Di Daniele Piro 

Ci sono medaglie che passano, altre che restano, ed alcune sfiorate che valgono come una vittoria.Nella disciplina olimpica del tennis dovevamo provare a sfatare un tabu’, ovvero vincere una medaglia. Ci era riuscito Paolino Canè nel 1984 a Los Angeles, ma allora il tennis era solo dimostrativo. Quest’anno a Parigi nutrivamo grandi speranze con Jannick Sinner che ci arrivava da numero uno del ranking, fin quando una tonsillite lo ha costretto al ritiro.

Siccome lo sport nazionale dell’italiano medio è parlare sempre e comunque di chiunque, sono subito arrivati i bravi multicommentatori e multisaccenti che hanno riversato su Jannick critiche a valanga, illazioni, ipotesi fantasiose sul suo ritiro, adducendo le scuse più fantasiose: “ l’Olimpiade non faceva ranking”, “non era abbastanza remunerativa”, “semplice tonsillite? Chissà che malattia ha e non ce lo dicono”, fino ad arrivare al “troppo sfinimento fisico per prestazioni troppo…intense fra le lenzuola con la sua attuale compagna” (giuro che ho letto anche questa).

Tralasciando le facili ironie da social de “noantri”, per il tennis azzurro è stata una bella mazzata non potendo più contare sull’atleta altoatesino, arrampicatosi fino ai vertici della classifica. Peccato che al suo posto non sia potuto subentrare Matteo Berrettini, che, dopo le tormentate ultime stagione nelle quali si era un po’ perso (ed anche su di lui se ne sono dette di ogni genere), quest’anno stava ritrovando una forma smagliante con le vittorie in serie di Marrakech, Gstaad e Kitzbuhel e con un ‘epica partita a Wimbledon persa proprio con Sinner, ma solo ai tie -break. Vittorie che hanno riportato l’atleta romano fra i primi 40 al mondo. Purtroppo il regolamento olimpico prevede che un giocatore infortunato possa essere sostituito solo da uno già presente ai Giochi nel tabellone del doppio e così il suo posto è stato preso da Andrea Vavassori, del quale si sono subito perse le tracce. Ma anche in questa occasione il tennis ha trovato la sua araba fenice, sia in campo maschile che in quello femminile. Fra gli uomini è salito prepotentemente alla ribalta Lorenzo Musetti che è partito col botto vincendo con il rodato tennista di casa Gael Mofils, ha proseguito la marcia battendo Navone al secondo turno, si è sbarazzato di Fritz negli ottavi ed ha compiuto un vero proprio capolavoro con il detentore olimpico del titolo Zverev nei quarti, arrendendosi in semifinale a quel Nole Djokovic che ha poi messo in bacheca l’ultimo trofeo che mancava alla sua collezione.

Lorenzo ha poi completato l’opera andando a prendere il bronzo (sinceramente inaspettato) contro il canadese Aliassime raggiungendo uno storico risultato per lui e per la nostra Nazionale.Meglio di lui ha fatto in campo femminile il doppio formato da Jasmine Paolini e Sara Errani. A vederle sembrano due scricchioli di ragazze, piccoline ma toste che però in campo si completano in ogni cosa. Giovincella la prima, veterana di lungo corso la seconda; la prima tira bordate terrificanti che viene quasi da chiedersi da dove prenda tutta la forza necessaria, la seconda maestra di angoli impossibili e smorzate micidiali. Sempre serene e soprattutto sorridenti, molto loquaci nelle interviste, le nostre atlete, al termine di una partita al cardiopalma, hanno sconfitto in finale la coppia russa Andreeva / Shnaider dopo un tie break mozzafiato vinto 10-7, mitigando cosi le sconfitte partite nei due singolari in cui Errani era scesa in campo quasi per onor di firma, mentre la nativa di Castelnuovo di Garfagnana era uscita un po’ a sorpresa negli ottavi con la slovacca Schmiedlova.

Un bronzo ed un oro che dimostrano quanto il tennis italiano sia salito di livello nell’ultimo biennio, con un movimento in continua crescita ed un appeal sempre maggiore fra neo praticanti e telespettatori sempre più numerosi incollati davanti agli schermi nei vari tornei trasmessi.Nothing is impossible e mai come stavolta l’Italia del tennis e delle medaglie che non ci aspettavano, ma soprattutto delle medaglie che saranno ricordate, ce lo ha dimostrato.

In attesa del rientro nel circuito del “carotone “ nazionale e del miglior Berrettini.

Scugnizzo69

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