Di Pasquale Lubrano Lavadera

Siamo ad appena un mese dall’inizio delle scuole e volendoci solo soffermare su quanto registriamo nella scuola media dell’obbligo abbiamo potuto osservare, in moltissimi istituti, alcune reali disfunzioni, soprattutto nel processo di apprendimento delle singole discipline.
Nessuno ne parla e un pericoloso silenzio da parte delle famiglie copre la problematica realtà scolastica che i nostri figli sono costretti a vivere soprattutto nella prima media.

Una mole di libri spaventosamente grande con migliaia e migliaia di pagine che costringono i ragazzi ad andare a scuola con zaini pesantissimi.
Una densità cognitiva che è letteralmente spregiudicata per la quantità e l’estensione dei contenuti trattati.
Basta prendere tra le mani alcuni testi di storia, di scienze e di matematica, di educazione tecnica, per renderci conto che i nostri ragazzi undicenni vengono sommersi da una valanga cognitiva offerta spudoratamente senza alcuna considerazione pedagogica relativa alla loro età e senza tener conto che hanno appena lasciato la quinta elementare.

Se, per caso, poi, apriamo il primo volume di scienze c’è da rabbrividire per la doviziosa e completa informazione di concetti e di conoscenze di chimica e di fisica e di biologia che vi leggiamo, con spiegazioni spettacolari per la loro completa ed organica presentazione: finanche le onde elettromagnetiche e la teoria della relatività di Einstein.

Come mai nessun genitore si accorge di questa mole enorme di contenuto che si abbatte sui nostri preadolescenti?

Si dirà che sono i programmi ministeriali che lo impongono; si dirà che la scuola è una cosa seria; si dirà che bisogna puntare al merito e che il ragazzo deve essere all’altezza. Si diranno tante cose…
Ma pochi fino ad oggi hanno il coraggio di dire che in tal modo si sta distruggendo quella scuola nata dalla Costituzione, che si apriva a tutti i ceti sociali e cercava di rimuovere le cause che impedivano un avanzamento culturale di ogni ragazzo.

La scuola media di oggi purtroppo non rimuove le cause che impediscono un normale processo di apprendimento, anzi il più delle volte crea delle vere barriere e impedisce a molti ragazzi di avvicinarsi alla conoscenza e alla cultura.Se non riusciamo a fermare questa deriva contenutistica oggi imperante, e di cui i libri di testo ne sono esplicita testimonianza, gli studenti fin dalla prima media sono in pericolo e potrebbero subire un’azione psicologica deterrente che li demotiverà senza più favorire quell’ individuale processo di apprendimento che noi tutti auspichiamo.

Posso sbagliarmi ma penso che molti dei testi scolastici rovesciano addosso ai nostri figli una sovrabbondanza di conoscenze che loro non sono ancora in grado di assimilare e che, pertanto, potrebbe provocare una intima e pericolosa disaffezione allo studio, in quanto la mente di un undicenne, di un dodicenne, non è assolutamente in grado di assorbire una così vasta mole di informazioni.

Se a questo poi si aggiunge un sistema orario ottocentesco al quale il Ministero non osa ancora avvicinarsi per operare una vera riforma, il quadro diventa veramente problematico.

Anche perché è ormai accertato che i tempi di apprendimento non sono tempi orari, ma tempi lunghi nei quali l’alunno può e deve sostare senza essere disturbato dal suono della campanella che segnala la fine dell’ora scolastica, per dar spazio a una nuova disciplina.
E invece l’alunno, oggi, viene ancora costretto, al suono della campanella, a mettere in cartella la matematica, girare pagina e passare alla grammatica, poi alle scienze, poi alla musica ecc.ecc.

Un vero balletto che vanifica l’assimilazione dei contenuti ricevuti, in un frazionamento rapsodico che è una delle cause principali di molti disadattamenti scolastici. Prevale la falsa idea di una scuola che impone dall’alto e non di una scuola a servizio di ogni alunno, dal primo all’ultimo, che tenga conto della grande varietà delle intelligenze (sono circa dieci le diverse intelligenze che i nostri alunni presentano) e dei diversi ritmi di apprendimento.

Purtroppo ancora persiste il sistema gentiliano che imponeva agli alunni di uniformarsi alle richieste della scuola e non si tiene ancora conto delle ultime scoperte della “psicologia dell’educazione” relativa a un ragazzo nell’età evolutiva.Sì, penso che i nostri ragazzi sono seriamente in pericolo, nel senso che possono provare sfiducia nelle loro potenzialità, sentirsi incapaci di affrontare l’esperienza scolastica così come si presenta oggi e, in tal modo, non riusciranno a sviluppare quelle reali capacità dell’intelletto necessarie per affrontare un domani gli studi superiori.

Sta infatti crescendo spaventosamente la curva degli abbandoni scolastici anche al Nord dove prima accadeva raramente.

Va ricordato, per chi lo avesse dimenticato, che i contenuti delle singole materie non sono il fine della scuola dell’obbligo, ma solo strumenti necessari per lo sviluppo delle capacità intellettive. Di conseguenza, alla fine di un percorso scolastico non si dovrà valutare la quantità di conoscenze acquisite, ma lo sviluppo delle singole capacità, quali la volontà, lo sviluppo del pensiero logico, l’osservazione, l’analisi, la sintesi, il coordinamento, la creatività, l’uso corretto del proprio corpo ed altro ancora.

Fortunatamente ci sono scuole statali pedagogicamente avanzate che considerano le proposte ministeriali puramente indicative, adeguano i programmi alle reali condizioni della classe e svolgono nei primi mesi un grande lavoro di accoglienza e di conoscenza dei singoli alunni creando gruppi di lavoro, lavorando intorno ad unità didattiche ben definite, istituendo veri e propri laboratori formativi di grande interesse e presa tra gli alunni.
Significative in tal senso le scuole che applicano il metodo didattico di Maria Montessori dove i testi vengono in parte creati con gli alunni e nelle classi si realizzano esperienze creative e di autentico apprendimento senza appesantire molto il tempo post scuola, nel convincimento che il lavoro fondamentale deve essere svolto tutto in classe, alla presenza del docente, lasciando a casa solo qualche processo avviato e non concluso.

Cosa fare quando tutto ciò non avviene e ci rendiamo conto che i ragazzi vivono serie difficoltà con grosse disaffezioni per lo studio?

Occorre mettersi insieme agli altri genitori che vivono le stesse problematiche , andare dal preside dell’Istituto e chiedere un adeguamento del programma alle reali possibilità dei ragazzi, perché la scuola media dell’obbligo resta una scuola per tutti e a misura di ciascuno. E la Scuola non può non ascoltare la voce e il parere delle famiglie.

*autore del libro “Signurì Signurì tra gli scolari della Napoli che non conta” e del libro” I ragazzi non sanno odiare”.

 

Ph : Freepik

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