Di Paola Francesca Moretti 

Alla luce dei recenti fatti di cronaca che hanno visto l’arresto di Durov, fondatore dell’App Telegram, e il massiccio attacco all’Ucraina, mi sono chiesta semmai potesse esserci un nesso. Prima, però, di valutare una possibile risposta, credo sia meglio fare un passo indietro e analizzare i due eventi.

Parto da Pavel Durov. Arrestato lo scorso 29 agosto a Parigi, poi rilasciato in libertà vigilata, dietro una cauzione di tutto rispetto, di quelle a diversi zeri finali, oltre il divieto di allontanarsi dalla Francia. Al 39enne di origini franco-russe, la Procura parigina ha contestato diversi e gravi reati, ad esempio, quelli di non aver adottato adeguate misure atte a contrastare l’uso criminale del servizio di messaggistica da parte degli abbonati, l’assenza di moderazione, la mancata collaborazione con le forze dell’ordine nella lotta alla pedopornografia. Va specificato che la politica aziendale della piattaforma Telegram ha sempre puntato sull’indipendenza evitando schieramenti politici mediante i suoi sistemi di scrittura crittografati. E, come ogni medaglia, questa impostazione rappresenta il rovescio, poiché per tali connotazioni le organizzazioni terroristiche e delinquenziali ne hanno fatto il loro mezzo principe per trasferire denaro e informazioni segrete.

Come, dunque, non prendere in considerazione l’ipotesi che Telegram sia stato pure usato da gruppi di facinorosi nei confronti di governi dispostici dominanti nei propri territori per organizzare operazioni di arruolamento? Suggestioni o fatti reali? L’inchiesta da parte della preposta autorità parigina è solo all’inizio, una volta scoperchiato il vaso di Pandora ci si può aspettare che fuoriesca di tutto e di più.
Negli ultimi giorni la Russia ha sferrato un duro attacco aereo sul territorio ucraino. Obiettivo primario del lancio di missili e droni sono state le centrali idroelettriche riducendo al minimo la fornitura di acqua, luce e gas. Zelensky sui canali social ha rinnovato il suo appello ai Paesi dell’Occidente affinché annullino le restrizioni sull’uso delle armi che inviano in Ucraina e lanciare, così, una controffensiva in territorio russo.

La cronaca ci restituisce un clima di alta tensione, e mi chiedo potrebbe esserci un nesso tra questi due uomini? E, ancora, se e quali effetti potrebbero avere le indagini in corso su Telegram rispetto alla guerra in Ucraina?
Da osservatrice di tali eventi, il nesso, dal mio punto di vista, è racchiuso in due parole: libertà e indipendenza. Durov e Zelensky sono i protagonisti del momento, che su fronti differenti – ma forse non tanto – e con modalità diverse – ma a smentire e/o confermare ciò saranno gli esiti dell’inchiesta – combattono un’ardua battaglia allo scopo di ottenere il riconoscimento di diritti fondamentali, ovvero, essere uomini liberi e indipendenti. Un tempo le masse erano in balia del tiranno di turno, gente povera, bisognosa, tenuta nell’ignoranza che fungeva da garanzia di sottomissione al potere e al controllo. Ora, la tecnologia permette un salto di qualità, la diffusione della cultura e la soppressione dell’oscurantismo, ma al contempo si rivela pericolosa per i capi dei regimi totalitari perché recide catene e toglie i bavagli al pensiero democratico e all’informazione.

 

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