Di Daniela Piesco Direttore Responsabile
“Colui che è pronto a vedere e a giudicare il male nelle altre persone, racchiude dentro di sé il seme di quello stesso male.” – Paramhansa Yogananda
Diciamo che, il non giudizio, fa parte della nostra natura umana. Nasciamo senza utilizzare questo filtro. Solo che poi, fin da piccoli, ci viene insegnato a giudicare tutto e tutti. Tutto viene etichettato: bello, brutto; buono, cattivo; utile, inutile, etc.
Una volta adulti, la nostra mente non è più in grado di smettere di farlo. Diviene automatico. E finiamo per vivere solo in base al nostro giudizio. E perché questo costituirebbe un problema per la nostra salute mentale?
Perché il giudizio non è verità. E’ come se ogni volta indossassimo degli occhiali, come quelli colorati per vedere in 3D di tempo fa. Non vediamo le cose per come sono, ma per come le giudichiamo. Questo ci impedisce di vivere veramente. Giudicare è smettere di imparare.
Imane Khelif ha affrontato una tempesta social, mediatica e sportiva per via delle sue caratteristiche fisiche: un livello di testosterone più alto della norma. Più alti livelli ormonali, hanno accusato alcuni commentatori, l’avrebbero avvantaggiata in quanto a forza fisica e resistenza allo sforzo e al dolore.
L’atleta è stata vittima di una campagna misogina, razzista e sessista.
Dopo l’abbandono del combattimento, nel primo minuto, della sua avversaria al primo turno, l’italiana Angela Carini, l’algerina è stata vittima sui social network di una campagna di odio e di disinformazione, improntata al razzismo, presentata come una “uomo che combatte le donne”.Una parte del mondo politico italiano ha preso una posizione netta, sollevando il caso e alzando i toni, trovando sponda all’estero, dalla Russia all’Ungheria, negli Usa lo stesso Trump è arrivato a definire Khelif una ‘transgender’, mentre Musk e Rowlings sono intervenuti rilanciando l’hashtag “#StandWithAngelaCarini”, con l’azzurra mostrata come una vittima di chi l’ha fatta “combattere contro un maschio”.
L’Algeria ha strenuamente difeso l’atleta, scegliendola come portabandiera nella cerimonia di chiusura e tributandole un trionfo al ritorno.
Tutta questa vicenda mi ha fatto tornare alla mente una pratica in vigore in Danimarca sulle biblioteche umane. Si avete letto bene le biblioteche umane , dove i libri sono le persone.È un’iniziativa nata per combattere i pregiudizi, raccontati da chi normalmente li subisce.
Esiste un particolare tipo di biblioteca dove anziché prendere in prestito un libro ci si può far raccontare da una persona la sua storia.L’idea è far conoscere le storie di persone che appartengono a categorie più o meno emarginate o subiscono discriminazioni di qualche tipo, per far superare i pregiudizi che potrebbero avere nei loro confronti. Un evento della Human Library è uno spazio aperto in cui ciascun lettore o lettrice è invitato a instaurare un dialogo aperto con il proprio libro “umano”, ovvero una persona disposta, su base volontaria, a raccontare la propria storia e a rispondere alle domande di chi la ascolta.
Ognuna di queste persone è identificata da un titolo corto e descrittivo, per esempio “Transgender”, “Ex alcolista”, “Vittima di violenze sessuali” o “Persona con grave disabilità”, proprio come se fosse un libro; ciascuna rappresenta un gruppo sociale che è oggetto di preconcetti o discriminazioni per via della sua identità di genere, delle sue esperienze di vita o della sua religione, ma anche per il suo aspetto fisico, per la sua nazionalità o per il suo stile di vita.
L’obiettivo dell’iniziativa è quello di “unjudge someone”, ovvero smettere di giudicare qualcuno.
Ora perché si tende a giudicare qualcuno?Il problema non è l’ignoranza altrimenti dovremmo ammettere che siamo governati da incolti senza precedenti.
Facciamo un po’ di chiarezza. Siamo tutti ignoranti, io per prima.Forse un tempo poteva esistere un uomo preparato in tutti i campi, ma oggi non è possibile. Io per esempio non capisco niente di musica. E peggio ancora di quali funghi si possano mangiare e quali no. Non saprei fare una operazione chirurgica.
Siamo tutti colti e ignoranti.
Direste mai a una vecchietta di paese vestita di nero che è ignorante? Quella cucina meglio di qualsiasi chef stellato, sa riconoscere le erbe, il bene e il male.
Il problema è quando l’ignorante diventa arrogante.
Esiste una dimostrazione scientifica, chiamata «effetto Dunning-Kruger». Dice che gli ignoranti sono più presuntuosi di chi ha studiato. Perché pensano di sapere tutto.Invece chi ha studiato ha capito che le cose che non sa su una determinata materia sono infinte, e diventa umile. La conoscenza lo rende umile.
Perciò ognuno di noi ha il diritto di restare ignorante. Ma fondamentale sarebbe restare sempre umili, impare più di quanto si voglia insegnare e ascoltare più di quanto si voglia dire .
Perché appena si alza la cresta e ci si mette su un piedistallo, si dimostra inevitabilmente di essere ignoranti.E in maniera irreparabile
Le storie dei “libri viventi” hanno un impatto profondo su chi le ascolta, anche se è poco probabile che un’esperienza di questo tipo cambi le opinioni più radicate.
Però può essere utile per mantenere una mente più aperta,anche se non è affatto necessario smettere o lasciar cadere la tendenza di giudicare le persone, bisogna però comprendere perché si giudica e in che modo si può giudicare.
È bene tenere presente che si può giudicare solo il comportamento perché solo il comportamento è accessibile, non si può giudicare la persona perché la persona è nascosta dietro il suo agire, la persona è un mistero. Dunque si puo’ giudicare l’azione ma mai l’essere e l’azione è irrilevante, un giudizio sull’essere attraverso l’azione non sarà mai corretto.