L’ editoriale del Direttore Daniela Piesco
Il caso Meloni-Lollobrigida solleva una domanda cruciale: che ruolo giocano oggi le ideologie?
Se da un lato si celebra la loro scomparsa, dall’altro si assiste alla loro camaleontica sopravvivenza, nascoste sotto nuove vesti. La destra e la sinistra, un tempo portatrici di visioni del mondo ben definite, sembrano ora più impegnate a rincorrere il consenso facile, manipolando valori che un tempo erano sacri.
L’ideologia diventa così uno strumento al servizio del potere, pronto a essere sacrificato sull’altare dell’opportunismo politico.
La richiesta di privacy da parte di Arianna Meloni, pur legittima, suona quasi come un paradosso in un contesto in cui la politica italiana ha spesso sfruttato la vita privata dei suoi esponenti per ottenere consensi.
La destra ha fatto del valore della famiglia tradizionale un vessillo, e ora si trova a fare i conti con la realtà di un matrimonio che fallisce. Ma in questo circo mediatico, è difficile stabilire dove finisce il diritto alla privacy e dove inizia il dovere di trasparenza verso l’elettorato.
Il confine, labile e mutevole, è dettato dalle convenienze del momento.
Non è una novità che la moralità venga usata come arma politica, ma l’asprezza con cui viene brandita oggi è sintomo di una profonda crisi ideologica.
La destra accusa la sinistra di moralismo, ma non esita a usare la stessa retorica quando conviene.
La sinistra, dal canto suo, si proclama paladina di una moralità superiore, ma non è immune dagli stessi vizi che denuncia.
In questo gioco al massacro, la moralità si trasforma da principio etico a merce di scambio, perdendo ogni valore autentico.
Le separazioni, i fallimenti personali, sono parte della vita di chiunque, anche dei politici.
Ma quando diventano oggetto di pubblico ludibrio, la politica si degrada a spettacolo indecoroso. È facile per i media e gli avversari politici trasformare i drammi esistenziali in munizioni per l’attacco.
Ma cosa si ottiene, oltre a qualche titolo sensazionalistico?
Sicuramente non un dibattito serio sui reali problemi del Paese, che restano sullo sfondo mentre i protagonisti della scena si scambiano colpi bassi.
In questo panorama desolante, è difficile scorgere una vera battaglia ideologica. Le discussioni si riducono a slogan vuoti, i valori a pretesti per giustificare ogni sorta di bassezza. L’ideologia, un tempo fonte di ispirazione e guida per l’azione politica, è ormai ridotta a simulacro.
Dietro di essa si nasconde il nulla, un vuoto di idee che si riempie di polemiche sterili e contrapposizioni artificiose. È un gioco al ribasso, in cui vince chi riesce a sfruttare meglio il cinismo della massa.
Mentre la politica si dibatte in questo fango, i problemi reali del Paese restano irrisolti
La disoccupazione, la crisi economica, il degrado sociale sono questioni ben più urgenti delle vicende personali di un ministro o di un leader di partito.
Eppure, è proprio su questi dettagli insignificanti che si concentra l’attenzione, distogliendo lo sguardo dalle vere emergenze. In questo clima di confusione generalizzata, dove non ci sono più santi né eroi, carnefici né vittime, l’Italia si avvicina sempre più a uno sfascio morale e politico.