Di Paola Francesca Moretti 

Diverse teorie elaborate dagli esponenti della sociologia della devianza hanno come argomento primario i comportamenti non conformi posti in essere dai giovani. Per quale motivo? L’origine è da ricercarsi nel fatto che molti eventi criminosi hanno come protagonisti proprio individui appartenenti alla fascia più giovane della popolazione. I ragazzi di ieri erano meno aggressivi e devianti rispetto a quelli di oggi? Dal momento che i teorici del comportamento deviante non appartengono proprio alla generazione dei Millennials, meno ancora alla Generazione Z, ma si possono far rientrare nei Baby Boomer, va da sé che sono cambiate le “dinamiche dell’atto criminale” e “le armi”, ma i giovani delinquenti ci sono sempre stati. A volerla dire tutta sono proprio gli studi condotti sulle condotte devianti dei gruppi giovanili di ieri che hanno consentito agli studiosi di sviluppare le proprie teorie sui comportamenti amorali dei ragazzi di oggi.

Mica male, vero?

Ma tornando alla società odierna, beh, non stiamo messi tanto bene. I fatti di cronaca ci restituiscono un quadro allarmante, adolescenti sempre più aggressivi e violenti, e a fare da cornice a questo vasto scenario si inseriscono l’assenteismo degli adulti, l’impunibilità del reato giustificata dalla minore età, l’autocelebrazione narcisistica da social network. Giovani che vivono in due realtà parallele: quella fisica e quella virtuale, incapaci ormai di discernere l’una dall’altra, ed è così che nell’immaginario di tanti adolescenti tutto si può realizzare alla pari del mondo non reale.

Un click, una carta prepagata e l’arma è acquistata.

Altro fatto che non può essere smentito è l’aumento dell’uso di armi tra i giovani, i quali escono già da casa muniti di coltelli, tirapugni, e nelle peggiori delle ipotesi pure di pistole. Se fino a qualche anno fa il fenomeno era circoscritto alle baby gang costituite da ragazzini provenienti da ambienti degradati, oggi il problema si è allargato inglobando sempre più giovanissimi senza distinzione di ceto sociale e livello culturale.

Per quale motivo l’adolescente esce di casa armato?

Non è necessario essere uno strizzacervelli per capire che se un ragazzo esce con un’arma addosso è anche pronto a usarla, alcuni sostengono per difesa, quasi a legittimare la condotta illecita, è più verosimile per attaccare, che equivale a “intenzionalità a fare del male”.

Me ne frego dell’Altro, il mondo sono Io
Il motivo di comportamenti così malvagi? Per alcuni giovani ferire o uccidere è normale, sono individui privi di empatia, non riescono a mettersi nei panni dell’altro, a comprendere il dolore o stato d’animo altrui, in quell’istante esiste solo l’affermazione di sé. Quello che sconcerta è il numero sempre maggiore di video postati in rete che vedono come protagonisti minori che aggrediscono i coetanei con calci, pugni, bastoni. Fa riflettere la facilità con cui si aggredisce una persona senza un minimo di rimorso e in maniera sempre più brutale.

Mi chiedo: “In queste molteplici manifestazioni di violenza e aggressività, la vittima è solo chi riceve il cazzotto o la coltellata? O si può ipotizzare che siano vittime anche gli sbarbatelli che escono di casa armati perché convinti che un’arma in mano gli rende forti e invincibili?”

Porot sosteneva che “l’esperienza facilita al fanciullo l’apprendimento del mestiere di uomo”, da cui “dipenderà in gran parte la capacità dell’uomo dinanzi la società”.

Lo studioso fa riferimento al bambino e alle relazioni familiari, una domanda sorge spontanea “la gamma di giovani descritti in precedenza che tipo di esperienza educativa ha avuto modo di imitare all’interno del proprio nucleo famigliare?” La frittata la possiamo girare e rigirare quante volte vogliamo ma è evidente che il problema sono gli adulti che devono riappropriarsi del proprio ruolo, in altre parole devono ri-tornare a fare gli adulti. Il discorso non è limitato solo alla famiglia ma va esteso a ogni contesto educativo e performante della personalità prima del bambino, poi dell’adolescente e del giovane uomo. Ė indubbio che molti ragazzini hanno problemi di gestione della rabbia, sono impulsivi all’ennesima potenza ma non c’è da stupirsi perché le figure principali di riferimento non hanno comportamenti dissimili.

Quinto Orazio Flacco ha detto: “La rabbia è una follia momentanea, quindi controlla questa passione o essa controllerà te”.

Occorrono interventi seri e urgenti da parte di tutte le istituzioni educative perché il traboccare della violenza ha ormai rotto gli argini di un sistema non allenato al contenimento.

Bibliografia:
M. Porot, Il bambino e le relazioni familiari, Ave, 1969

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