli arresti domiciliari per corruzione, rappresenta l’ennesimo esempio di un sistema in decomposizione. La sua determinazione a non dimettersi, nonostante le gravi accuse, lo rende una figura tragica, simile a quella di Attilio Regolo, il generale romano che preferì la morte all’onta del tradimento.

Toti, come tanti altri, è vittima e carnefice in un gioco di potere che non concede pietà. La sua fede nella giustizia e la sua volontà di combattere contro le accuse riflettono la disperata resistenza di chi sa di non avere altro da perdere. Ma nel panorama politico italiano, la sua storia è solo una delle tante che si consumano tra intrighi e tradimenti, in un ciclo infinito di violenza e corruzione.

Il futuro incerto

Il futuro di questo mondo desolato è incerto e minaccioso. Le ombre dell’Armageddon si allungano sul deserto umano, mentre i topolini continuano a muoversi freneticamente, senza meta. Le figure di potere, sia femminili che maschili, sono intrappolate in una danza mortale, incapaci di trovare una via d’uscita.

Giorgia Meloni, Ursula von der Leyen, Elly Schlein, Emmanuel Macron, Giovanni Toti e tanti altri sono protagonisti di un dramma che si ripete all’infinito, un’eterna lotta per il potere in un mondo che sembra aver perso ogni speranza. La politica, in questo deserto terrificante, non è altro che una parodia tragica, un gioco di ombre e di illusioni dove non ci sono vincitori, ma solo vittime.

E mentre il cielo continua a promettere solo distruzione, l’umanità si trova a dover affrontare il proprio destino con la consapevolezza che ogni speranza di redenzione è svanita. Il deserto terrificante in cui viviamo è il riflesso di un mondo che ha perso la propria anima, un mondo dove la politica non è altro che una macabra danza di potere e inganno.

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