Di Daniele Piro 

Continuiamo il nostro viaggio in quel fantastico connubio fra donne e canzoni ripartendo dalla lettera L.

Negli anni 80 imperversava l’astro notturno di Luna di Gianni Togni con il protagonista annoiato che guardava il modo da un oblò, e tirava calci ad un pallone; c’era poi la disinibita Liù’ degli Alunni del Sole che “si stendeva su di noi e ci dava un po’ di se”. Come potersi poi dimenticare degli occhi blu di Lisa cantati da Mario Tessuto, in ricordo di un amore ormai finito:

Eppure quasi fino a ieri
Mi chiamavi amore, tu
Ma nei tuoi pensieri
Oggi non ci sono più”.

E se Lisa aveva gli occhi blu, la Linda Bella Linda sognatrice e danzante di Daniel Santacruz, balla all’impazzata lasciandosi trasportare da strane voglie:

Ragazzo solo, dalla faccia straniera
Lo guardo e poi, accenno un sorriso
Sento una brava cosa fai
Che strana idea
Ti prende stasera”.

Stesso nome e stesso elemento comune (il ballo) anche per la Linda di Battisti che infonde tranquillità nel suo compagno perchè

Tu non mi lasci mai
Ti cerco e tu
E tu ci sei
Ti cerco e tu mi dai quel che puoi”.

La struggente Signora Lia di Baglioni è invece piena di rimorsi per aver tradito il marito ignaro di quanto accaduto.

Signora Lia, stasera
Stai con tuo marito
Sta’ tranquilla che non sa, non sa
Che l’hai tradito
Ma stasera che hai capito di amare solo lui
Senti che hai sbagliato troppo ormai”.

Quella che sembra una scanzonata canzonetta di Enrico Musiani, Lauretta mia, è invece la dimostrazione di quanto amore ci può essere in un padre che corona il sogno di portare la figlia sull’altare avvolto da un mare di ricordi.
Poteva mancare all’appello il nome di Laura evocato da tantissimi interpreti?

Laura non c’è di Nek è il sunto di chi non riesce a togliersi dalla testa il grande amore pur stando insieme ad un’altra

mi manca da spezzare il fiato fa male e non lo sa che non mi è mai passata Laura non c’è capisco che è stupido cercarla in te”.

In pochi forse ricorderanno il pezzo favoloso di Eugenio Finardi intitolato Laura degli Specchi che racconta di una donna sedotta ed abbandonata:

Laura è così perché è stata ferita
Un gabbiano in volo
Proprio da chi l’aveva capita
Per un attimo solo
Lui l’aveva usata e poi
L’aveva gettata via”.

La Laura di Vasco Rossi si aggrappa ad un figlio concepito per errore

E Laura aspetta un figlio per Natale
E tutto il resto adesso può aspettare
Perché Laura adesso deve solamente riposare” .

Per finire una vera chicca; quella del milanesissimo Fabio Concato che canta in dialetto napoletano “La Canzone di Laura”, scritta per lui dal compianto Pino Daniele. Vi consiglio di riascoltarla perché è straordinaria:

Laura nun chiagnere
si ‘munno va accussi,
stasera te penzo ancora,
l’acqua ‘e mare è salata
salata è, si ma dint’ ‘e
suonne se vola…”.

Dopo questa carrellata di nomi con la L proseguiamo con la lettera M che non può che aprirsi con l’urlatissima Margherita di un quasi incazzato Cocciante che ama per una notte intera e diventa il tutto in cui rifugiarsi; quella di Dori Ghezzi è invece insofferente e spaesata perché

Margherita non lo sa ma capisce che non va,
si nasconde dietro un’altra sigaretta”.

