Di Paola Francesca Moretti 

Accusato per il femminicidio di Giulia Cecchettin è l’ex fidanzato, Filippo Turetta, che da qualche mese soggiorna nelle patrie galere. Ora, sul banco degli imputati troviamo le intercettazioni tra il figlio Filippo e il padre Nicola Turetta. Intercettazioni che spopolano in rete, si leggono su tutti i giornali e sono oggetto di discussione nei diversi talk show. Quali frasi ha mai potuto pronunciare questo papà, tali, da suscitare tanto interesse sia negli operatori dell’informazione che nell’opinione pubblica?

Analizziamole un pochino: “Hai fatto qualcosa, però non sei un mafioso, non sei uno che ammazza le persone, hai avuto un momento di debolezza. Non sei un terrorista. Devi farti forza. Non sei l’unico, ci sono stati parecchi altri. Però ti devi laureare”. Orbene, quando ho letto “hai avuto un momento di debolezza… e poi Non sei l’unico, ci sono stati parecchi altri”, mi è preso un coccolone. Stando alle indagini, le accuse contestate dalla Procura a Filippo Turetta sono di omicidio volontario pluriaggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà, oltre lo stalking. Mi domando: “Ci sta tutto il mio coccolone? E sono giustificabili le mie reazioni di indignazione e sgomento pensando alla povera Giulia e ai suoi famigliari? Quali insegnamenti Filippo può trarre dalle frasi del padre?”.

Nel vorticoso turbinio di pieno sconcerto, faccio un passo indietro. Il femminicidio di Giulia Cecchettin ha scosso le coscienze, dunque, non c’è da stupirsi se l’attenzione e l’interesse da parte della stampa e dell’opinione pubblica verso questo delitto e tutto quello che ruota intorno a esso, si mantengono ancora così alte. Passando l’intera tragica vicenda e i suoi protagonisti sotto la “lente della sociologia”, mi sono chiesta se il delitto commesso da Filippo Turetta ha rotto gli schemi usuali.

Verosimilmente si, due ragazzi appartenenti a famiglie benestanti, entrambi studenti, con aspirazioni e sogni nel cassetto per costruire un futuro tutto colorato…e poi qualcosa ha rotto gli schemi, un click nella mente di un ragazzo ossessionato dalla propria fidanzata che proprio non è riuscito ad accettare la fine della relazione. Un copione che si ripete, a cambiare sono solo i personaggi, gli scenari ambientali, la dinamica omicidiaria, il finale rimane sempre tragico.

Alt! Provo ancora una volta ad allontanarmi da quel vortice di sentimenti ed emozioni contrastanti che mi trascina giù, nelle impietose pieghe delle mie riflessioni impulsive e prive di raziocinio. No, non posso far prevalere solo la parte emotiva di me, allora, lascio prevalere la parte lucida, quella di osservatrice esterna. Ora comprendo lo scopo delle frasi di Nicola Turetta, ahimè, anch’io, alla fine, sono caduta nella trappola mediatica, proprio di quelle realizzate ad hoc per indicizzare la notizia sul proprio giornale o salotto televisivo. Ebbene, si, ci sono cascata eppure con tutte le scarpe!
Rispetto per Giulia Cecchettin e vicinanza verso la famiglia.

Umana comprensione nei confronti dei genitori Turetta, indulgenza verso l’atteggiamento linguistico adottato dal padre, forse troppo istintivo? Probabile. Dettato dalla preoccupazione per il figlio e dalla paura che avrebbe potuto compiere un atto autolesionistico? Possibile.

In conclusione, esprimere valutazioni non costa fatica e quasi sempre porta a danni di notevole entità. Comprendere richiede sforzo ma alla lunga paga.
Nel caso delle intercettazioni in molti siamo finiti nella centrifuga mediatica, addirittura qualcuno è stato messo alla pubblica gogna prima ancora di passare nell’aula di un tribunale. Nicola Turetta ha formulato le sue scuse per le frasi che ha pronunciato. A mio parere, un gesto che va accolto con rispetto e senza giudizio.

 

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