Lo scrittore della settimana.Rubrica ideata e curata da Paola Francesca Moretti 

Come si riconosce un italiano Doc? Beh, non solo come buona forchetta ma anche e soprattutto come amante del calcio. Tifoso? Ma no! O meglio non solo. Un vero e proprio calciatore il nostro Pier Paolino. Addirittura gli avevano appioppato il soprannome di “Stukas” per le sue irruzioni sulla fascia sinistra. Giusto, quasi dimenticavo, lo scrittore è da inserirsi nell’elenco dei fondatori della nazionale attori. Mentre studiava presso l’università bolognese, Pasolini scrisse: “Lo sport è veramente la mia pura, continua, spontanea consolazione” a testimonianza di una delle sue più grandi passioni.

Chissà come, tra una partita di calcio e la registrazione di un film, si ficcano al centro gli ermellini. Nella sua non longeva ma intensa vita, questo mostro sacro della cultura italiana non si è fatto mancare proprio nulla, in particolare denunce e querele in produzione industriale. D’altronde Pasolini con il suo singolare modo di essere e di pensare ha suscitato non poco scalpore nell’Italia bacchettona a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta.

Alla lista dei fedelissimi seguaci pasoliniani oltre critici d’arte, storici e comuni mortali, non si possono non citare i giudici. Quest’ultimi si possono considerare dei veri fanstalker. L’ostilità dimostrata nei confronti delle opere letterarie e cinematografiche ha il retrogusto amaro del patologico. Niente meno si scomodò la Presidenza del Consiglio dei ministri che avviò un’azione giudiziaria verso il romanzo Ragazzi di vita per contenuti osceni. Mica finisce qui, la lista dei lavori di Pasolini che si beccarono una denuncia è lunga, dunque mettetevi comodi per la lettura.

Il film, Mamma Roma, proiettato alla XXIII Mostra del cinema di Venezia venne denunciato per offesa al comune senso della morale. Simile sorte toccò a La Ricotta, la procura di Roma emise un mandato di sequestro della pellicola per vilipendio alla religione di Stato. Non vennero risparmiati nemmeno Teorema, Decameron, I racconti di Canterbury, Il fiore della Mille e una notte, Salò o le centoventi giornate di Sodoma. L’accusa? Pressoché la stessa per tutte le opere, così pure la sentenza, assoluzione piena “perché il fatto non costituisce reato”. Allora, gli ermellini dove puntavano?

A condannare i contenuti o l’autore?
Certo lui ha vissuto un’esistenza al di sopra delle righe, non si è risparmiato proprio nulla, e ci è andato pesante anche come regista. Le sue opere, precisamente quelle filmiche hanno turbato non poco gli animi dei borghesi perbenisti che tentavano la loro arrampicata sociale in un’Italia che aveva saputo apprezzare il boom economico. I moralisti dell’epoca gridavano allo scandalo, e Pasolini aveva scandalizzato, tirando dentro proprio tutti: sostenitori del comunismo e del fascismo, democristiani, non tralasciò di presentare il conto anche ai cattolici. Per non parlare, poi, dei promotori dell’aborto.

E, già, secondo le vedute futuristiche del giornalista, la legalizzazione dell’aborto avrebbe portato diritto alla mutazione del sesso in un atto prestabilito, una sorta di vezzo a uso e consumo di gente ormai omologata.

Cos’era il giornalismo per Pasolini?

Pier Paolo Pasolini: regista, poeta, scrittore…pure giornalista? Ebbene, sì. E che giornalista! Vuoi vedere che, magari, è proprio stato il suo mestiere di cronista a trascinarlo nella tomba?
E, se, il lato curioso del giornalista avesse preso il sopravvento facendogli ficcare non solo il naso ma occhi, orecchie e bocca dove non avrebbe dovuto? Qualche, non ben identificato – ma sull’identificazione è un discorso da stabilire – individuo non voleva che il suo vaso di pandora venisse scoperchiato, rivelando, così, altarini scomodi? E, se, con la sua opera incompiuta, Petrolio, un titolo che si presterebbe a diverse interpretazioni, Pasolini avesse firmato la sua condanna a morte? Secondo i cronisti dell’epoca, lo scrittore sarebbe entrato in possesso di alcuni documenti che ipotizzavano il coinvolgimento di Eugenio Cefis come il mandante dell’assassinio dell’ex presidente dell’Eni, Enrico Mattei.

Pasolini era pronto a far cadere qualche illustre testa? Si naviga nel mare magnum delle suggestioni, però, l’Appunto 21 di Petrolio, dal titolo “Lampi sull’Eni”, è di fatto rimasto un capitolo appeso.

 

Ph : Wikipedia

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