Di Gabriella Izzi Benedetti
Il testo di Goffredo Palmerini Ti racconto così (One Group Edizioni), in un eccezionale intreccio di storie, eventi, profili, personaggi, per quanto lontani e differenti, si traduce in una grande orchestrazione, con partiture, cadenze, connessioni e scansioni racchiuse all’interno di una omogeneità espressiva, e dunque ben al di là di una sorta di elencazione se pur elitaria. L’infinita, quasi, gamma di episodi e figure, filtrate attraverso la sensibilità dello scrittore, alla fine diviene un unicum, situazione rara in opere di questa natura, poiché, per quanto distanti siano i personaggi fra loro, come i fatti, rientrano tutti nella sfera affettiva dell’autore che, come forza centripeta, fa convergere nel suo mondo il loro, ma nel contempo quel mondo rivive e narra in una condivisione che è capacità di superamento del sé.
Il filo conduttore, che è alla base del testo, l’amore per la sua città, L’ Aquila, e il suo Abruzzo, non viene mai meno, ed è uno degli elementi base, l’elemento portante. Fra i temi più sentiti quelli sulla emigrazione che, come in uno spartito appare, scompare e riappare lungo tutto il testo. Goffredo ne è coinvolto, facendo convergere l’attenzione al problema, assorbendolo quale elemento prioritario di molte iniziative; infatti specie dopo che l’ANCI lo ha eletto membro del Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo la sua condivisione a questa realtà, non solamente abruzzese, è divenuta sostanziale e lo ha portato a conoscere da vicino, narra lui stesso nella presentazione del libro che precede l’attuale, Il mondo che va (One Group Ed.), “il fenomeno migratorio italiano che in un secolo e mezzo dall’Unità d’Italia ha portato fuori i confini circa 30 milioni d’italiani, sparsi in ogni angolo del mondo, la più grande diaspora della storia dell’umanità. Dalle varie generazioni della nostra emigrazione è nata un’Italia ben più numerosa di quella dentro i confini: 80 milioni di oriundi che in ogni angolo del mondo onorano al meglio la terra da dove sono emigrati loro o i propri avi. Ho incontrato, da allora, le nostre comunità all’estero conoscendone il valore, la ricchezza morale, l’amore per l’Italia ben più forte di chi ci vive, il prestigio e la stima che i nostri emigrati, dopo immani sacrifici, sono riusciti a conquistarsi nelle terre d’emigrazione con la loro laboriosità, con il loro talento e con testimonianze di vita esemplari”.
Per questo suo impegno è stato proposto per molte cariche socio-culturali che lo hanno maggiormente sensibilizzato al problema, mai accantonando altri interessi come la politica, l’associazionismo, la cultura, il giornalismo, la scrittura. Per quasi trent’anni è stato tra gli amministratori più attenti e responsabili del Comune dell’Aquila. Racconta: “quando nel 2007 non mi ricandidai, mi chiesi come potessi in altra veste servire la mia città e l’Abruzzo, soprattutto per far conoscere la straordinaria bellezza e le singolarità dell’Aquila come le meraviglie di una regione ricca d’arte, di tradizioni secolari, di magnifici borghi e di un incomparabile patrimonio naturalistico ed ambientale protetto, pari ad un terzo del territorio regionale”.
Sbaglierebbe però chi vedesse nell’amore per la sua terra un limite, poiché l’autore è orientato verso una conoscenza a ben più ampio raggio; si addentra in ogni situazione che sollecita la sua curiosità di giornalista, la sua sensibilità intellettuale. Ci propone affreschi suggestivi. Figure note e meno note. Ci si addentra nella Storia con Celestino V, con inquadrature e interrogazioni che spesso abbiamo dimenticate, con pagine importanti riguardo alla Perdonanza, straordinaria intuizione di Celestino, istituita nonostante contrasti (uno dei tanti) che dové subire e di cui poi Bonifacio VIII mutatis mutandis si appropriò. A L’Aquila annualmente se ne replica la suggestione e se ne recupera la dinamica. Molto articolato il resoconto sulla presenza di papa Bergoglio che scatena “emozioni di una giornata particolare”.
Anche il mondo della Transumanza e dei tratturi ci accompagna in questo libro, le enormi vie erbose le cui origini vanno cercate intorno a diecimila anni fa. Si intrattiene sui valori della civiltà contadina. Tra i personaggi non può mancare Ennio Flaiano, che crediamo di conoscere a fondo, ma sul quale c’è sempre qualche nota che ci è sfuggita (personalmente trovo anche una sottile assonanza fra di loro). Affreschi e figure di intellettuali, poeti, artisti, ma ogni categoria, le più diverse attività vengono analizzate. Palmerini ci fa conoscere il poeta e artista indiano Krishan Chand Sethi che con l’associazione da lui creata e diffusa nel mondo si propone di diffondere valori universali. Ma la triste e terribile storia di Masha Amin uccisa per un velo non messo correttamente sui capelli nel 2022 lo porta a parlare di una poetessa, Elham Hamedi, i cui bellissimi versi non è possibile non citare:
Questa è una guerra/ tra il sangue nero della mia penna/ e il bianco sospetto di
questa carta/ Questa è una guerra/ attraverso le mie lacrime rosse/ che erutta/ dai
muri feriti/ attraverso il mio rossetto/ che è rotolato/ nel suolo la voce silenziosa di
una donna/ nel rossetto rosso./ Questa è una guerra/ attraverso la pelle spaccata di
una donna/ chi si alza impotente./ La sua faccia schiaffeggiata abbandonata a terra/ è
un’ombra frammentata che se ne va. (Ombra in frammenti).
