C’è stato un tempo lontano che però percepisco come relativamente vicino anche se i testimoni che lo hanno vissuto e che ancora lo possono raccontare, sono ormai pochissimi e, tra qualche anno, scompariranno anche loro.
Mi è sempre piaciuto ascoltare i racconti di vita e, avendo fortunatamente una buona memoria, mi sono resa conto che mi piace molto anche raccontare e trasmettere così la testimonianza di cose ormai antiche e dimenticate come fossero incredibili avventure.
Parlo del secolo scorso, di chi ha avuto la sfortuna di vivere una guerra e, anche chi di guerre ne ha vissute due.
Ora, nell’era del consumismo, della tecnologia, dell’esaltazione del superfluo e dell’apparenza senza sostanza, sembra impossibile che si possa vivere senza elettricità, elettrodomestici, senza acqua in casa, senza supermercati dove trovi ogni cosa e dove ti puoi permettere di usare e gettare, non solo abiti e oggetti ma anche il cibo.
Sicuramente non c’era il : cosa ho voglia di mangiare oggi, quella pietanza l’abbiamo appena mangiata e poi non ho voglia di mangiare, ma c’era il problema di mettere qualcosa in tavola, qualunque essa fosse, per potersi sfamare.
Mio padre faceva il panettiere e mi diceva che puoi stancarti di mangiare qualsiasi cosa tranne il pane, quello non ti stancherà mai.Mia madre mi raccontava di una tavola povera, dove non esisteva il non mi piace o il non mi va, si mangiava quello che c’era e non si buttava niente.Una frase che diceva sempre dopo cena mia nonna Letizia e che pure io ho preso l’abitudine di dire, anche se la situazione non è sicuramente la stessa : anche per oggi abbiamo mangiato, e non è poco.Dunque, quelle piccole grandi donne, dovevano arrabattarsi e usare una buona dose di fantasia per mettere in tavola piatti appetibili con le poche risorse che avevano, in confronto, non nego che mi fanno ridere i grandi chef pomposi, vanitosi e anche spocchiosi, perché vorrei proprio vederli al posto di quelle donne… Immagino  l’inevitabile schiaffo morale alla loro vanità.
A quei tempi, se non avevi abilità artigianali in fatto di lavoro così da poter svolgere un’attività precisa, andavi a lavorare in campagna e la verdura era la principale componente dei pasti, la carne era un lusso da ricchi e anche i condimenti per cucinare venivano ricavati da ciò che si riusciva a rimediare.

Mia mamma diceva che i contadini erano benestanti, ottimi partiti per le ragazze da marito, a loro, bene o male, anche se erano mezzadri non mancava la possibilità di avere pasti assicurati, non voglio addentrarmi però nei problemi della mezzadria.A questo proposito, mia mamma mi raccontò la “storia di un cotechino”.I braccianti, coloro che svolgevano il lavoro nei campi per conto dei mezzadri, spesso venivano pagati in natura.
Accadde che un giorno, non si sa se fu per uno sprazzo di generosità da parte del datore di lavoro, cosa che non succedeva quasi mai, a un bracciante venne regalato un cotechino.
Felice e abbastanza incredulo, il bracciante corse a casa con quella leccornia, lui e la sua famiglia, per una volta, avrebbero mangiato qualcosa che non fosse la solita minestra.
Per prima cosa, andava bollito e la moglie lo fece cuocere in maniera perfetta! Tanto perfetta che ne uscì un gustosissimo brodo e, siccome non si buttava niente, lo gustarono a mó di zuppa e si saziarono tanto da lasciare il cotechino ; poco importa, disse la moglie, domani lo cucinerò in umido con i fagioli e la polenta.
L’indomani cucinò un piatto strepitoso e polenta e fagioli, saziarono parecchio la famiglia, tanto che il cotechino non venne mangiato.A questo punto, viene spontanea la domanda : ma poi, alla fine, lo mangiarono? Ebbene sì, il giorno dopo, il cotechino venne finalmente gustato come condimento della pasta.
Questa vuole essere un’ introduzione a una piccola rubrica di cucina.
Non la solita rubrica alla ricerca di piatti elaborati con ingredienti strani di cui c’è una vera e propria inflazione, ma uno sguardo e un pensiero a ciò che nonne e mamme hanno creato con poche risorse, cibi semplici dal profumo e dal sapore unico che dovevano saziare nella quotidianità e anche qualche piatto speciale per i giorni di festa, quelli che aspettavi ansiosamente di poter gustare, quando la festa era veramente una festa.

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