Di Sergio e Brunello Pezza 

IL PUNTO DI VISTA DEL GIUDICE:

“Talvolta mi sono trovato a giudicare reati di aggressione a medici, soprattutto nelle guardie mediche.

Ho notato che la dinamica degli eventi è spesso simile, la progressione dei fatti la medesima.

In genere fra i parenti ed amici che accompagnano il soggetto bisognoso di cure, vi è qualcuno che ritiene di dimostrare il suo affetto per lui, il suo interesse per la sua salute, “prendendo in mano” la situazione e pensando di ” costringere” il personale sanitario ad intervenire subito ed a risolvere SUBITO il suo problema.

In quel momento l’ aggressore è preso più dalla urgenza di dimostrare il suo affetto,il suo interesse per il paziente,che da quella di risolvere davvero il problema.

Se quest’ ultimo fosse davvero il suo intento, capirebbe di dover far lavorare i sanitari, che sanno cosa fare e conoscono nozioni che lui non ha.

Quindi non avrebbe altra scelta che fidarsi o andarsene.

Ma in un gruppo si scatena spesso una sorta di gara “a chi fa di più ” , a chi mostra di avere più a cuore la salute dell’ amico o del congiunto.

Allora, se il primo aggredisce solo verbalmente, può essere che il secondo passi a vie di fatto, percuotendo le persone o danneggiando le suppellettili.

In quale modo queste condotte possano aiutare il paziente non è dato sapere.
Ma forse non è questa la principale finalità degli aggressori.”

Sergio Pezza ( Presidente tribunale penale)

IL PUNTO DI VISTA DEL MEDICO:

“Per l’esperienza che ho fatto io la prima cosa che andrebbe fatta e’ inserire tra le materie di insegnamento qualcosa che riguardi l’approccio comunicativo tra medico e familiare e/o paziente.

Sarebbe fondamentale e al momento è affidato completamente al caso.

In 40 e più anni tra PS SO e Terapia Intensiva non ho praticamente mai litigato con nessuno.

Certo non si può insegnare l’ empatia ma alcune piccole regole iniziali si.

1) il paziente/familiare ha il diritto di sfogare la sua ansia e la sua preoccupazione e il
Medico deve accoglierla sempre, non deve mai respingerla o rimbalzarla indietro . Deve mostrarsi accogliente e comprensivo;

2) deve sempre descrivere il progetto diagnostico/ terapeutico per il paziente in modo comprensibile (se sai quello che stai facendo sai anche dirlo in modo semplice);

3) non bisogna mai nascondersi dietro i paroloni incomprensibili;

4) bisogna garantire che il paziente verrà gestito in modo da ridurre al minimo il dolore ed il disagio, almeno quello inutile ed evitabile.

Il più delle volte il familiare/paziente non ti chiede tanto direttamente la guarigione quanto la partecipazione e la dimostrazione che stai facendo il possibile.

Queste sono banali regole iniziali ma potrebbero già ridurre gran parte della conflittualità.
Poi c’è molto altro ma da questo e’ indispensabile cominciare.
Vorrei infine chiarire che questa non è la soluzione unica.
Sono comunque indispensabili incremento di personale medico e infermieristico e al momento anche presenza di forze dell’ordine ma questi suggerimenti valgono per un personale miglioramento della capacità del singolo operatore di affrontare queste situazioni.”

Dr. Brunello Pezza ( già Direttore UOC di Anestesia e Rianimazione dell’ Ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta, nonché Direttore Dipartimento Emergenza ed accettazione)

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