C’e poi Marta cantata sia da Venditti che dai Nomadi. Quella del cantautore romano si affida alla preghiera per superare le avversità quotidiane:

La giornata è stata dura
Piena di contrarietà
Il lavoro e poi la scuola
E un ragazzo che non va”,

quella del gruppo emiliano si ammira allo specchio guardando i suoi fiammanti capelli rossi rammaricandosi e sperando che il poco che ha possa presto crescere. La Canzone di Marinella di De Andrè, interpretata da svariati artisti, racconta la breve vita di una bellissima donna:

Questa è la tua canzone, Marinella
Che sei volata in cielo su una stella
E come tutte le più belle cose
Vivesti solo un giorno, come le rose”.

Come dimenticare poi il tormentone dei Maneskin che invocano a più riprese il ritorno a casa di Marlene, mentre per i Litfiba Morgana è una fata capace di avverare ogni desiderio. Lo spagnoleggiante Iglesias parla di Manuela mentre Massimo di Cataldo ricorda un amore nato fra i banchi di scuola ma irrimediabilmente perso col trascorrere del tempo. Sapevate che Matilde odiava i gatti? No? Basta ascoltare la canzone di Corman Consoli in cui per la verità, la protagonista odia un po’ tutto e tutti:

“Matilde odiava i gatti, gli arrampicatori sociali
Le cravatte verdi, le spiagge affollate
Matilde odiava i gatti, parenti vicini e lontani”.

C’è anche una Marylin suicida cantata da Cocciante “Marilyn
Non dovevi farlo, cara
Anche se stai meglio dove sei” ed una che ricorda la Monroe ed il suo amore per Kennedy interpretata da Alberto Fortis. Califano nel suo brano Monica parla dell’amore che deve attendere la crescita della bimba quando la borsa sostituirà i libri di scuola e l’amata non sarà più una bimba ma una donna.

Un capitolo a parte merita poi il nome principe dei nomi femminili italiani ovvero Maria, cantata in tutte le salse; Se gli Articolo 31 ci hanno fatto cantare a squarciagola con la loro “Ohi Maria ti amo, ohi Maria ti voglio”, i Ricchi e Poveri ci hanno fatto ballare con la ritmica di “Mamma Maria” e un apatico Rino Gaetano in Ahi Maria ricorda che

Da quando sei andata via da quando non ci sei più
Da quando la pasta scotta non la mangio più
Ahi Maria chi mi manca sei tu
La mattina mi alzo tardi e dormo finchè mi va “.

Si può non accennare alle napoletane Oj Mari’ di Edoardo di Capua che fa perdere il “suonno” o alla desiderata Maria Mari’ di Roberto Murolo

Nun trovo ‘n’ora ‘e pace
‘A notte ‘a faccio juorno
Sempe pe’ stà cà attuorno
Speranno ‘e ce parlà”

o alla poco conosciuta Maria di Pino Daniele

e allora dimmi si si si Maria
dimmi se la tua vita è come la mia”.

I Gemelli Diversi con Mary toccano il cuore ricordando gli abusi che a volte le figlie subiscono in famiglia:

Gli abusi osceni del padre
Ma non vuol parlarne, Mary, e cela i suoi dolori
In ogni foglio del diario che ora ha tra le mani
Guardando vecchie foto chiede aiuto ad una preghiera”, mentre la scanzonata Marina Marina di Rocco Granata (chi di noi non l’ha ballata o cantata almeno una volta) è la desiderata sposa dell’autore. Non ci sono molti nomi legati alla lettera N. Ricordo Nina di Castelnovo che parla di notti trascorse nei rifugi durante i bombardamenti; idem per la lettera O come la promessa sposa Ophelia cantata da Guccini.

Terminiamo la terza puntata con la lettera P anch’essa avara di nomi femminili. Gli Statuto (band ormai dimenticata) cantavano Piera immersa nel suo mondo “lontano anni luce da tutti noi” mentre Paolina di Ivan Graziani è sempre indecisa, e si lascia ammaliare dal biondo istruttore di scuola guida.

Per Riccardo Fogli infine Paola è davvero tutto “ Paola la mia vita Paola,
Paola cosa non farei,
saprò scaldarti con le mani, amarti,”

Ci si vede per la quarta puntata!

Scugnizzo69

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