Di Raffaele Romano 

Molte luci ed ombre si addensano all’orizzonte in questo turbolento 2024. Le diverse scadenze elettorali cambieranno l’intero quadro della geopolitica planetaria. Le false elezioni in Russia hanno confermato Putin al potere assoluto ed egemone che, al momento, sembra incrollabile e hanno rafforzato la sua guerra in Ucraina che non si è ancora conclusa e che costa un dispendio enorme per l’economia di Mosca oltre ai molti caduti.

Le elezioni UE hanno rafforzato la presenza di una destra politica ostile all’UE in un indecifrabile contrasto fra nazionalismo interno ed una sostanziale sottomissione alla volontà espansionistica di Vladimir Putin.
Patrioti per l’Europa, questo il nuovo gruppo appena sorto a Bruxelles, (Patriots for Europe) è un gruppo di partiti politici di destra ed estrema destra euroscettici e sovranisti guidato dall’inossidabile premier ungherese Viktor Orbán assieme all’ex premier ceco Andrej Babiš e all’ex ministro dell’interno austriaco Herbert Kickl a cui ha aderito la Lega dell’irrequieto Matteo Salvini.

Nonostante l’avanzata della destra in Europa la barra del timone rimane, per fortuna, saldamente nelle mani dei Popolari, dei Socialisti e dei Liberali. Nel frattempo Emmanuel Macron ha stoppato i sogni di gloria di Marine Le Pen all’Assemblea Nazionale di Parigi con elezioni anticipate che hanno relegato al terzo posto la Signora di Francia. Nel Regno Unito i socialisti hanno riconquistato Downing Street col riformista Keir Starmer che, pur coi limiti della fatale Brexit, rinsalderà l’asse portante che dal 1941 regola i rapporti con gli Stati Uniti. Nel frattempo, è il caso di dirlo, un presunto miracolo è avvenuto in Iran dove il candidato riformista Masoud Pezeshkian ha conquistato il ballottaggio delle elezioni presidenziali iraniane, battendo l’ultraconservatore Saeed Jalili.

Il neo presidente porta nel suo programma la revisione dell’accordo sul nucleare, l’abbassamento delle restrizioni sulle donne e l’apertura al mondo commerciale internazionale senza, però, dire come intende procedere con gli hezbollah, Hamas la milizia pasdaran, gli altri gruppi terroristici finanziati ed armati da Teheran ed il riconoscimento di Israele. Temi forti sui quali vigila e controlla Seyyed Khāmeneī attuale Guida Suprema dell’Iran nonché il massimo esponente nazionale del clero sciita, la sensazione è che Pezeshkian sia l’altra faccia della medaglia sciita di Teheran.

Poi ci sono le forti problematiche legate alla politica espansionistica sia in campo militare che economico della seconda super potenza planetaria: la Cina guidata da Xi Jinping che accentua le mire su Taiwan. A tal riguardo Xi è molto polemico con l’UE dando incarico al ministero del Commercio di aprire un’indagine che riguarda i dazi e i sussidi dell’UE, in seguito alla decisione di Bruxelles di imporre alte tariffe sulle auto elettriche in quanto l’Europa ritiene che lo Stato cinese sussidi le sue aziende e che questo comporti una pratica commerciale sleale. Nel frattempo, secondo fonti diplomatiche, la dichiarazione finale della Nato sostiene che l’Ucraina si è ormai avviata “su un percorso irreversibile verso la piena integrazione euro-atlantica, compresa l’adesione alla Nato”.

L’irreversibilità dell’adesione alla Nato pone a Mosca forti tensioni che, viste le prime reazioni, aumenteranno sempre più.
Poi c’è la questione palestinese e di Israele a Gaza oltre la semiguerra permanente al confine con il Libano con gli hezbollah iraniani.
Per dirla in breve il mondo, come non mai, è sull’orlo di una tensione planetaria e, a breve, ci saranno le elezioni americane con Joe Biden deciso a tenere duro e Donald Trump pronto a ritornare alla Casa Bianca.
La vittoria dell’uno o dell’altro potrebbe portare, nel caso vincesse Trump, ad un nuovo riposizionamento degli Stati Uniti che chiederanno di onorare l’impegno a tutte le nazioni aderenti alla Nato di portare le spese militari al 2% del proprio PIL così come si impegnarono con Obama. Ma solo questo non basterebbe, infatti la guerra in Ucraina ha dimostrato che toccherebbe anche mettere mano ad ulteriori fondi nazionali per una difesa europea di carattere simile a quanto avviene in Ucraina ovvero una guerra di tipo convenzionale costituita da carri armati, missili, aerei, truppe specializzate e ben equipaggiate oltre che ad un sistema militare informatico per potersi difendere ed attaccare: quindi altri fondi.

Nel caso vincesse, di nuovo, Biden o chi per lui le cose non cambierebbero di molto. Forse lo stile e l’approccio con gli alleati sarebbe più soft ma la sostanza sarebbe più o meno la stessa con poche varianti.

 

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