Di Rossella Matrangolo 

Al suono della campanella le aule si aprono anche per i docenti: studenti nuovi, o cresciuti e cambiati in tre mesi . Talvolta anche i colleghi sono nuovi e, come è capitato a me, anche il Dirigente. Troppi cambiamenti disorientano , intimoriscono o semplicemente richiedono tempi di adattamento. Tempi che forzatamente devono essere veloci se si vogliono riprendere in mano le redini e cavalcare in maniera sicura.

Occorre analizzare e riconoscere i nuovi bisogni che appaiono insieme alla gioia di rivedere volti cari che ci hanno chiesto anche sacrifici, revisioni veloci delle nostre programmazioni e qualche volta capriole per poterli guardare ogni volta con occhi nuovi. Occorre prestare orecchio alle nuove linee guida che il Ministero propone e trovare il giusto equilibrio tra i nostri vecchi e confortevoli schemi e i nuovi modelli che ci sfidano e con i quali non possiamo fare a meno di confrontarci. Un esempio possono essere le nuove valutazioni alla primaria o le nuove linee guida di Educazione civica nella secondaria. Per me che insegno inglese da anni, può risultare utile riflettere su quali modalità impostare obiettivi e metodologie perche’ l’apprendimento della lingua straniera diventi sempre più naturale, familiare ,facile.

L’inglese ormai è una seconda lingua, possiamo eliminare il termine “straniera”.In sintesi occorre mettersi in gioco ogni volta.Parola chiave: accogliere. Una scuola accogliente è una scuola dove la “cura” in senso lato è centrale nel percorso educativo. Preziosa fonte di ispirazione a cui attingere anche per noi. Perché il nostro compito è prenderci cura dei nostri studenti ma anche di noi stessi, accogliendoci con tutte le nostre potenzialià e fragilità. Eroi ci rende in alcuni momenti la vita stessa, non pretendiamo noi di esserlo a tutti i costi. La rivoluzione digitale ha sicuramente alleggerito il sistema burocratico con il processo di dematerializzazione ma nel contempo ha creato una serie di nuove responsabilità legate alla trasparenza: nelle valutazioni, nella registrazione delle presenze e dei ritardi, nei permessi concessi o negati.

Nelle annotazioni che prima o poi si trasformano nelle famigerate note: e qui si apre uno scenario inedito dove noi docenti siamo diventati facile bersaglio di aspettative genitoriali . Famiglie che negli ultimi anni si sono alleate forse di più con i propri figli che con i docenti trasformando questi ultimi in nemici. E tutto ciò genera ansia. Ma occorre saper stare nel conflitto, imparare a conviverci perché si sa che il dialogo è faticoso ma costruttivo. Sarà questo il motivo per cui le tanto desiderate gite scolastiche sono diventate un incubo per gli attuali insegnanti?

Il bombardamento mediatico ,la fragilità dei contesti sociali e familiari uniti alla delicata fase adolescenziale hanno reso meno attrattivo se non pericoloso quel viaggio con i compagni e con i professori che generazioni intere attendevano e sognavano per mesi .Come gestire quest’ansia che assale tanti docenti? Per non parlare delle classi turbolente dove occorre armarsi di pazienza e non di armi. Si dice che la pace si costruisce con la pace e forse anche il dialogo con il dialogo. Quando si va a firmare un patto educativo si dà il via ad un’avventura di rapporti tra studenti docenti e famiglie.

Ma il momento più bello e sfidante del primo giorno di scuola dove metteremo alla prova la nostra “vocazione”( alla santità) di insegnanti sarà il patto con la classe. “ Buongiorno ragazzi. Sono la vostra nuova docente, sono qui non per trasmettervi nozioni come otri da riempire fino all’orlo ma perchè desidero tirar fuori i piccoli e grandi tesori, che sicuramente avete dentro di voi, perchè ognuno li ha ricevuti in dono, forse non lo sapevate, forse lo avete dimenticato… Ma ho bisogno di voi per questo lavoro. Ci state? Questo è il luogo dell’apprendimento.

Siamo tutti protagonisti. E se qualche volta sbaglierò vi chiedo scusa, ma sia io che voi siamo parte integrante di una comunità dove nessuno deve sentirsi escluso e dove ci aiutiamo reciprocamente a far fiorire quei semi buoni che il tempo farà germogliare. Intanto io ho bisogno della vostra fiducia cosi come ripongo la mia in voi.” Utopia? Forse, ma vale la pena provarci.

 

 

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