Roma, 16 lug. (Adnkronos) – “Sorprende l’atteggiamento dell’opposizione riferito al dibattito sulle liste di attesa. Innanzitutto, mi trovo a dover ricordare al collega senatore Boccia, che l’art.97 del regolamento del Senato stabilisce che il giudizio del presidente della Commissione sull’improponibilità di un emendamento è ‘inappellabile’, ma, a prescindere da ciò, è nota e peraltro sacrosanta l’attenzione massima sulla inerenza di materia sulla decretazione di urgenza. Quanto al senatore Borghi, per nulla informato dei lavori della 10a commissione Senato, che produce da giorni interventi stampa strampalati, denunciando tra le altre cose il silenzio del ministro Schillaci su tale provvedimento, mentre ricordo che non solo il ministro è venuto in Commissione ad illustrare il testo ma lo ha spiegato dettagliatamente come raramente era successo nella storia di un DL”. Così il senatore di Francesco Zaffini, presidente della Commissione Sanità e Lavoro di Palazzo Madama.
“In sintesi ricordo ai colleghi, che la ricerca di un accordo tra Governo e Regioni è materia delicata e complessa, esito di una storia che viene da lontano e che parte dalla modifica del titolo V, approvata a dir poco frettolosamente dal centro sinistra in finale di legislatura con pochi voti di scarto e che già nel 2019 stampa autorevole raccontava le liti tra Stato e Regioni impegnassero un pronunciamento su due della Consulta, a riprova di un tema assolutamente complesso per ‘colpa’ proprio di quella riforma costituzionale male scritta e male pensata. Basta guardare i dati riportati da ‘Il Sole24’, secondo cui, in 18 anni di Titolo V riformato – quello che, appunto, regola i rapporti tra lo Stato e le amministrazioni periferiche – la Corte ha avuto il suo bel da fare”, aggiunge.
“Già nel 2002 erano stati presentati complessivamente 107 ricorsi, sia dalle Regioni contro lo Stato, sia viceversa. Una litigiosità altalenante, che ha raggiunto il suo picco nel 2012, con 193 cause, e il suo minimo nel 2007 (50). Una sentenza su due ha, dunque, cercato di mettere ordine nel complicato reticolo delle competenze legislative statali e regionali disegnate dal nuovo Titolo V”, dice il senatore di Fratelli d’Italia.
“A partire dagli spazi di manovra consentiti a ciascuno dei due attori dalla legislazione concorrente, dove gli sconfinamenti sono potenzialmente più facili -aggiunge- . D’altronde non siamo noi a dire che questo federalismo targato sinistra ha fatto crescere il rischio di conflitto tra Stato e Regioni; gli stessi Violante e Bersani, autentici abitatori abituali del pantheon sinistro, in un articolo dell’Ottobre 2004, e quindi a valle recente della riforma maledetta, reso pubblico sul sito di “Astrid”, spiegano come la riforma del titolo V non fosse esente da difetti messi in luce dalle molte decisioni della Consulta”.
“Gli stessi autori dell’articolo, Violante e Bersani in accoppiata, ci ricordano che “la tutela della salute spetta alla competenza esclusiva dello Stato; l’assistenza e l’organizzazione sanitaria alla competenza esclusiva delle Regioni. Ma la tutela della salute, secondo tutte le organizzazioni internazionali, comprende anche l’organizzazione sanitaria”. Pertanto, se da un lato appare comprensibile lo sforzo del Governo di trovare un’intesa con le Regioni che gestiscono l’erogazione delle prestazioni sanitarie, dall’altro appare invece incomprensibile l’atteggiamento delle opposizioni che denunciano di fatto il comportamento invece encomiabile del Governo che vuole portare a casa un provvedimento condiviso sulla Salute, primo dei diritti costituzionali, ancorché di urgenza”, conclude.