Nel mio esame di “Filosofia 2” sostenuto, ahimè, diversi decenni fa c’era oltre a “L’antimetafisica del fondamento” del professor Aldo Masullo pure “L’uomo ad una dimensione” di Herbert Marcuse pubblicato solo nel 1964 in Italia. Nel One dimensional man Marcuse dimostra come l’uomo della società industriale avanzata e post industriale sia un uomo totalmente e fortemente standardizzato ed omologato secondo precise esigenze del sistema economico. Tale sistema impone a tutti una specie di amministrazione controllata dell’umana esistenza racchiudendola in una sola dimensione. All’interno di essa vengono calati i bisogni e le aspirazioni.
In questa unica dimensione, purtroppo, vengono incanalati l’esistenza, i desideri e le necessità degli uomini cioè la esclusiva e prevalente dimensione del consumo. E One dimensional man, il titolo originale, fu elaborato già negli anni ’50 dal Marcuse nell’approfondire i suoi studi sull’esistenzialismo.A tal riguardo direi che le previsioni del filosofo si sono tutte avverate e, secondo me, è da questa base che si può affrontare un ragionamento sui giovani di oggi che, ed è questo il primo punto dolente, sono figli dei loro genitori asserviti, senza saperlo, all’unidimensionalità riportata dal Marcuse dove il valore “dell’avere” sovrasta quello “dell’essere”. Infatti il prof. Di Donato lo riporta quando afferma che “Sempre con le dovute eccezioni, gli adolescenti oggi sono narcotizzati di fronte ai veri pericoli mentre, paradossalmente arrivano a considerare la vita come un paio di scarpe da gettare se al primo problema non entrano come vorrebbero.”
Frase che fa da pendant a quella del prof. Sgarbi che, nel parlare di giovani afferma con molte ragioni che “L’influenzer è un pirla sfaticato che lucra su pirla danarosi incapaci di scegliersi un paio di scarpe da pirla”. Secondo il prof. Crepet, il problema di oggi è che “badiamo a tutto quello che fanno i nostri figli” omettendo completamente di “fare i genitori” cosa difficile sicuramente ma che nel badare e seguire a che cosa fanno hanno spesso dimenticato che si dovrebbe usare un ormai desueto: “NO!”. Loro compito precipuo dovrebbe essere quello di formare gli “umani” di domani ma snervati e ridotti a quell’unidimensionalità di cui sopra essi stessi si trovano ai confini estremi. A tutto ciò andrebbe accoppiata la “resurrezione” della scuola italiana dove la cultura in generale, il rispetto dei ruoli, l’ascensore sociale per crescere e, buon ultimo, palestra per misurarsi agli esami duri della vita che, come diceva Eduardo, non finiscono mai nella sua “Cantata dei giorni dispari” dove Guglielmo Speranza, sottoposto ad esami continui durante l’intero arco della propria vita, decide di chiudersi in un mutismo ribelle verso la famiglia ed i medici, tanto è inutile parlare.
Infatti la scuola ormai non è più vissuta come luogo in cui si impara e ci si misura, ma solo un contesto che si subisce perché si deve fare. D’altronde la TV pubblica e quella commerciale ormai alla pari in incultura e falsità propongono un’infinita serie di trasmissioni in cui i giovani pensano a poter diventare ballerini, cantanti, acrobati, chef e quant’altro spesso e volentieri sollecitati dalle frustrazioni materne e paterne. Stessa musica, si fa per dire, si ascolta sui campi delle scuole calcio dove genitori violenti scatenano vere e proprie risse e dove, senza valido motivo, pensano di avere tutti un nuovo Maradona come figlio. Sintomatico e già dimenticato quando avvenne che il gruppo quotato in borsa Tod’s di Diego Della Valle fece entrare nel proprio consiglio d’amministrazione la signora Chiara Ferragni, confesso all’epoca a me totalmente ignota, con la seguente motivazione: “Ritenendo sempre più importante occuparsi di impegno sociale, della solidarietà al prossimo e della sostenibilità nel rispetto dell’ambiente e del dialogo con le giovani generazioni, il gruppo Tod’s nomina Chiara Ferragni membro del consiglio di amministrazione. Siamo certi che la conoscenza di Chiara del mondo dei giovani, unita all’esperienza dei membri del Cda, possa costruire un gruppo di pensiero dedicato a progetti focalizzati alla solidarietà verso gli altri, con forte attenzione al mondo giovanile che, mai come in questo momento, ha bisogno di essere ascoltato”.
Il mio pezzo lo pubblicai su “La Voce di New York” con cui collaboravo, il risultato fu un’onda anomala che attraversò l’Atlantico e mi investì con le critiche più disparate. Il risultato ottenuto fu che il titolo in apertura quotava € 28,50 ed in chiusura era balzato a € 32,74 un guadagno netto di 4 euro per azione si può immaginare l’esultanza e la gioia dei followers della signora Ferragni. Se ne ricavò da parte di Della Valle che la signora Ferragni aveva un forte seguito, come influencer, tra i giovani che la seguivano a frotte e che, tale scelta, risollevò le vendite il tutto circondato da un vortice di parole del politically correct come impegno sociale, solidarietà, sostenibilità, ambiente e dialogo.
Pochi mesi fa si sono visti i risultati con le condanne inflitte.