Di Francesco Maria Luongo

Qual è l’evento più importante di questo momento? Se pensate che la risposta siano le Olimpiadi di Parigi 2024 (e tutte le polemiche intorno ad esse), allora la macchina politica ha compiuto a dovere il suo lavoro. Mentre i politici nostrani dibattono di rappresentazioni di quadri e della sessualità di una pugile algerina, ecco che passa in secondo piano (se non addirittura terzo o quarto) il più grande scambio di prigionieri tra Russia e NATO dall’inizio della Guerra Fredda.
Andiamo per ordine.

La vicenda inizia il 30 luglio, quando un gruppo di dissidenti politici viene trasferito dalle carceri in cui risiedevano verso una destinazione sconosciuta. La situazione si infittisce il giorno dopo quando avvengono movimenti tra Dubai, Minsk e Berlino. Queste ultime due hanno in comune la circostanza che in esse sono carcerati due soggetti interessanti per la Russia e l’Occidente: Rico Krieger e Vadim Krasikov. L’uno agosto arriva la conferma della Casa Bianca che sancisce lo scambio di 24 prigionieri totali.

La Russia offre i suoi dissidenti politici e in cambio riceve da Germania, Slovenia, Norvegia, Polonia e Stati Uniti le spie fedeli al regime. Il compito di gestire e coordinare le operazioni è affidato all’intelligence turca e infatti viene scelta Ankara come località dello scambio. Tutto avviene con successo: a Colonia un gruppo di russi accoglie i dissidenti politici mentre le spie sono ricevute da Putin in persona. In particolare l’incontro tra Putin e Krasikov sembra uscito da un film comico: il presidente lo aspetta in giacca e cravatta con un tappeto rosso e dei mazzi di fiori. Lui invece scende dall’aereo in pieno stile gopnik russo: felpa dell’Adidas e cappellino con la visiera.

Chi sono dunque i 25 liberati?

Dalla Russia sono stati liberati: Evan Gershkovic, Vladimir Kara-Murza, Lilia Chanysheva, Ilya Yashin, Ksenia Fadeeva, Andrey Pivovarov, Paul Whalian, Alsu Kurmasheva, Oleg Orlov, Sasha Skochilenko, Dieter Voronin, Kevin Lik, Rico Krieger, Patrick Schoebel, German Moyzhes e Vadim Ostatim. I loro crimini spaziano dal diffondere “informazioni false” a collaborazione con organizzazioni “indesiderate” fino allo spionaggio e all’alto tradimento. In realtà abbiamo davanti giornalisti, attivisti, politici e artisti che si sono schierati a favore dei diritti umani e contro il regime di Putin. In particolare per i loro impegni, Kara-Murza ha vinto il Premio Pulitzer e Oleg Orlov il Premio Nobel per la Pace. Invito il lettore ad approfondire l’operato di queste figure.

L’Occidente invece ha liberato: Vadim Krasikov, Artem Dultsev, Anna Dultseva, Mikhail Mikushin, Ravel Rubtsov, Roman Seleznyov, Vladislav Klyushin e Vadim Konoshchenok. La maggior parte di loro sono spie mentre Seleznyov e Klyushin sono stati coinvolti in reati informatici. Krasikov già l’ho citato: è stato arrestato a Berlino per l’omicidio del ceceno Zelimkhan Kangoshvili. Artem e Anna sono marito e moglie e hanno mantenuto così bene la loro copertura che nemmeno i loro due piccoli figli, Sofia e Daniel, sapevano del vero lavoro dei genitori.

Avete notato che i prigionieri sono passati da 24 a 25?

Non è un errore di scrittura. In realtà nei piani originali, la Russia avrebbe dovuto liberare un altro detenuto, tragicamente morto a febbraio di quest’anno che conosciamo molto bene: Aleksej Navalny.

Chi vince e chi perde da questo scambio?

Sicuramente ci guadagnano i Democratici americani: il successo dell’operazione è un altro punto a favore dell’amministrazione Biden-Harris che adesso ha maggiori possibilità di battere Trump e Vance alle elezioni di novembre. Anche la Russia ci guadagna: questi uomini sono considerati eroi in patria e l’immagine di Putin ne gioverà sicuramente. Chi invece perde siamo noi, poveri comuni cittadini, che, a colpi di panem et circensem e dividi et impera, siamo esposti dalla politica a inutili polemiche e siamo privati dei veri fatti che possono determinare il futuro del mondo.

Ringrazio Giovanni Savino, storico e ricercatore alla Federico II, esperto di Russia e gestore del Canale Telegram “Russia ed altre sciocchezze”. Le informazioni contenute in questo articolo provengono da lui.

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