Buongiorno a tutti. Non credo che a qualcuno siano mancate le mie opinioni in questo lungo periodo, ma sono intensamente occupato a scrivere un libro autobiografico dal titolo “HA SCRITTO UN LIBRO ANCHE SALVINI”.
Sono allibito perché, anche se si dimena dietro le consolle delle discoteche o al karaoke, l’oramai l’ex ragazzo con l’orecchino è un signore di 51 anni e un ministro della Repubblica. Sembrava avesse trovato una sua missione nella vita, controllare i flussi migratori dalle varie postazioni predisposte all’uopo dai naturalisti, qualcuno lo ha avvisato, con una busta verde, che non si tratta di volatili (guai chiamarli uccelli innominabili secondo la dottrina “vannacciana” ad esclusione delle passere) ma di uomini, donne e bambini, bianchi, neri gialli o rossi, esattamente come noi.
Soffrono la fame, la sete, le guerre, le malattie e cercano un condizione migliore per se e per la propria famiglia, così come ha fatto mia nonna durante la seconda guerra mondiale per sfuggire ai nazisti. Lei è stata accolta assieme a mia madre e ai miei fratelli, qualcuno ha condiviso quel poco che c’era allora e ha permesso loro di vivere sino al ritorno dalla resistenza di mio padre. Il mio non è moralismo. Un ministro, uno statista con un minimo di intelligenza dovrebbe comprendere che nessuno riuscirà a fermare questa migrazione epocale. A fine anni ’80 Gianni De Michelis, aveva previsto ciò che allora era agli albori e mi aveva confidato “caro Fiorenzo bisogna iniziare a studiare la gestione di un flusso migratorio sempre più massiccio e trasformarlo in un fattore positivo, stante che non sarà confinabile con nessun mezzo”.
Certo per il nostro ex ragazzo con l’orecchino era il paradiso, la pancia del popolo era con lui, ogni male veniva (e viene) ricondotto a questo nemico che ci invade. Di gestione del problema che parte dalla selezione all’arrivo, all’integrazione e alle esigenze di richiesta di manodopera da industria e agricoltura non se ne parla. Troppo difficile e poi senza un nemico da richiamare ad ogni comizio, ad ogni intervento pubblico, per prendere i voti bisognerebbe saper fare qualcosa. C’era poi lo scarica barile su Piantedosi, tutta colpa sua, quindi niente penitenze, ma qualcuno compreso il vantaggio elettorale, a dirigere il traffico ai confini ha messo direttamente Piantedosi. Al grande scrittore hanno messo in mano i cantieri (!!!) e quindi un via vai con la macchina da mane a sera a controllare queste opere, ovviamente con pausa selfie e post.
Nel caso però non si tratta di tenere a mollo o a secco un certo numero di poveracci per difendere i confini nazionali dalla sfiga di chi è inseguito da fame e disgrazia, ma bisogna capirne qualcosa. Bisogna capire di gare d’appalto, appalti, subappalti, come si svolge un cantiere, come è legata un’impresa edile a queste pratiche burocratiche, ecc.. Tutto è stato risolto nel modo più semplice possibile: liberi tutti. Perché studiare centinaia di pagine per tentare di risolvere un problema complesso. Basta cancellare il problema. Certo i subappalti si moltiplicano, ma nessuno li misura, la qualità dei lavori rischia di andare a mignotte, le gare sotto una certa soglia non si fanno, ma siamo in un paese di santi, il calendario è pieno e quindi certamente nessuno ne approfitta e i prezzi sono senza dubbio i migliori. Rasato al suolo il codice appalti però è rimasto senza lavoro e qui esce la fierezza e l’inventiva dell’uomo di stato che è: il ponte.
A Carosello c’era la “gomma del ponte”, ora c’è “l’uomo del ponte”, l’opera omnia, la raccolta del niente in un unico miraggio. Un ponte mastodontico, circondato da ferrovie fatiscenti, strade sinistrate, viadotti cadenti, piazzole di servizio nelle autostrade che sembrano discariche, gallerie nero fuliggine. Andare e guardare per credere. Naturalmente sui suoi post quotidiani parla di tutto, fa anche l’opposizione al governo di cui fa parte, della lotta ai migranti è divenuto un martire, l’eroe salva confini, che fa pure rima con Salvini. Tutti questi capolavori, che comunque gli assicurano un bottino elettorale superiore all’otto percento, sono stati meritevoli di essere pubblicati in un libro, con tanto di integrazione in corso d’opera con le ultime epiche gesta. Da questa luminosa cometa con la coda a forma di rosario è arrivata l’ispirazione per scrivere un libro autobiografico che, “umiltà virtù dimenticata”, si titolerà “Ha scritto un libro anche Salvini”, sottotitolo: Storie non degne di nota. Spero vivamente che non debba avere un degno seguito con un secondo volume con titolo “Ha scritto un libro anche Lollobrigida” sottotitolo: Storie di un ex marito di una parente e chissenefrega.
*Fiorenzo Da Ros, manager, amministratore delegato di aziende internazionali, cofondatore di Interbau Rete di Impresa, esperto di appalti pubblici italiani ed esteri. Appassionato di ambiente ha promosso i primi impianti fotovoltaici LED sin dal 2004. Nel tempo libero coltiva la passione politica (socialista da sempre e per sempre), per la scrittura ironica e per il nuoto.
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