Milano, 14 ago. (Adnkronos) – Il carcere più affollato d’Italia. Le celle di San Vittore ospitano 1.007 detenuti, a fronte di una capienza effettiva di 450, con una percentuale di detenuti stranieri che tocca il 75%. Più della metà dei detenuti, circa 650, ha dipendenze da droghe o farmaci, mentre circa 200 detenuti soffrono di un disagio psichico certificato. L’indice di sovraffollamento è di circa il 231% contro una media nazionale del 130%. Numeri che nascondono storie di persone che combattono il caldo con cartoni alle sbarre – ieri sera la temperatura interna superava i 33 gradi – o curano (sul davanzale) una piantina di peperoncino per coltivare la speranza.
Donne e uomini che soffrono l’eterna emergenza del sovraffollamento e che oggi hanno ricevuto in visita una delegazione di avvocati, composta tra gli altri dal presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano Antonino La Lumia e dalla presidente della Camera penale di Milano Valentina Alberta, da Stefania Amato dell’Osservatorio Carcere Ucpi e dall’avvocato Alessandro Giungi, insieme ai parlamentari Sandro Sisler (FdI), Antonella Forattini (Pd) Celestino Magni (Avs) e alla consigliera di Regione Lombardia Paola Pollini (5 Stelle). Invitati, ma assenti, i magistrati della Sorveglianza.
Tra celle chiuse, assenza di ventilatori e carenza di personale, meno 150 rispetto alla pianta organica, il direttore Giacinto Siciliano fa gli onori di casa a pochi mesi dal suo addio al carcere San Vittore. “Un’esperienza toccante e drammatica” la definisce il presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano La Lumia, il quale rispetto a “esigenze urgenti”, come il sovraffollamento, chiede risposte alla politica “capaci di fare la differenza. In uno Stato di diritto, i condannati non possono essere considerati dannati: occorrono coraggio e visione, è necessario porre in atto un meccanismo virtuoso che all’esecuzione della pena sappia coniugare l’appropriatezza della misura. È necessario porsi la domanda se sia davvero sempre e solo il carcere l’unica soluzione possibile”.