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L’ opinione del Direttore Daniela Piesco

Premesso che se non si conoscono le regole dello sport e le linee guida del comitato olimpico internazionale sull’identità di genere e le variazioni delle caratteristiche del sesso del 2021, che ammettono criteri di eleggibilità per atlete trans e intersex, (come nel caso di Khelif), solo a fronte di comprovate evidenze scientifiche, è pressoché inutile improvvisarsi censori delle categorie di genere.

In un mondo ormai totalmente manipolato dall’informazione polarizzata sul sistema di potere che predomina sul territorio, anche i ragionamenti più semplici diventano oggetto di scontro ideologico.

Ciò posto, nel considerare che il tema delle atlete transgender o con iperandrogenismo è molto scivoloso poiché da una parte ci sono i diritti di chi chiede di esprimersi nella propria identità di genere in ambito sportivo, dall’altra c’è la fondamentale tutela della regolarità delle gare e della sicurezza soprattutto in uno sport di contatto, è opportuno ribadire che non spetta alla politica dire se la gara di domani è sicura o meno, visto che esperti, atleti e organizzazioni sportive lavorano da anni su questi temi.

Si possono sicuramente sollevare dubbi sulla decisione del Cio di porre fine allo screening di verifica del sesso nel 2000 che ha causato sfiducia e confusione negli sport femminili da allora .La sua decisione del 2021 di scaricare la responsabilità dei criteri di ammissibilità internazionale sui singoli enti sportivi ha portato a standard variabili e a un caos diffuso tra atleti ,allenatori , dirigenti e pubblico.

Questa confusione porta Imane Khelif e Li-Yuting ( altra atleta nell’ occhio del ciclone per i suoi connotati marcatamente maschili)alle olimpiadi .

Errore in buona fede?

L’ Iba è stata sospesa dal Cio per via di alcuni finanziamenti russi,quindi la Cio ha creato il suo ente ad hoc la boxing unit di Parigi 2024 che da molta libertà ai singoli Paesi di valutare come idonei i propri atleti.

Retroscena di business che nello sport non mancano mai?

Ora si possono fare tutte le  valutazione del caso ma la mia posizione è quella di condannare le follie del politicamente corretto in nome di un mondo occidentale fintobuonista, iperglobalista e genderarcobalenico

Amaro,è ammettere che l’ epilogo della situazione ha una sola vittime e cioè la bellezza dello sport e la sua equità che viene falsata da queste intromissioni ideologiche.

Ma vi è di più .

Kellie Harrington, pugile irlandese, alle scorse Olimpiadi di Tokyo ha combattuto e vinto contro Imane Khelif.Basterebbe questo a comprendere quanta malafede anima la vicenda che inevitabilmente da sportiva diventa politica…E ci si chiede cosa avrebbe fatto Angela se avesse dovuto battersi contro Kellie Harrington.?

Ad onor del vero, dunque,nessun documento ufficiale dimostra che Khelif sia nata uomo, solo voci attualmente prive di fondamento.Basti pensare che è algerina, che rappresenta l’Algeria, l’aveva già rappresentata nel 2020 a Tokyo durante i Mondiali. In Algeria la transessualità è un reato, così come l’omosessualità. Non avrebbe potuto fare la transizione in Algeria.Lei è nata donna. Ha solo un problema di livello alto di testosterone. Motivo per il quale Kremlev, il presidente russo della International Boxeur Association, la escluse nei mondiali. Esistono donne che hanno livelli di testosterone più alti e la cosa non è neanche così anormale .Il precedente storico è il caso della sudafricana Caster Semenya.

L’International Boxing Association però da giugno 2023 non è più riconosciuta dal Comitato Olimpico, perché accetta senza alcuna restrizione gli atleti russi e bielorussi.

La questione allora è la lotta impari o la lotta tra due fazioni politiche?

La cosa che ci si augura che non sia avvenuta è che, per dar contro alle decisioni della filorussa IBA, il Comitato Olimpico abbia decretato per nullo un test chiaro e approfondito.Ad oggi, Imane Khelif è considerata dal Comitato Olimpico una donna a tutti gli effetti, senza specificare se sia nata o sia diventata tale, in linea con i tempi moderni che si prefiggono di rispettare una persona.

Anche se resta ben inteso che è importante assicurare nello sport una competizione leale con atleti nelle stesse condizioni è deleterio e fuorviante affrontare la questione dal punto di vista ideologico come fanno alcuni e occorrerebbe abbandonare ogni intento discriminatorio nei confronti dell’atleta algerina di cui nessuno può disconoscere il diritto di considerarsi sessualmente come più gli aggrada.

Per entrambe non dovrebbe esserci l’amarezza di vedere infrangersi un sogno contro la totale assenza di ogni logica e spirito sportivo.

 

 

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