Matilde Serao, ma chi? ʼA Segnora?
Si, proprij leje.
L’incipit del mio pezzo vuole essere, in primis, un tributo alla ricchezza espressiva della lingua napoletana, che raccoglie nella musicalità dei suoni la vivacità e la bontà d’animo dei suoi parlanti. In secundis, introduce la protagonista dell’articolo, la scrittrice e giornalista Matilde Serao, la quale era ben nota al popolo partenopeo e viceversa. Infatti, la Serao conosceva talmente bene gli abitanti di Napoli che coniò questa pillola di saggezza: “Il popolo napoletano, che è sobrio, non si corrompe per l’acquavite, non muore di delirium tremens; esso si corrompe e muore per il lotto. Il lotto è l’acquavite di Napoli”.
Una descrizione che Matilde, da brava cronista, scrisse nella sua opera “Il ventre di Napoli”, una sorta di libro inchiesta sulle condizioni precarie in cui versava una delle città più importanti dell’Italia appena unificata. Napoli e i suoi abitanti, vittime dell’epidemia di colera, per molto tempo, rimasero sospesi in una sorta di limbo costituito dalle frasi di circostanza ripetute a mo’ di cantilena dai rappresentanti delle istituzioni.
Chi era Matilde Serao?
Uh! Bella domanda. Figlia di Francesco Serao – avvocato, giornalista mediocre e incolore della redazione del Pungolo – e di Paolina Borely appartenente a una famiglia greca di stirpe nobile ridotta in povertà. Matilde, spesso, accompagnava il padre sul posto di lavoro, è verosimile pensare che abbia sviluppato il fine piacere per l’odore dell’inchiostro sfogliando le grandi pagine fresche di stampa dei giornali.
Matilde era una bimbetta vispa e paffutella, con i capelli scompigliati, sbrindellata e mai in ordine. Bon ton? Che sarà mai sta roba? Amava scorrazzare in strada con il prillo, e rientravano nella categoria optional il savoir faire e la delicatezza. Matilde, però, sapeva controbilanciare queste sue manchevolezze caratteriali con l’essere una buona forchetta, maccheroni e dolci rappresentavano i suoi più grandi peccati di gola. E, si sa, ognuno compensa come meglio può i propri disequilibri, e la piccoletta non ne aveva pochi. Andare a scuola? Ma manco per sogno! Matilde imparò a scrivere, leggere e a far di conto all’età di 9 anni. Ebbe come maestra la mamma, che povera donna fu costretta a letto per molto tempo a causa di una malattia alle corde vocali che, secondo i cronisti dell’epoca, fu dovuta alla sua professione di istitutrice.
La metamorfosi Serao
E, poi… dalla crisalide venne fuori una meravigliosa farfalla. Matilde Serao compì come le farfalle una metamorfosi a quattro stadi: una bimba sciatta e grassoccia, svogliata nello studio, priva di buone maniere fino a diventare ʼA Segnora, appellativo che si era guadagnato come prima donna in Italia ad aver fondato un quotidiano, Il Giorno, che a detta del magnifico Carducci risultava essere: “il giornale meglio scritto di tutto il Paese”. Insieme al marito Edoardo Scarfoglio, la Serao fondò anche il “Corriere di Roma”.
La nostra amabile Matilde si fece notare pure per il suo stile anticonvenzionale di fare giornalismo. E, già, quella rubrica “Colloquio col pubblico” avviata sul settimanale Mattino-Supplemento le valsero la qualifica di new journalist dei nostri tempi.
Spetteguless…
Ma no, bersaglio pure lei di pettegolezzi? Ebbene, sì. Matilde e il marito Edoardo Scarfoglio finirono sotto la lente degli inquirenti. Nel 1901, nelle vesti di senatore, Saredo si pose a capo di una commissione d’inchiesta avente come scopo quello di effettuare delle indagini sull’amministrazione comunale di Napoli e i suoi presunti rapporti con la criminalità organizzata. Come gli ignari topolini i due coniugi finirono nella trappola tesa dagli investigatori. Furono accusati di corruzione e di aver ricevuto mazzette in cambio di raccomandazioni a un assessore. La replica alle accuse non tardò a palesarsi, arrivò niente meno dalle pagine del “Mattino” – altro giornale fondato da Serao insieme a Edoardo – e che nell’ opinione di molti era divenuto bersaglio di un’indagine controllata dai nazionalisti bellicisti allo scopo di mettere un bavaglio tanto ai progressisti quanto ai moderati.
La Serao si sarebbe limitata a guardare? Scherzi? Chi di spada colpisce di penna perisce… “Scrivere. Questo è il mio mestiere. Questo è il mio destino. Scrivere fino alla morte”.
Intelligenti pauca sufficiunt