Scrive Palmerini in questo suggestivo spaccato: “Non esiste mezzo più portentoso dei versi per aprirci le porte dell’anima, perché la Poesia è distillato della voce dell’anima per antonomasia. Rompe barriere, la Poesia, frantuma confini, si libra eterea conquistando orizzonti inusitati, confida le aspirazioni più autentiche, le gioie più profonde, le ansie, i dolori, le passioni e i desideri più reconditi, ma che hanno valore universale. Ci affranca dai rumori del mondo, ci restituisce la dimensione umana, nella sua nudità e nella sua purezza. Se non esistesse la Poesia, ci mancherebbe quella voce dell’anima che muove le corde della sensibilità umana, rivelandoci l’essenza stessa del tratto di strada che ad ognuno spetta nella storia dell’umanità. La poetica di Elham Hamedi arriva diritta al cuore, è un urlo lancinante di dolore, di inquietudine, di sofferenza interiore. E’ un grido di libertà alto e potente. La scrittura poetica è ricca, suggestiva, emozionante. Non so in quale tempo l’Autrice abbia composto le sue liriche, pubblicate in questo volumetto ancora fresco di stampa. Certo è che in questi versi, intensi e sanguinanti, c’è tutto il dolore dell’anima, c’è l’intima rivolta contro la violenza, contro la brutalità, contro la sopraffazione, contro lo stigma verso l’universo femminile”.
Molti eventi, personaggi, gli danno l’opportunità di indagini sociologiche, o di spaccati storici come quello sul lago del Fucino. L’ orgoglio italico traluce nel racconto del convegno a Mentone sulla Costa Azzurra sulla italianità nel mondo; ma traluce anche nel parlare delle eccellenze gastronomiche italiane ben espresse, ad esempio, dalla qualità del ristorante aquilano Le Tre Marie. La reciprocità dei racconti “da” e “verso” ci fa conoscere personaggi come Andy Warhol e la sua pop art. Tante sono le figure di suoi amici che hanno vissuto all’estero mai perdendo il filo conduttore con la propria terra come Mario Fratti, scrittore drammaturgo e critico, di cui rammenta la casa museo piena di riconoscimenti. O Franco Ricci residente ad Ottawa di cui testimonia l’eccezionale opera di promozione che ha messo in campo, portando studenti del suo e altri atenei in Abruzzo perché venissero a conoscenza delle eccellenze della nostra terra. Viceversa artisti italiani si fanno conoscere oltreoceano come Francesco Mammola, Alfonso Bradi, Gabriele Lucci.
Questa reciprocità di comunicazione si svolge tra una organizzatissima rete della stampa italiana nel mondo e le tante testate italiane, e ciò ha reso possibile non abbassare la guardia riguardo a problematiche quali appunto l’emigrazione, ma anche quale costante resoconto di un’Italia che primeggia nei vari campi, sia che si parli di situazioni vissute sul suolo italiano sia di figure che all’estero tengono alto l’onore della terra d’origine. Terra dalla quale non si sono staccati sentimentalmente e dove spesso anche figli e nipoti tornano, poiché non vogliono perderne l’eredità culturale. Forse anni fa questo stato d’animo era diverso, ma ora l’orgoglio di appartenenza tende a crescere. Tra le ultime citazioni irrinunciabili c’è la figura dell’angelo dei migranti, santa Madre Francesca Cabrini, che unisce indissolubilmente l’Italia al Nuovo Mondo, mondo che lo porta come naturale iter a citare Cristoforo Colombo e il Columbus Day.
Ci sono volti e ancora volti, come l’indimenticabile David Sassoli, Raffaele Colapietra, un esercito di volti. Infine un ricordo comune riguarda Gilberto Malvestuto l’ultimo Ufficiale facente parte della gloriosa Brigata Maiella, voluta da Ettore Troilo, che affiancò gli alleati lungo tutto il territorio italiano dall’Abruzzo ad Asiago, meritando quale gruppo resistenziale la Medaglia d’oro al valore. Gilberto Malvestuto che ha passato la vita a trasmettere nei giovani i valori della democrazia, della libertà, della giustizia, è venuto a mancare da poco. Ho avuto il piacere di conoscerlo avendolo invitato presso la Società vastese di Storia Patria di cui sono responsabile.
Goffredo Palmerini è scrittore autentico, la sua scrittura di asciutta eleganza, coinvolge. Egli ha l’animo dell’esploratore; come un folletto gira il mondo, ma c’è un punto fermo nella sua esistenza, L’Aquila. Ciò non toglie che non mi meraviglierei affatto se lo sapessi in procinto di partire per la Luna o per Marte.