Quel che è avvenuto ieri mattina nel carcere di Benevento è semplicemente incredibile ed inaccettabile: lo Stato non può più assistere passivamente al degrado ed alla violenze di una frangia di detenuti che pensa e crede di poter fare, nella detenzione, quel che vuole”. È senza appello l’atto di accusa di Donato Capece, che del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria è il segretario generale, alla violenza che si è consumare questa mattina nella Casa circondariale Capodimonte. Giuseppe Cimino, segretario nazionale del SAPPE, informa infatti che “una detenuta di media sicurezza, trasferita da Salerno al Reparto femminile dell’istituto beneventano per ordine, sicurezza e aggressione a personale di Polizia, per futili motivi, sembrerebbe per un cambio cella, si è resa responsabile di un aggressione nei confronti di due Ispettori donna di Polizia Penitenziaria, colpendole a calci in modo violento. Alle due poliziotte contuse, che si trovano ancora in ospedale per gli accertamenti che auspichiamo non abbiano conseguenze gravi, va tutto il nostro sostegno e la nostra solidarietà,”. Si è consumato un gravissimo attacco allo Stato ed a chi lo rappresenta in carcere”, denuncia il segretario generale Capece: “ci vuole una completa inversione di rotta nella gestione delle carceri regionali e della Nazione: siamo in balia di questi facinorosi, convinti di essere in un albergo dove possono fare quel che non vogliono e non in un carcere! Facciamo appello anche alle autorità politiche regionali e locali: in carcere non ci sono solo detenuti, ma ci operano umili servitori dello Stato che attualmente si sentono abbandonati dalle Istituzioni”. “Il SAPPE esprime la vicinanza alle poliziotte contuse a Benevento ed a tutte le colleghe ed i colleghi del carcere”, sottolinea Capece, “ma siamo davvero alla frutta: i detenuti rimangono impuniti rispetto alla loro condotta violenta e fanno quello che si sentono fare, senza temere alcuna conseguenza. Urgono contromisure per prevenire gli atti violenti ai danni dei poliziotti”, conclude il leader nazionale del SAPPE: “lo stato comatoso dei penitenziari non favorisce il trattamento verso altri utenti rispettosi delle regole né tantomeno la sicurezza”.