Editoriale di Daniela Piesco Direttore Responsabile

Non è mia intenzione infierire su Elisa di Francesca per le contestazioni mosse
a Benedetta Pilato, la 19enne che ieri non è riuscita a vincere il bronzo nei 100 rana femminili alle Olimpiadi di Parigi 2024,anche perché pare che ,la stessa,abbia chiesto scusa e che sul tema sia intervenuto anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò, che ha messo la parola fine sulla questione, facendo il buon capo famiglia dello sport italiano.

Pertanto aldilà delle polemiche sarebbe opportuno soffermarsi sul fatto che la gara di Benedetta e di tutti gli atleti non si svolge quel giorno, ma nella fatica quotidiana e negli sforzi coraggiosi di ogni allenamento passato a superarsi e ad accettarsi nei propri limiti fisici e mentali.

Il podio è dunque l’arrivo di cui non abbiamo visto la partenza, il successo di cui non conosciamo le cadute, un unico evento e non il percorso e quando si è ai blocchi di partenza non siamo tutti uguali. Ognuno di noi ha un proprio percorso, alcuni hanno più vantaggi, altri devono fare più strada. Allora l’unico modo è non fare paragoni ma giocare sfidando sé stessi, migliorandosi al di là del risultato.

Se lo sport ha come scopo il miglioramento dell’attività stessa che si sta già compiendo, la
“competizione” vuole affermare un valore che si differenzia notevolmente dal semplice superamento dell’altro; esso contiene piuttosto, come appena detto, l’impegno instancabile nel migliorare se stessi.

Vincere,significa riuscire ad affermare quei valori racchiusi nella pratica sportiva che rendono lo sport un’attività in grado di formare e migliorare lo spirito e il corpo dell’uomo. Si vedano a titolo d’esempio, la costanza, la perseveranza, il lavoro di gruppo, il rafforzamento del proprio corpo, lo sviluppo dell’attenzione e della precisione, la capacità di concentrazione e l’abilità nel mantenimento della temperanza. Risulta quindi impossibile essere vincenti solo perché si è riusciti ad arrivare primi in una competizione.

Per Benedetta è stato il giorno più bello della sua vita e sapete perché?

Perché non si è arresa.

Never give up come dicono gli americani..E lo sport è proprio questo: far comunicare testa e corpo ogni giorno con determinazione, con spirito di sacrificio e di volontà, pure nella consapevolezza che raggiungere il proprio obiettivo non significa impedirsi di stare male e di soffrire, ma trovare la motivazione per continuare con curiosità a proseguire il proprio percorso.

E poi non essere saliti sul podio non è una posizione fissa, ma mutevole. Salire ancora di un gradino non è impossibile .

Forza Benedetta.

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