A MENTE FREDDA quello originale” di Daniele Piro 

Anni fa Primo Levi scrisse il famosissimo libro “Se questo è un uomo”. Non voglio farvi un sermone letterario ma semplicemente prendere spunto per intitolare la partita di ieri: “se fosse una corazzata”. Il problema è adesso capire chi delle sue fra Benevento e Catania sia la presunta corazzata. Gli etnei sono dati dadgli addetti ai lavori fra i favoriti alla vittoria finale, ma francamente, sebbene siano state giocate solo due partite, non hanno dato al momento questa impressione. Squadra lenta, compassata e sulle gambe visti i molti over 30 presenti in campo. Dall’altro lato una squadra, quella giallorossa, timida nell’approccio alla gara, quasi impaurita e per un tempo (o per lo meno per la prima buona mezz’ora) messa sotto come purtroppo accade spesso. Sono dell’idea che nessuna delle due al momento possa fregiarsi dell’appellativo di corazzata e tralasciando le opinioni ed i giudizi sugli etnei, buttando solo un occhio in casa nostra, forse è meglio che una parte della tifoseria, soprattutto quella “social”, torni nei ranghi pensando di avere uno squadrone-che-tremare-il-mondo-fa.

La Società e lo stesso mister dovrebbero chiedersi se tutte le valutazioni fino ad oggi fatte in fase di mercato siano state corrette, (Società) ed anche la lettura e la scelta degli uomini da mandare nella mischia sia sempre la migliore o si potrebbe cambiare qualcosa e non essere così rigidi nel proprio credo calcistico (mister). Domanda da profano e da semplice osservatore esterno: abbiamo un Perlingieri che ogni volta che entra spacca letteralmente la partita; è un ragazzo che può garantire solo 25-30 minuti a partita nelle gambe? Perché altrimenti non si spiega la scelta di lasciare lui in panca per dar credito a chi ieri sera ha già finito i bonus a disposizione.

Il Manconi di ieri ha sciupato letteralmente tre occasioni per metterla dentro, Lamesta e Lanini hanno fatto il compitino, Borrello bene per essere un neoacquisto subentrato.
Nello specifico se è vero che, come si dice dalle nostre parti “o pesce puzza da capa”, allora dobbiamo fare un bel “lavaggio mentale”, perché una squadra che ambisce ad un campionato importante non può approcciare le partite come ieri sera. Era già capitato contro la Cavese, con l’unica differenza che la scorsa settimana eravamo stati letteralmente graziati in più occasioni prima di riuscire a ribaltarla nella ripresa, ieri è bastato un approccio da battaglia e di corsa da parte degli etnei per farci capitolare a metà del primo tempo. Poi una volta subito lo svantaggio, cominciamo a macinare gioco, ad essere anche più ordinati ed anche un tantino sfortunati; purtroppo non sempre però la mole di gioco prodotta conduce al traguardo sperato. Se ogni partita si parte in salita con l’assillo e l’affanno di recuperare accade (come ieri) di ritrovarsi con un pugno di mosche in mano e con tanti rimpianti perché, diciamocela tutta, ieri per quanto visto nei 90 minuti, avremmo meritato ampiamente il pareggio e forse anche la vittoria, ma l’handicap inziale dell’approccio sbagliato spesso diventa terribilmente condizionante.

Non sempre (e ieri ne è stata la prova) troveremo squadre di ragazzini che finiscono la benzina o diventano più disordinate nella gestione (leggi Cavese); purtroppo troveremo anche squadre che vuoi per la bravura del portiere, vuoi per sfortuna, vuoi per nostra imprecisione a finalizzare, si porteranno via i tre punti facendoci masticare amaro. Capellini ha fatto un mezzo disastro sul loro gol; in vantaggio sull’avversario (Lunetta) forse bastava stare solo davanti col corpo piuttosto che provare una improducente scivolata a cui Nunziante ha posto rimedio; peccato poi che la nostra retroguardia era dormiente consentendo a Carpani di fare un comodo tap-in per l’ 1-0 difeso poi con i denti e con le unghie fino al 95esimo.

Manconi ha sbagliato tutto quello che si poteva sbagliare (gli ho contato almeno tre nitide palle gol), Lamesta e Lanini mai troppo pungenti ed a centrocampo le due ammonizioni rimediate in 7 minuti di gioco hanno smorzato le velleità di Acampora (comunque positivo) e Viviani.
Pinato, Perlingieri e Borello da subentrati hanno dato molta più verve e spinta alla manovra sannita ed anche per questo motivo mi chiedo se il buon caro Tano da Floridia non sia a volte troppo “fissato” su determinate scelte tecniche. Comunque la squadra vista ieri nella ripresa non mi è dispiaciuta affatto se è vero che tutti oggi siamo convinti che potevamo avere uno se non tre punti in più in classifica. Purtroppo le partite non durano 45 minuti ma 90; ora serve solo resettare e ripartire sperando che gli approcci ai match futuri siano migliori per evitare scalate che non sempre possono portare alla vetta.

Altrimenti la presunta corazzata avrà sempre il suo tallone d’Achille.

Scugnizzo69

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