Lo scrittore Samuel Butler ha scritto: “Si può apprendere un’arte solo nelle botteghe di coloro che con quella si guadagnano la vita”.
Mentre il filosofo Denis Diderot ha detto: “Non avremo mai uno sviluppo scientifico e tecnico finché tutti gli artigiani tengono i loro segreti”.
Due affermazioni apparentemente contrastanti ma in realtà complementari, la prima rivolta alla constatazione dei fatti reali e coevi a Butler, la seconda proiettata verso un futuro progressista dettato dal pensiero illuminista.
Dalle osservazioni di queste due menti illuminate parte la mia inchiesta su quanto, oggi, possa essere difficile per i piccoli artigiani tirare avanti con la propria attività di “bottega”, o in termini più moderni, piccola impresa.
Non solo per il discorso del far quadrare i conti, infatti, diventa sempre meno raro constatare che le uscite superano di gran lunga le entrate, e in particolare perché il proprio manufatto, prodotto in serie, viene messo sul mercato a un prezzo appetibile grazie a sofisticati strumenti tecnologici: stampanti 3D, programmi di I.A, o per i comuni mortali, Intelligenza Artificiale. Tra i due prodotti, il consumatore quale sceglierà? Complessa la risposta poiché dipende da una molteplicità di fattori: età, sesso, status sociale, gusto personale, e così via.
Nell’attuale momento storico, l’I.A. riveste un ruolo sempre più centrale nella vita quotidiana di ogni singolo individuo, ed è un argomento che tocca da vicino il mondo dell’artigianato.
Cosa pensano gli artigiani salentini dell’Intelligenza Artificiale?
Ho avuto la possibilità di scambiare due parole con alcuni piccoli imprenditori salentini. Dalle loro esternazioni sono giunta alla conclusione che un gruppetto ben nutrito considera il progresso tecnologico una minaccia e non un beneficio per la propria attività. Gli artigiani non concepiscono l’Intelligenza Artificiale come dispositivo che va a integrarsi nei processi di produzione, una sorta di alleato, ovvero, quel braccio in più da cui trarre vantaggio. L’I.A. viene intesa solo e unicamente come strumento che si sostituisce alla manualità e all’estro umano, oltre che portare alla bancarotta.
Ovvio che questo non è il pensiero unico e predominante tra gli artigiani salentini. Vero è che su tutti aleggia il malcontento e il senso di sfiducia. D’altra parte quello che non si conosce, spaventa.
In ognuno di noi, imprenditori o meno, vi è la consapevolezza che l’I.A. sta modificando totalmente il mondo del lavoro. Sarà vero che verrà usata per creare nuovi posti di lavoro? Oppure le grandi imprese giocando al risparmio preferiranno sostituire il personale umano con quello robotico? Insomma operai 4.0.
Quello che posso affermare con certezza è che il countdown è stato avviato e non si ferma. Quindi ai piccoli artigiani non resta che adeguarsi ai tempi che evolvono, ripensarsi in toto e, perché no? Magari in prospettiva tech! In caso contrario, potranno trovare una magra consolazione nel pensiero del sociologo Jean Baudrillard: “La cosa triste, a proposito dell’Intelligenza Artificiale, è che manca l’artificio e quindi l’intelligenza”.