Di Daniele Piro 

Qualche giorno fa ho avuto modo di vedere sul canale Focus del circuito Sky, un interessante documentario sull’isola di Guankanjima, in Giappone, nel distretto di Nagasaki. Incuriosito ho voluto documentarmi un po’ di più ed ho deciso di farvi conoscere una storia davvero singolare.

Un tempo era il luogo più densamente popolato del mondo, oggi quest’isola è praticamente una città fantasma che si porta dietro una storia tanto strana quanto struggente.La piccola isola, simile a una fortezza, si trova al largo della costa di Nagasaki. L’isola è circondata da un muro marino, coperta da edifici ora completamente abbandonati e disabitata da oltre quarant’anni. All’inizio del ‘900, Gunkanjima fu sviluppata dalla Mitsubishi Corporation, che riteneva, giustamente, che l’isola si trovasse su un ricco deposito di carbone sottomarino.
Per quasi i cento anni successivi, la miniera si estese sempre più in profondità, sotto il fondale marino, per raccogliere il carbone che alimentava l’espansione industriale del Giappone.

Nel 1941, l’isola, con meno di un chilometro quadrato di superficie, produceva 400.000 tonnellate di carbone all’anno.Molti di coloro che lavoravano nella miniera sottomarina erano operai coreani deportati o galeotti condannati ai lavori forzati.Ancora più notevole della miniera era la città che le crebbe intorno.

Per ospitare i minatori, furono costruiti complessi di appartamenti di dieci piani sulla piccola roccia, creando un labirinto di edifici collegati da cortili, corridoi e scale. C’erano scuole, ristoranti e case da gioco, tutti circondati dal muro protettivo.L’isola era conosciuta come “Midori nashi Shima”, l’isola senza verde.Incredibilmente, verso la metà degli anni ’50, ospitava quasi 6.000 persone, con la più alta densità di popolazione che il mondo abbia mai conosciuto. La massiccia estrazione di materiale carbonifero porto’ alla rapida estinzione del giacimento.La Mitsubishi allora chiuse la miniera, tutti se ne andarono, e questa città insulare fu abbandonata, lasciata a se stessa.
Gli appartamenti iniziarono a crollare e, per la prima volta nei cortili sterili, cominciarono a crescere piante. Vetri rotti e vecchi giornali venivano spinti dal vento sulle strade. La brezza marina fischiava dalle finestre e le colonie di uccelli trovarono nidi e riparo “quasi” naturali soprattutto utilizzando i condomini come sosta nelle loro migrazioni.

Ora, cinquant’anni dopo, l’isola è esattamente com’era subito dopo la partenza della Mitsubishi. Una città fantasma in mezzo al mare che potrebbe sicuramente essere utilizzata come set cinematografico per qualche film horror per l’aspetto tetro e spettrale che incuote.
Gli stessi documentaristi del filmato andato in onda, giurano di aver sentito strani rumori, sospiri ed intravisto sagome fra le finestre che contribuiscono ad aumentare il phatos del luogo.
Se qualche temerario vuole tastare con mano o qualcuno e’ alla ricerca di un nuovo appartamento puo’ recarsi in loco; avra’ a disposizione un’ampia scelta di case e….brividi.

Scugnizzo69

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