Di Apostolos Apostolou

Dialettica, termine che proviene dal verbo «dialeghesthai», che in greco indica il discutere, il ragionare insieme. Secondo Platone, la dialettica è l’atteggiamento del vero filosofo rivolto alla ricerca della verità nel dialogo, secondo l’esempio di Socrate. Hegel sosteneva che la ragione non è astrazione ma concretezza vivente del reale, poiché la ragione governa il mondo. La realtà non è materia caotica ma il dispiegarsi razionale dello spirito o idea che si manifesta in modo inconsapevole nella natura e in modo consapevole nell’uomo. Tutto ciò che si realizza è razionale. La dialettica di Hegel è un gioco triangolare e vede la dialettica in termini triadici come tesi/antitesi/sintesi, cioè prende la forma come un triangolo.

Questo triangolo esiste anche nel pensiero di Marx

Questa dialettica geometrica esiste nel pensiero tedesco. La dialettica secondo pensiero tedesco è sempre una sintesi, un’identità.

Sintesi
Tesi Antitesi

Dialettica socratica

Sappiamo che Socrate frequentò il gruppo degli amici di Pericle e conobbe le dottrine dei filosofi naturalisti Ionici di cui apprezzava in particolare Anassimandro, conosciuto tramite Archelao. Così Socrate conosceva la cultura, il pensiero dei cittadini della Ionia. La Ionia, secondo Wikipedia (in greco antico: Ἰωνίς). è un’antica regione costiera dell’Asia Minore (comprendente anche alcune isole), così denominata in onore degli Ioni, suoi conquistatori di stirpe ellenica, che la sottrassero a Pelasgi, Lidi, Lelegi ed altre popolazioni originarie. I suoi confini sono stati oggetto di variazioni nel corso dei secoli, poiché gli Ioni si erano insediati anche in Attica, Eubea e sull’isola di Lemno. Il pensiero dei cittadini della Ionia era spirale, questo lo vediamo anche con l’architettura in cui l’ordine ionico, l’ordine architettonico è ispirato dalla spirale. Possiamo vedere le colonne ioniche e l’ordine spirale che esiste.

La spira è simbolo di rinascita di espansione e di sviluppo (cioè il divenire) della creatività e anche della continuità ciclica. La dialettica di Socrate simbolizza la spira, è una dialettica aperta. Una dialettica che non cerca una sintesi e scioglie la coazione dell’identità. La dialettica di Socrate è una galassia a spirale, è come i cicloni.

La dialettica di Socrate è una dialettica che non resta incollata all’identità o alla sintesi, ma si apre al contenuto temporale della verità. Districare il paradosso dell’Idea.

Dialettica di Eraclito

Dialettica secondo Eraclito è quando i contrari non possono vivere senza il loro corrispondente (cioè il tutto), cosa che egli vede come legge (legge universale) segreta del mondo. La vita non può esserci, secondo Eraclito, se non c’è lotta ad opposizione tra contrari, l’ armonia del mondo sta proprio in questo. Il tutto si muove all’ombra nei contrari e all’orizzonte degli orizzonti lontani che ci procura le sue luci. Lo schema geometrico di Eraclito è : Cerchio Fractal.

 

Dialettica nella letteratura greca antica e nel teatro greco

In accordo con la letteratura Greca antica, il termine «dialettica» indica «la maggiore conoscenza scientifica» la quale procede dall’ arte del «domandare, e del darsi delle risposte» in quanto vi è «dialogo» tra le creature viventi. Insomma, la dialettica si fonda sul «linguaggio sempre esistente» il quale rappresenta un concetto complesso, che include il «discorso» e la «narrazione», l’«argomentazione logica» e l’ «intelletto». Per estensione, attraverso la dialettica, le creature razionali s’interrogano circa l’«essere» e il «non essere», ricercando la «sostanza» e la «vera natura» tanto delle cose quanto delle crea­ture. Cosi gli uomini si soccorrono scambievolmente, onde scoprire e diffondere la «verità». Da una parte il «linguaggio inarticolato» costituisce una caratteristica fisiologica «di tutti gli animali», di modo che essi possano «comunicare l’ afflizione e il piacere» che sentono. Dall’ altra, il «linguaggio articolato» è coltivato dalla società ovvero dalla «polis» e dalla civiltà, dalle creature animate che si distinguono come «gli animali più civili che si esprimono su ciò che è vantaggioso o nocivo, su ciò che è giusto o ingiusto». Dialetticamente, di conseguenza, sulla base della pedagogia «entrano in sintonia i sentimenti impulsivi» dei membri della società e attraverso l’«insegnamento» sopravviene la «purificazione tramite compassione e timore di questi patimenti».

