Dal preciso istante in cui Joe Biden ha annunciato il suo ritiro dalla candidatura a Presidente, la domanda che mi sono posta – ma non credo solo io, anche altri milioni di persone – è stata: “Ora, come cambia la campagna elettorale?” Si possono fare congetture sulla base di dati disponibili, certo che sì. Rimangono comunque mere ipotesi, solo il tempo le potrà confermare e/o smentire.
Che cosa ha realmente spinto Biden a fare un passo indietro proprio in questo periodo della campagna elettorale e non prima? Da tempo ormai che gli si chiede di non ricandidarsi. Strategia politica? Perché si sa nulla viene lasciato al caso, stiamo parlando di salire al trono di una potenza con un enorme peso a livello mondiale e nei più disparati ambiti. Oppure c’entra la tenace ambizione di un anziano signore che proprio non vuole cedere lo scettro all’avversario Donald Trump?
Verosimilmente entrambe, e tutto finisce in gloria con l’annuncio di Joe Biden di ritirarsi per il bene del Paese, una sorta di ultimo sacrificio per amor di patria e di popolo.
Davvero Kamala Harris è la più quotata per sostituire Biden? A dirla tutta questa campagna lascia la porta aperta a una serie indicibile di domande a cui seguono interessanti suggestioni. Intanto la Harris dovrà fare appello a tutti quegli elettori collocati nelle fasce degli indecisi e dei moderati.
La sua personalità tenace, il suo eccelso curriculum, le battaglie per i diritti civili, per il diritto all’aborto, e compagnia cantando saranno sufficienti ad abbattere il muro di simpatia che si è alzato attorno alla figura di Donald Trump immediatamente dopo il tentato omicidio?
A mio avviso per la Harris si prospettano tempi duri perché ora la campagna elettorale si è effettivamente aperta. La partita è appena iniziata, dunque, vinca il migliore!
Ah! Che sbadata, dimenticavo un piccolo pensiero sulla ex first lady degli Stati Uniti d’America, Michelle Obama. C’è chi l’ha considerata come carta vincente su Trump, ma davvero? Non per niente, ma Michelle seppur donna dalle numerose doti, tra cui spiccano la simpatia e la forte empatia, non mi pare abbia mai avuto aspirazioni a diventare Presidente.
A memoria, non ricordo una sua volontà di entrare in pista e correre a una candidatura propria.
Intanto sull’altro versante del pianeta… Putin seduto sul suo seggio presidenziale aspetta paziente i futuri sviluppi. Una pazienza la sua paragonabile a quella di un felino, che fermo dinanzi alla tana della sua preda attende, sa che prima o poi dovrà uscire allo scoperto, e allora, zac!
Ma mentre per me è più semplice fare una previsione su cosa farà il felino con la sua preda, mi risulta assai difficile fare un pronostico sugli eventuali accordi tra Putin e il futuro Presidente americano sui principali assetti geo-politici e geoeconomici.