Di Paola Francesca Moretti 

No, non è violenza se ti prende per un braccio e ti scuote dicendoti che con lui certi toni non li devi proprio usare.
No, non è violenza se ti fa il lavaggio del cervello convincendoti che sei una stupida incapace.
No, non è violenza se ti ripete: “Tu non sai niente. Io so come funziona il mondo”.
A te, donna, non rimane che fuggire dalla nebbia che offusca la tua mente. In che tipo di relazione sei finita? Certamente non in una di quelle che si possono definire sane.

Sulla mia scrivania, con la pazienza che solo i libri posseggono, attendeva di essere letto e recensito il libro Sono qui per amore, scritto dalla psicologa clinica, esperta in criminologia, Antonella Elena Rossi. Sin da subito la mia attenzione è stata catturata dalla prefazione redatta da Eleonora Daniele volto noto della Rai, ogni mattina, conduce Storie italiane, nonché, giornalista impegnata nella difesa delle donne vittime di abusi e violenze.
“Attraverso la lettura di questo libro si intraprende un viaggio che apre al coraggio, che fa decidere di andare e lasciare, di chiudere porte e situazioni per ritrovare se stesse e soprattutto la cura per se stesse.
Ė anche un viaggio in quell’amore che esige rispetto”.

Nel suo libro Antonella Elena Rossi dà voce a tutte quelle donne che, chissà per quanto tempo, sono state costrette, dall’uomo di turno, a indossare la museruola. In ogni storia, la psicologa tratteggia, attraverso uno stile pulito e delicato, le forme discontinue e fallaci con cui si presenta l’amore, inducendo il lettore a ragionare, in particolare, su un aspetto di questo sentimento, ovvero, l’amore genuino, vero, quello che resiste al tempo e alle intemperie della vita quotidiana e in grado di porsi al di sopra delle parti buona-malevola che coesistono in ogni individuo.
L’autrice mi ha anche guidato verso un’altra riflessione, e mi è sorta la domanda ma “quando una relazione si può definire insana?”

Si sente parlare più spesso di relazione tossica, costruita su un sentimento che avvelena la vita di coppia. Personalmente preferisco l’aggettivo insana che, a mio avviso, meglio delinea il tipo di rapporto esistente tra due persone, di cui una è la vittima e l’altra non accetta che la partner abbia una vita tutta sua, un lavoro e dunque una propria indipendenza economica. Uomini che si distinguono per quelle idee di controllo e possesso, come se la compagna fosse un oggetto che gli appartiene in maniera esclusiva.
Insana è un qualsiasi tipo di relazione: affettiva, amicale, di lavoro. L’aspetto caratterizzante di questa tipologia di rapporto sono le nefaste conseguenze a livello fisico, psicologico ed emotivo derivanti dall’agito di una o di entrambe le parti.
Smisurato controllo sulla propria donna insieme ad atteggiamenti manipolatori hanno lo scopo di tenere saldo il legame affettivo, comportamenti che, sovente, si palesano con assenza di rispetto e deflagrano in violenti attacchi di gelosia. In modo graduale e deciso la vittima viene allontanata dal contesto famigliare, professionale e dalla cerchia di amicizie.
Come può accadere tutto ciò?
Uno bravo a manipolare?

Si, certamente. Bravo anche a individuare la preda in un suo momento di vulnerabilità psicologica, ed ecco che il gioco è fatto!
Un individuo che si presenta altrettanto abile a mantenere in uno stato di soggezione la partner, la quale gli rimane fedele per via di quel senso di colpa che lui, vigliaccamente, è riuscito a instillare nella sua mente.

 

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