Durante il periodo arcaico della civiltà Greco antica, Eraclito (554-480 a.C.) produsse l’idea che «tutto mutta». Durante l’ età classica, Aristotele (384- 322 a.C), ha definito la natura come «il principio del movimento e del mutamento». Nella fattispecie, i mutamenti susseguentisi derivano dalle passioni, ma diventano avvertibili sotto forma di patimenti. In genere, si manifestano o come «genesi», o come «corruzioni e alterazioni», le quali sono provocate per effetto di «opposizioni», dal momento che «ciò di cui non esiste l’opposto, non può essere distrutto». Assai di più, da parte del cambiamento, viene prodotto «rifiuto», il quale costituisce un «residuo della situazione antecedente», nonostante continui a sussistere all’ interno della sintesi della realtà sviluppatasi, in ogni caso come non in atto ma in potenza o come biologicamente infettivo, o come un elemento ideologicamente profanatore. Per tale ragione, simbolicamente o in modo autoritario, la comunità organizzata tende ad estrudere o ad ostracizzare dallo spazio della collettività, tanto dell’ azione poetica quanto dell’ azione civile, tutti i membri non omologabili e quelli che si pongono contro il regime, caratterizzandoli come «cacciati» o come «capri espiatori», come «velenosi» o «carogne» e «miserabili» (rifiuti).
Di conseguenza, la dialettica necessaria si espande alla realtà, «estemporaneamente» e in maniera incontrollabile, in base delle antinomie che regolano la «tragedia vera», la quale si fonda sulla polis e si incentra sulle contraddizioni che si sviluppano tra il logo e l’ antilogo egocentrico. Inversamente, la buona dialettica richiede di sopprimere il «comporta­mento ingiurioso o tirannico» il quale viene alla ribalta corrispettivamente alle «sei parti della tragedia poetica», il mito e la morale, la parola e lo spirito, la prospettiva e la melopea. A questo modo, tramite le opposizioni imitative i «reggitori civili» e gli «esarchi cerimoniali», cercano di trovare il modo di attenuare le opposizioni autentiche, portando i membri di ogni consesso sociale, dal concetto soggettivo alla saggezza oggettiva, e dalla disarmonia iniziale all’ accordo finale.

Indissolubile viene considerato il rapporto tra la dialettica e le due manifestazioni della tragedia. D’ altronde, come sostiene Aristotele «il complesso» della poetica è il corrispettivo della «creazione e dell’ azione». Di conseguenza, la causa generatrice sia del movimento civile, sia della creazione scenica, dipende dalla dialettica, la quale orienta qualsiasi movimento e provoca ciascun mutamento. Inizialmente, la tragedia civile si sviluppa in seno ad una società organizzata, tramite l’agire reale, in virtù del quale si manifestano le «contrapposizioni dialettiche reali» dei membri della società. Inoltre, le azioni sono valutate sulla base di determinazioni ideologiche date e si caratterizzano sia come «importanti e condotte a termine», sia come «grottesche e sfortunate». Ovviamente, le prime vengono utilizzate come paradigmi della «tragedia» e le seconde come paradigmi della «commedia», nei confronti di ciascuna delle quali si esercita la «mimica», che costituisce «una tendenza congenita in tutti gli uomini sin doli infanzia», ed è atta ad offrire «conoscenza» ai mem­bri del pubblico della rappresentazione drammatica.

Apostolos Apostolou. Scrittore Docente di Filosofia Critico letterario.

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