Colpito da una tempesta il veliero super tecnologico, dal valore di mercato stimato intorno ai trenta milioni di euro, è adagiato sul fondale delle acque al largo di Palermo dallo scorso 19 agosto. Un’imbarcazione che, secondo diversi ingegneri nautici era dotata di notevole stabilità e solidità, eppure è stata prima spostata forzatamente da un violento vortice d’aria e poi risucchiata dalla forza gravitazionale della mareggiata.
Il Bayesian si è inabissato solo perché la natura gli si è rivoltata contro oppure bisogna mettere in conto l’errore umano?
E, poi, quelle bizzarre coincidenze che sobillano il pensiero tanto da indurlo a credere che le teorie complottiste potrebbero avere un fondo di verità.
Complottisti o meno, l’inchiesta continua sotto gli occhi attenti della stampa nazionale e internazionale. Nessuna pista esclusa, gli inquirenti indagano a 360 gradi, ogni elemento viene meticolosamente esaminato, anche se poi, quello che giunge a noi tramite i cronisti è solo una parte infinitesimale delle indagini, come è giusto che sia.
Un fatto di cronaca che nel suo doloroso epilogo fa molto rumore per lo status sociale delle persone coinvolte, vittime e superstiti.
Personaggi di spicco della società londinese, professionisti di un certo calibro con ruoli di primo livello in prestigiose aziende e un fatturato annuo a diversi zeri, giusto per intenderci.
La sindrome del più fortunato
Dopo il recupero fisico dei sopravvissuti si è pensato al loro benessere psichico fornendo loro supporto psicologico. Ecco, a tale proposito mi sono chiesta: “Dopo un trauma del genere i superstiti hanno provato il senso di colpa di chi resta? Quella strana sensazione denominata la sindrome del più fortunato?”.
Al momento solo domande senza risposte, giacché, hanno preferito non avvalersi del sostegno dello psicologo, e 6 dei 15 viventi sono già rimpatriati.
Il discorso su tale sintomatologia è assai interessante, origina da un evento traumatico. Secondo lo studioso Kubany, “il superstite ravvisa il peso di vivere una situazione di privilegio alle spalle di altri o rispetto a individui che hanno riportato maggiori danni”.
E, chissà, se il personale di bordo avverte il senso di responsabilità dei sopravvissuti, e riconosce di non aver fatto abbastanza per prevenire la sciagura e le conseguenze nefaste. Verosimilmente su quest’ultimo punto dell’inchiesta si potrebbe avere maggior fortuna e riuscire ad avere una risposta dal momento che, ora ufficialmente, ad essere indagato per naufragio e omicidio colposo plurimo è il comandante del veliero. In un quadro ombrato da misteri e dubbi, si staglia sullo sfondo del mare la cornice fatta di speranze, ricordi di giorni belli ma soprattutto di sogni che non avranno mai modo di essere realizzati.