“Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura
ché la diritta via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!” Dante Alighieri
Due grandi filosofi: Epicuro e Democrito.
Perché l’incipit del mio articolo con un verso della Divina Commedia? Semplice, forse non troppo. Ogni volta che provo ad approfondire le teorie elaborate dai filosofi è, per me, entrare nella selva oscura dantesca e attraversarla senza alcuna guida. E, già, perché mica è cosa semplice porsi sulla scia dei loro pensieri. Continuamente incorro nel rischio di perdermi nei multiformi concetti partoriti da quelle capocce geniali. E accade anche con estrema facilità, tanto che sento il disperato bisogno di prendere in prestito da Teseo il proverbiale gomitolo che gli donò la sua amata.
Quel benedetto filo di Arianna che dovrebbe darmi una mano a districarmi nel labirinto mentale dei sapienti e farmi uscire agevolmente con una modesta comprensione.
Leggendo questi due sagaci pensatori – ops, chiedo venia, nulla bisogna dare per scontato – mi riferisco a Epicuro e Democrito, sono stata attratta dalla “Fisica”, io che con la fisica non c’entro proprio niente.
Fisica epicurea vs Fisica democritea.
La fisica di Epicuro, meglio nota come metafisica, è una forma di atomismo, di materialismo e di determinismo che si ri fa al modello democriteo ma da cui, poi, se ne discosta.Andiamo a vedere le speculazioni filosofiche messe in campo da Epicuro che cozzano con quelle del suo collega Democrito. Le differenze, non son pochine. Intanto, Epicuro sostiene che gli atomi sono indivisibili sia fisicamente che ontologicamente, ma logicamente e mentalmente divisibili in frammenti, quelli che lui chiama minimi che non possono essere ulteriormente divisi neanche teoricamente.
Il perspicace Democrito aveva distinto gli atomi in base a figura, ordine e posizione, mentre Epicuro li aveva contraddistinti per figura, grandezza e peso.
Ed è proprio sulla proprietà del peso che avviene la frattura tra i due sapienti. Se per Democrito gli atomi hanno come caratteristica naturale il movimento, ovvero, un elemento originario della materia che non necessita di essere dedotto. Epicuro, al contrario, per spiegare il moto degli atomi ricorre proprio al peso, che consente agli atomi di cadere nel vuoto in linea retta e alla medesima velocità. La conseguenza di tale ragionamento porta diritto Epicuro a formulare il concetto di clinamen, idea del tutto assente in Democrito.
La teoria del clinamen serve a Epicuro per far sì che gli atomi si incontrino e interagiscano mediante una deviazione – clinamen significa deviazione, declinazione – accidentale e spontanea della loro traiettoria.
Solo questione di fisica per Epicuro?
No, di certo! Quando si parla di Epicuro entra sempre in gioco l’Etica. E, già, la fisica atomistica poteva condurre diritto al meccanicismo e come conseguenza alla negazione di ogni forma di libertà. Consentire agli atomi di interagire in modo casuale durante il loro movimento significava inserire, oggettivamente, un principio di casualità e di spontaneità compatibile con l’agire libero e indipendente dell’individuo. Non a caso Epicuro nella Lettera a Meneceo scrive: “Era meglio infatti credere ai miti sugli dèi piuttosto che essere schiavi del destino dei fisici: quelli infatti suggerivano la speranza di placare gli dèi per mezzo degli onori, questo invece ha implacabile necessità”.
Epicuro è Epicuro, cos’altro?
*Foto Wikipedia