Gli italiani, quotidianamente, devono affrontare una molteplicità di problemi. Più di 3 milioni di uomini e donne rinunciano alle cure mediche per prestazioni sanitarie che non sono alla portata del proprio portafoglio; cittadini che sono in difficoltà con il pagamento del canone d’affitto, delle bollette di acqua, luce e gas. Per non parlare delle famiglie che devono ricorrere alla mensa della Caritas per avere un pasto decente, o chi, peggio, spulcia nei cassonetti dell’immondizia per raccattare qualcosa di ancora utile.
Il Disegno di Legge
E chi, come il senatore leghista Manfredi Potenti, propone il disegno di legge con declinazione al maschile, ovvero, il divieto dei titoli al femminile negli atti pubblici. In altre parole, proibito usare “ministra”, “avvocata”, “questora”, e sostantivi simili. Mica finisce qui, il Senatore ha previsto pene pecuniarie da 100 a 5000 euro per chi contravviene alla regola grammaticale della declinazione “o” in “a”. Quando ho letto la notizia ho pensato: “Ė uno scherzo?”. No, dai, con tanti problemi seri che richiedono misure urgenti da parte dei governanti si mette pure il disegno di legge per fomentare gli animi e aggravare ulteriormente il gender gap?
La lunga battaglia in “rosa”
Un sacco e una sporta di storie di donne, che per affermarsi come professioniste in settori lavorativi ritenuti di esclusiva prerogativa del sesso forte hanno dovuto faticare il triplo rispetto all’omonimo maschile. Una battaglia lunga contro la discriminazione uomo – donna per status sociale, stipendio, diritto di accedere a tutti gli indirizzi di studi. In sostanza, per la conquista di una pari opportunità che una proposta di legge, che vieta l’uso della declinazione al femminile dei nomi di professioni maschili nei documenti pubblici non svilisce, semmai rafforza, in nome di quella libertà che a ogni donna, alla pari dell’uomo, le viene riconosciuta e garantita dalla Costituzione italiana sin dalla nascita.
Dev’essere solo e soltanto il gusto personale della professionista a decidere come vuole presentarsi e firmarsi: avvocato o avvocata, magistrato o magistrata, questore o questora…A maggior ragione negli atti ufficiali.
Non mi stupisco se all’interno dello stesso partito leghista si sia creata una frattura tra gli schieramenti pro/contro la proposta suggerita da Potenti, magari da inserire nei prossimi manuali di lingua italiana come ultima regola grammaticale nata dalla magistrale penna del senatore.
Da cittadina spero che, alle Camere, gli elettori al momento del voto facciano sempre prevalere il buon senso su qualsiasi altro tipo di interesse.
Rincuora leggere la notizia che i principali rappresentanti della Lega hanno dichiarato che quanto proposto da Potenti non rispecchia la loro linea ideologica. Beh! Roba da non credere se ci fosse pure stato l’appoggio partitico.