Di Paola Francesca Moretti 

Risuona l’eco degli aggettivi che accompagnano il nome “ragazza”: ben integrata, affidabile, sorridente, disponibile, normale… Ho ascoltato gli intervistati, alle domande dei giornalisti – Lei, conosceva la studentessa? Come la descriverebbe? – La descrizione della giovane fornita da ciascun intervistato è stata la medesima, una costellazione di attributi in positivo con un ritorno, in particolare, dell’ espressione ” ben integrata e normale”.

Mi riferisco al caso del duplice infanticidio di cui è accusata la 22enne di Traversetolo. Una famiglia impeccabile, padre imprenditore, madre impiegata e una figlia studentessa universitaria. Il racconto di un quadro famigliare dipinto mediante linee perfette e dritte, sullo sfondo si staglia una villetta con un apparente immacolato giardino. E poi come continua la storia? La narrazione assume contorni sempre più agghiaccianti. La cronaca riporta di un cagnolino ficcanaso, che ci ha messo le zampette nella linda terra del giardinetto della famiglia del mulino bianco, dissotterrando resti umani appartenenti a corpi di neonati.

Il giardino di quel villino normale era divenuto il cimitero dei bambini! E nessuno sapeva? Mah! Il finale è ancora tutto da scrivere e, nel mezzo della trama, chissà quanto gli inquirenti hanno ancora da narrare.
Questo duplice infanticidio, verosimilmente, figlio di un disagio vissuto dalla giovane madre, mi ha portato a riflettere su: “Quanto sono importanti le parole e che effetto hanno sul nostro stato emotivo? Quali le possibili cause che spingono una madre a uccidere i figli?”
Le parole condizionano il nostro cervello, indirizzando i nostri comportamenti. Hanno un forte impatto sul nostro stato emotivo, orientando le nostre scelte.

Parole scelte con cura e pronunciate non a caso ci dirigono verso la meta voluta dall’interlocutore. In questo drammatico fatto di cronaca nera, sono troppe le parole non dette, ma non importa perché pur rimanendo un embrione la parola ha un suo enorme potere, sovente, diventa più eloquente del pensiero che si è fatto suono.

Quali sono le possibili cause che possono condurre una neo mamma a uccidere i propri figli? Di fatto non esiste una sola casistica in cui far rientrare questa tipologia di omicidi per quanto attiene al movente e alla conseguente causa dell’infanticidio. All’origine dell’agito assassino può esserci la depressione, lo stress, il narcisismo patologico, la dipendenza da sostanze stupefacenti, forme di psicosi, e tanto altro. A tale proposito i magistrati nominano dei periti per stabilirlo.

Le madri che si sono macchiate del più abominevole crimine scontano la loro pena in carcere dopo aver accertato la responsabilità dell’atto e l’assenza di vizio di mente a seguito di perizia psichiatrica. Nel caso che, al contrario, si riconosca l’infermità mentale, parziale o totale, il giudice può disporne il ricovero presso una Residenza per l’esecuzione di misure di sicurezza, la cosiddetta Rems, oppure la rea viene presa in carico dai servizi territoriali di igiene mentale.

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