Di Maria Angela Amato

Nell’anno della grande mobilitazione giovanile guidata da Greta Thunberg, nel 2019, in Italia si verificarono 157 eventi climatici estremi con 42 vittime, in crescita rispetto ai 148 del 2018, con 32 vittime. Richiesta nel maggio 2023, si è giunti all’Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta monocamerale, su iniziativa di otto deputati.
Per il 2019 furono quantificati i danni di nubifragi, ma anche di siccità e ondate di calore intense e prolungate: in Italia 85 gli allagamenti, 5 frane e 16 esondazioni fluviali per piogge intense, 54 trombe d’aria (41nel 2018). Gli eventi estremi, da più voci, sono stati correlati al riscaldamento globale, per lo più di origine antropica. L’Organizzazione Meteorologica Mondiale dell’ONU WMO collocò il 2019 al secondo posto nella classifica degli anni da record per il caldo. L’Agenzia Americana per Oceani ed Atmosfera (NOAA) dichiarò che il mese di luglio era stato il più caldo negli ultimi 140 anni con una temperatura media globale di 0,95° gradi al di sopra della media storica. Anche in Italia il mese di ottobre fu il più caldo dal 1800, secondo solo al 2001.

Nel 2023, in aumento del 22% rispetto al 2022, sono stati registrati in Italia 378 eventi climatici estremi con 11 miliardi di euro di danni solo per le due alluvioni in Toscana ed Emilia Romagna, 31 vittime in totale. Nel 2024 da più fonti il numero degli eventi in Italia è in notevole aumento, ma accade ovunque nel mondo, anche senza il preavviso delle istituzioni e delle allerte meteo.

In Italia “Gli eventi calamitosi verificatisi dall’anno 2019” hanno indotto ad istituire una “Commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico del territorio italiano, sull’attuazione delle norme di prevenzione e sicurezza e sugli interventi di emergenza e i ricostruzione“.

Nel maggio 2023, otto deputati, osservavano che il lavoro delle autorità di bacino, dell’ISPRA e del Servizio nazionale della protezione civile rendono possibile la quantificazione del rischio idrogeologico di un territorio, ma non sempre si ha la consapevolezza del grado di rischio sismico dei luoghi. Pertanto richiesero l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta, con tale motivazione: l’analisi delle conseguenze della combinazione dei due elementi di rischio idrogeologico e sismico.
Affermavano infatti che occorre prendere atto della situazione di molti degli oltre ottomila comuni italiani, nei quali sono presenti contestualmente il rischio sismico, il rischio di frana, il rischio di alluvione, un’elevata impermeabilizzazione dei suoli. Nella proposta l’analisi doveva partire dagli eventi verificatisi dall’anno 2009.

Gli ultimi dati dell’ISPRA riportati: “è soggetto al rischio di alluvioni l’11,5 per cento della popolazione nazionale, quasi 7 milioni di cittadini italiani e l’11,8 per cento delle famiglie, il 13,4 per cento delle industrie e dei servizi, il 16,5 per cento dei beni culturali, il 10,7 per cento degli edifici, pubblici o residenziali. Sono 1,3 milioni, invece, gli individui che vivono in aree esposte al rischio di frane. Il 18,4 per cento della superficie nazionale è censito nelle classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni, mentre 841 chilometri di litorale sono soggetti al rischio di erosione, circa il 18 per cento delle coste basse. Se sommiamo il rischio di frane, il pericolo di alluvioni e l’erosione delle coste, ben il 93,9 per cento dei comuni italiani è catalogato nelle aree esposte a rischio”.

La Commissione parlamentare monocamerale di inchiesta, istituita con Delibera della Camera dei Deputati del 22 ottobre scorso, pubblicata sull’ultimo numero della GURI, si occuperà quindi di rischio idrogeologico e sismico sul territorio Italiano. Pertanto approfondirà eventi e fenomeni connessi alle alluvioni, alle inondazioni conseguenti e analizzerà anche agli eventi sismici del periodo a partire dall’anno 2019. Saranno indagati lo stato attuale della ricostruzione con tutte le implicazioni, principalmente economiche, ma anche sociali e demografiche, il fine è quello di individuare gli strumenti per pervenire ad una efficace prevenzione dei danni sismici e idrogeologici.

La Commissione, composta da venti deputati, nominati dal Presidente della Camera dei deputati, in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari, in modo da assicurare un rappresentante per ciascun gruppo, può procedere alle indagini con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità’ giudiziaria. La spesa per il funzionamento della Commissione ha il limite di 50mila euro l’anno, a carico del bilancio interno della Camera.

Il compito assegnato è anche quello di individuare le eventuali responsabilità, nel caso sia accertata una carente attuazione dell’attività di prevenzione e di messa in sicurezza del territorio. Sarà oggetto di studio, in ogni evento, la gestione dell’emergenza, della successiva ricostruzione, per individuare eventuali ostacoli alla piena operatività’ degli organi amministrativi e tecnici nella gestione del rischio e nel successivo risanamento. Si dovrà effettuare una ricognizione completa delle risorse attualmente disponibili per la difesa del territorio e per le connesse infrastrutture.

Nella richiesta del maggio 2023 veniva sottolineata la necessità di un’attività specifica e interamente focalizzata sulle problematiche, per una ricognizione sugli eventi passati, ma anche sulla situazione presente, uno studio sulla congruità degli strumenti normativi attualmente cogenti e, di conseguenza, sui possibili indirizzi per il futuro.
Si evidenziava che non si intendeva porre in essere un’attività «inquisitoria», escludendo così speculazioni politiche su temi così drammatici, l’obiettivo era quello di stimolare lo spirito di coesione, ponendosi uno scopo comune: la ricerca di efficaci politiche e strumenti di prevenzione, curando solo i bisogni delle popolazioni colpite da eventi catastrofici.

I fenomeni da approfondire e comprendere sono complessi e interconnessi, per individuare pratiche e norme oggettivamente efficaci, occorre escludere quelle rivelatesi eventualmente inadeguate nella gestione globale degli eventi, quindi è cruciale riuscire ad inquadrare gli interventi in un ambito più ampio e multidisciplinare come quello di una Commissione adeguatamente rappresentativa di più parti.

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