Da ieri mattina, al momento delle formazioni, si sa che Samuel Aldegheri stanotte a Los Angeles e’ diventato il primo lanciatore nato e cresciuto in Italia a debuttare in MLB.
Da ieri mattina lo sanno tutti, tranne la stampa italiana. Con le pregevoli eccezioni di chi mastica questo sport ed e’ rimasto incredulo e indispettito dell’indifferenza con cui quelli che non si interessano di baseball – cioè quasi tutti – tenderanno a sminuire la cosa.
Eppure no: Samuel Aldegheri in MLB è una grande notizia non per il baseball, ma per tutto lo sport italiano. E anche di più. Per un aspetto strettamente tecnico per nulla trascurabile: per come è il livello del basket italiano, che un nostro giovane cestista arrivi in NBA è un fatto eccezionale ma con una logica. Per la distanza siderale del nostro baseball da quello dei professionisti, che un ragazzo cresciuto da noi arrivi in MLB è un’impresa stratosferica.
Il baseball non è il basket, il baseball non si arriva in Major League direttamente dal campionato italiano come hanno fatto Belinelli o Gallinari in NBA. Nel baseball bisogna passare attraverso le Minors; occorre esercizio di disciplina e forza mentale che chi sta sminuendo questa notizia non può nemmeno immaginare. Semplicemente Sam, come tutti gli altri ragazzi stranieri e no delle Minors, ha dovuto arrangiarsi, sempre sotto esame giorno dopo giorno. In un ambiente in cui tutto è organizzato nei dettagli ma dove poi devi fare un sacco di cose, di sport e di vita, da solo.
E inoltre lui, più di altri arrivando da un baseball di periferia, ha dovuto migliorarsi. E lo ha fatto, allenamento dopo allenamento, partita dopo partita. In modo sorprendente, in una stagione in cui dal nulla i Philadelphia Phillies han deciso di cederlo nell’ambito di uno scambio. E’ finito in Alabama, nel Doppio A (per i non esperti del settore equivale alla serie C) degli Angels. E lì se ne stava, sereno, fino a ieri pomeriggio.
Poi, all’improvviso, bum: chiamato a Los Angeles. E, certifica il sito MLB, partente. Partente. Ovvero, in campo.
 La MLB, ovvero la lega professionistica americana di baseball, è letteratura, è cinema, è la storia dell’ultimo secolo e mezzo degli Stati Uniti d’America. Come gli altri sport non sono. Che stanotte sul monte di lancio a Los Angeles sia salito un ragazzo cresciuto a Verona è una storia che ha a che fare con la cultura, non solo con lo sport. Anzi, forse prima con la cultura che non con lo sport.
Di più. Sam è un lanciatore. Ancora poco più di mezzo secolo fa c’era chi sosteneva che gli italiani, e per italiani si intendevano gli italo americani, non avessero i requisiti intellettuali, morali e forse nemmeno fisico-atletici per potere fare i lanciatori… Poi arrivarono Vic Raschi, Ralph Branca e Sal Maglie.
C’era stato Ruggero Ardizoia, nato in provincia di Novara, lanciatore per una sola partita, con gli Yankees, nel 1947. Per una sola partita, appunto.
Adesso, per la prima volta, lancia un ragazzo non solo nato, ma anche cresciuto, allevato, qui da noi. Stanotte alle 3.38 italiane: il primo lancio di Sam Aldegheri per i Los Angeles Angels contro i Seattle Mariners, e’ stato un gran momento di sport. Di cultura. E poi anche storico per il baseball italiano.
Se la stampa italiana lo declasserà è per pigrizia. Non per scelta.
O semplicemente perche’ non e’ uno sport che smuove le masse.
Scugnizzo69

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