La parola all’esperta : Paola Francesca Moretti
Si cerca di capire chi ha ucciso Sharon Verzeni e il movente di tale brutale delitto. Gli inquirenti sono sulle tracce dell’assassino, ma occorre tempo per visionare le immagini acquisite dalle 50 e passa telecamere disposte lungo il percorso che di sera Sharon era solita fare. Ė proprio dai video che gli investigatori sperano di poter trarre informazioni utili ad individuare il possibile omicida.
Intanto l’idea che un killer si aggiri indisturbato di notte per le strade della città ha gettato nel panico gli abitanti. In questa calda, troppo calda estate, la gente di Terno d’Isola preferisce il fresco dei condizionatori di casa propria alla frescura serale dei giardini pubblici. Impossibile non essere solidali e comprensivi verso lo stato d’animo dei concittadini di Sharon, ognuno di essi teme di fare la stessa fine della giovane. Il livello di preoccupazione è veramente alto.
Chi era Sharon Verzeni?
Facciamo un passo indietro per capire chi era Sharon Verzeni. Aveva 33 anni e faceva la barista. Una vita apparentemente senza ombre, una giovane tranquilla con l’abitudine di fare una passeggiata al crepuscolo per le vie del paese. Nella notte tra il 29 e il 30 luglio scorso, qualcuno decide che Sharon non ha più diritto di vivere. In via Castagnate, la 33enne viene brutalmente accoltellata, la mano assassina infierisce sul corpo inerme con ben 4 coltellate, tre alla spalla e una al petto. Un omicida senza volto e con sé un coltello e, guarda caso, pugnala Sharon in un angolo cieco alle telecamere. La strada a senso unico, nascosta agli occhi elettronici, rappresenta il luogo ideale per tendere un agguato.
La vittima non ha avuto modo di accorgersi di nulla, un attacco improvviso e da vigliacchi perché teso alle spalle. Dal referto autoptico si evince che sul corpo della giovane non sono presenti ferite da difesa, solo delle ecchimosi su un braccio.
Se l’omicida aveva con sé un coltello, si può ipotizzare la volontà di uccidere? Una persona qualsiasi o proprio Sharon Verzeni? La risposta a questa domanda è di rilievo ai fini delle indagini. La barista trova la morte in una strada priva di telecamere, si può supporre che l’assassino ne fosse a conoscenza perché del luogo o perché ha studiato prima il tragitto premeditando tutto? Al momento, non viene esclusa nessuna pista. Sotto la lente degli investigatori ci sono tutti gli elementi attinenti il caso.
Cosa scatta nella mente di un assassino?
L’omicidio della giovane Sharon mi ha portato a riflettere su cosa scatta nella mente di un assassino. La mia riflessione non è specifica del caso dal momento che non ho elementi a sufficienza per un’analisi dettagliata, ma una considerazione generale.
Astrattamente consideriamo un omicida seriale. Si può affermare che sin da piccolo ha subito dei forti traumi, perpetrati negli anni. Nella maggior parte dei casi si tratta di maltrattamenti vissuti in famiglia, di abusi sessuali, di un ambiente famigliare disgregato con genitori incuranti, collocato in istituti per orfani o case famiglia. Il peso delle violenze che ha dovuto patire da piccolo costituisce uno shock di tale entità da influenzarne la personalità. L’omicida seriale è freddo, calcolatore, privo di empatia, senza cuore. Un soggetto che è stato privato di affetto, cure e protezione genitoriale, dunque, non ha avuto modo di sperimentare emozioni e sentimenti positivi. Ha conosciuto e fatto esperienza solo di atti violenti. In un omicida seriale vive un fanciullino mai amato e desiderato.