Cento domande sulla sessualità rubrica curata e ideata dal dottor Umberto Palazzo e dalla giornalista Daniela Piesco
Da un passato di astinenza sessuale predicata, all’astinenza a sorpresa di oggi
Quando parliamo di Sesso ci dovremmo riferire al rapporto carnale e a conferma l’Oxford English Dictionary alla voce “sesso” indica “attività sessuale, nello specifico rapporto sessuale” ma con il passare del tempo il fare sesso ha assunto connotazioni sempre più allargate e spesso esagerate e in contrapposizione anche una vera e propria astinenza sessuale che cresce, sia nel mondo giovanile che nelle coppie stabili. Storicamente alcune religioni come il Cristianesimo hanno avversato il sesso e sia Gesù che San Paolo hanno costantemente dichiarato che l’astinenza sessuale era la scelta migliore. Lo stesso Gesù non aveva mogli o amanti passando la vita terrena con i suoi discepoli in una completa rinuncia al sesso e alle tentazioni femminili e predicando per questo sino alla sua disgraziata messa in croce. Un cristiano che oggi volesse considerare Gesù come modello di vita terrena, dovrebbe privarsi di ogni attività sessuale senza considerare che per i più antichi testi cristiani giunti fino a noi, Gesù fu anche concepito senza sesso. Il modello di rigorosa castità del Cristo non era proponibile per non rischiare l’estinzione e allora San Paolo ricorse a una alternativa meno alta ma altrettanto santa, l’obbligo del matrimonio. Nella Prima lettera ai Corinzi Paolo dettò la famosa frase che sembrava condannare definitivamente la sessualità nella cultura cristiana: se non sanno vivere in continenza, si sposino; è meglio sposarsi che ardere.
Contemporaneamente si inaugurava un’uguaglianza tra i due coniugi assolutamente inedita per le società antiche. Da allora con il passare dei secoli la Chiesa ha sempre difeso la sacralità del matrimonio, entrando con forza nel controllo della sessualità umana pur non avendone “teoricamente” le competenze ma assumendo, spesso e volentieri, il ruolo di cane da guardia inibitore. Se la sessualità umana ha sorpreso in passato, sorprende anche oggi con i risultati di sondaggi qualificati. Secondo l’ultimo rapporto Censis-Bayer, in Italia un ragazzo su tre fa solo sesso virtuale, mentre oltre un milione e 600mila giovani tra 18 e 35 anni non ha mai avuto rapporti sessuali e ancora circa 220mila coppie stabili, della stessa fascia di età, dichiarano la propria astinenza dal sesso. Moltissimi ragazzi lamentano disfunzione erettile ascrivibile alla virtualizzazione del rapporto, all’eccesso di pornografia e di autoerotismo, i cervelli degli adolescenti sono sottoposti a una continua “masturbazione cerebrale” con gli stessi effetti deleteri di alcol e droghe. Generalmente una qualsiasi dipendenza provoca il rilascio della dopamina, il trasmettitore della ricompensa, la dopamina viene rilasciata anche nell’eccitazione sessuale per cui anche la pornografia può provocare dipendenza e alla fine una diminuzione del piacere da eccitazione sessuale o il cosiddetto craving pornografico. La pornografia è più eccitante che appagante poiché il cervello ha due sistemi diversi, quello dell’eccitazione “appetitivo” connesso con la dopamina e quello della gratificazione “consumatorio” connesso con il rilascio di endorfine che danno rilassamento e benessere. Gli uomini davanti ai monitor a guardare siti porno sono come cavie sottoposte a scariche di dopamina, anche facendo poi sesso con la propria partner, queste immagini ritornano prepotentemente, si sentono meno eccitati e progressivamente indifferenti e poi astinenti. *In questa situazione ingarbugliata sono giunte le parole del pontefice Papa Francesco: «Il sesso è dono di Dio e la castità non va confusa con l’astinenza», la confusione per ora aumenta!
Il commento giornalistico
Da alcuni anni ormai si parla di quella che è stata battezzata come ‘recessione sessuale’: stiamo attraversando un’epoca in cui si fa poco sesso, affermano osservatori e studiosi di ogni genere, e in particolare sarebbero i giovani della Gen Z quelli meno attivi sotto le lenzuola – molto meno di quanto lo erano i loro genitori o i loro nonni. Diversi sono i dati a supporto di questa tesi, e vanno dai semplici sondaggi alle analisi sociologiche (secondo uno studio pubblicato su Archives of Sexual Behavior, per esempio, l’americano medio oggi fa sesso almeno nove volte di meno di quanto facesse negli anni ’90), e da tempo si stanno indagando cause e conseguenze di questa astinenza collettiva: porterà le persone ad essere sempre più sole, meno empatiche, meno in salute?
A onor del vero, c’è anche chi ritiene che si tratti di una prospettiva errata, frutto di un’incomprensione generazionale: la vita sessuale dei Millennials e della Gen Z è semplicemente diversa da quella dei Boomers o della Gen X. L’erotismo ha oggi delle prospettive più ampie, l’idea di piacere è smarcata dal rapporto penetrativo come unica possibilità, è la versione di chi respinge la teoria della recessione sessuale.
La sfera sessuale, ha subito mutazioni come è accaduto altre volte nella storia, ma la tecnologia le ha accelerate e rese talmente pervasive da rendere difficile elaborarle. Tra dating app, sexting, ghosting, gamification, ci sono le costanti sollecitazioni di una società che adotta codici e linguaggi iper-sessualizzati ma che, nei fatti, ha perso da tempo la voglia di sporcarsi con l’altro (ricordiamolo, nel sesso, quello analogico, ci sono gli odori, i sapori, gli umori…). Ma ciò che è cambiato davvero, a mio avviso, è qualcosa di più profondo, più intimo, che ha a che fare con la percezione del proprio corpo e del proprio sé; qualcosa che incide sul rapporto con l’altra persona, alla quale spesso preferiamo un’illusione di alterità, sottraendoci al rischio e alla fatica – ma anche alla gratificazione – della relazione reale.
Il digitale ci ha promesso facilitazioni su ogni fronte dell’esistenza, e spesso le ha procurate, ma non è stato un processo gratuito: ci ha modificati profondamente, anche nella nostra sfera più primordiale, più vitale.