Se in finale compare una Parthenope invecchiata e “risolta”, l’intero film è proustianamente all’ombra delle fanciulle in fiore. E i personaggi, gli eventi che incontra, che scandiscono il ritratto contraddittorio di una città con la sua miseria e nobiltà, sono come le figurine del presepe napoletano: non quelle ordinarie bensì gli “ospiti” extra, che variano di anno in anno secondo l’attualità. C’è la statuina del Grande Scrittore in sbronza perpetua, Gary Oldman che impersona John Cheever, autore-culto della ragazza sirena. C’è il mitico Comandante Lauro, quello che ti passava la scarpa numero due se votavi bene. C’è il Boss camorrista che porta la Bella all’umiliante spettacolo del coito pubblico tra i rampolli di due “famiglie” in fusione. C’è il Vescovo Beppe Lanzetta che masturba Parhenope nuda sotto gli ori di San Gennaro: “Né provocatorio né trasgressivo”, secondo il regista. Isabella Ferrari insegna recitazione, ma un velo fitto nasconde gli sfregi da lifting.
Parthenope cresce divisa tra due amori inscindibili, Sandrino (Dario Alta) e Raimondo (Daniele Rienzo), suo fratello. Ma c’è un tabù insuperabile tra Raimondo e il suo oggetto del desiderio: finirà suicida. La statuina più irresistibile è Luisa Ranieri, addobbata come Sofia Loren, con i boccoli (finti) di Sofia Loren e gli occhiali di Sofia Loren. “Non è la Loren”, assicura Sorrentino. Che le mette in bocca un’invettiva fuori copione: “Il problema siete voi napoletani. Siete depressi e non lo sapete. Siete poveri, vigliacchi, piagnucoloni, arretrati, e sempre pronti a dare la colpa a qualcun altro. Io me ne torno al Nord: Io mi sono salvata, ma voi no: siete morti”.
Ma Parthenope non è solo un magnifico involucro, studia antropologia con profitto. E sceglierà nella vita l’insegnamento, circondata dal solo affetto dei propri studenti. Il suo prof. di gioventù, Silvio Orlando, incarna il perno forte, disincantato, della cultura e del pensiero napoletano. Le spiega che l’antropologia, nella sua essenza, è “vedere”, e che vedere è difficilissimo, “perché è l’ultima cosa che si impara”. Solo quando è certo che la sua allieva abbia imparato a “vedere”, la introduce presso il suo amatissimo figlio, un freak gigante, mostruoso e gentile “fatto di acqua e di sale, come il mare”. E lei dice: “È bellissimo”.
Ed io all’uscita ho mormorato a me stesso: “il cinema è davvero bellissimo perché non solo ti mostra, ma ti fa vedere”.